Adolescenti e comportamenti a rischio: riflessioni sulla cronaca di due sedicenni

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Dr.ssa Giselle Ferretti Psicologo, Psicoterapeuta

La città marchigiana in cui vivo, Fermo (Fm), è stata funestata in pochi giorni (20 e 26 agosto 2013) da episodi che hanno visto coinvolti due ragazzi di 16 anni: Riccardo è affogato in mare dopo essere uscito in mare di notte con il pedalò, G. lotta tra la vita e la morte per i traumi riportati cadendo dal cornicione di una casa su cui, sembra, stesse praticando il parkour.

Le notizie hanno suscitato sgomento, stupore, incredulità e  molti commenti relativi ai valori che permeano gli adolescenti di oggi, al modo di divertirsi e di infrangere le regole, proprie di questa età:

“Cos’hanno in testa i giovani di oggi?”

“Ai miei tempi ci si divertiva diversamente.”

“Non sanno più cosa inventarsi.”

Emotivamente ci si può solo stringere attorno al dolore impronunciabile delle famiglie, socialmente si può dissentire e fare riflessioni, ma evitando generalizzazioni e cercando di andare oltre l’apparenza.

Io credo che l’intimo degli adolescenti di oggi sia identico a quello di una volta. E’ diversa la cultura, sono diverse le situazioni personali e familiari, ma i bisogni sottostanti sono gli stessi di sempre: il distacco dalla famiglia, la costruzione dell’identità, il passaggio dall'infanzia all'età adulta.

A mio avviso, gli adolescenti  sopra citati si sono messi alla prova con pratiche trasgressive e pericolose, rispondendo a precise dinamiche psicologiche e sociali, come fanno tutti i ragazzini di quell’età.

Ma non hanno superato la prova.

E’ risaputo: l’adolescenza è quel periodo della crescita in cui si verificano cambiamenti fisici, psicologici, relazionali. Questi mutamenti non avvengono in modo lineare, ma con tensioni e rotture che scuotono un equilibrio precedente per crearne uno nuovo.

Questi terremoti interiori e relazionali avvengono non senza rischi e pericoli. I rischi di cui si parla quando si tratta di giovani adolescenti, riguardano quasi esclusivamente il fumo, le droghe e l’alcool, ma non si parla di condotte pericolose più subdole e parimenti pericolose: tutto ciò che comporta il rasentare o superare il limite. I due fatti di cronaca ne sono un esempio sufficiente. Andare in barca di notte, in sé, non è pericoloso. Lo diventa se si prende un’imbarcazione senza permesso, senza accertarsi delle condizioni di sicurezza, in condizioni fisiche alterate dall’alcool e senza saper nuotare. Il parkour è uno sport come un altro, come tale va praticato allenandosi e seguendo norme e regole.

 

Perché i giovani adolescenti amano il rischio?

Ci sono ragioni biologiche, psicologiche e sociali.

Da un punto di vista biologico non è ancora terminato lo sviluppo dei circuiti neurali frontali necessari al controllo degli impulsi, alla regolazione delle emozioni e alla consapevolezza delle conseguenze delle proprie azioni.

Dal punto di vista psicologico vengono assolte diverse funzioni:

Affermare la propria autonomia: esprime  la necessità di svincolarsi dalla condizione di dipendenza dai genitori per costruirsi un’identità di adulto, che prende le proprie decisioni da solo, senza permesso.

“Mi imbatto in questa avventura anche se so che non sarebbe il caso perché i miei mi considerano ancora un bambino: dimostrerò il contrario, con la testimonianza dei miei amici.”

Differenziazione  e identificazione: comunica l’esigenza di differenziarsi dagli adulti significativi, identificandosi come un individuo dotato di particolari caratteristiche.

“Io so fare questa cosa, tu, genitore, neanche lo sospetteresti.”

Sperimentazione di sé: si manifesta l’adozione di nuovi comportamenti per mettersi alla prova.

Trasgressione e superamento dei limiti: la trasgressione alle regole del mondo adulto serve per aderire a regole più consone alle proprie esigenze, per dimostrare la propria capacità di decisione.

“Mamma, papà e la società non accettano questa cosa, io dimostro che si può fare e non succede nulla di grave.”

Ma anche:

“Se lo fanno mamma e papà e la società, perché non posso farlo io?”

Ricerca di nuove sensazioni: è una esigenza normale e naturale dell’essere umano, ma particolarmente diffusa nella cultura odierna, usa e getta, dove si esalta ogni sperimentazione del nuovo, senza limite e spesso senza vivere appieno e svuotando di significato le esperienze.

Percezione del controllo: la necessità di superare il limite serve per dimostrare a se stessi e agli altri che la novità non spaventa e che si è in grado di controllare le proprie azioni senza il bisogno dell’adulto, senza lasciarsi travolgere.

Fuga dai problemi: frequentemente si mettono in atto di strategie che consentono di far fronte in modo più o meno adattivo alle difficoltà e a problemi personali e relazionali. Ovvero, si sposta il dolore per una situazione di vita da un luogo (famiglia, scuola, relazioni) ad un altro (pratica pericolosa).

Da un punto di vista sociale invece, possiamo affermare che la cultura odierna del mondo occidentale è molto più permissiva: se i limiti sono più blandi, per trasgredire è necessario “alzare il tiro”.

Comunque va ricordato che ogni condotta dell’adolescente è un mix di fattori individuali, familiari, sociali, soggettivi in misura variabile e non sempre immediatamente identificabili o districabili.

 

DALLA PARTE DEI GENITORI

“Posso evitare che i miei figli si caccino nei guai?”  

No. La risposta è secca. Nessuna famiglia è immune. Non è possibile che gli adolescenti non incontrino situazioni di pericolo. Spesso le cercano attivamente per i motivi sopra citati. I genitori devono accettare che la crescita si esprima anche con queste modalità. Quello che possono fare è insegnare il senso del limite, alternando fermezza e dolcezza. Fornire regole, ma che abbiano eccezioni, limitare, ma lasciare la possibilità di esplorare il mondo circostante con fiducia. Trasmettere che, qualunque cosa accada, loro ci sono e i figli non perderanno il loro amore. E accettare che i figli sono individui separati e distinti da sé, dalle proprie aspettative, perfettamente in grado di prendere decisioni autonome.

Dalla nascita e nel corso di tutto il loro percorso di crescita.

https://www.medicitalia.itL-autostima-e-i-bambini-riflessioni-per-i-genitori

Troppa severità paralizza i ragazzi, i quali potrebbero scegliere atti molto dimostrativi e pericolosi per affermare la propria unicità.

Troppa permissività potrebbe sfociare in atti estremi che hanno lo scopo di attirare l’attenzione e di gridare “Riesci a fermarmi? A mettermi un limite?”.

 

DALLA PARTE DEGLI ADOLESCENTI

Nei giornali dove sono riportate le notizie, sono presenti i commenti di persone adulte, ma poco o niente le riflessioni dei ragazzi della stessa età.  Invito i ragazzi che stanno leggendo questo articolo a condividere il proprio contributo, ad intervenire in un dibattito riportando i propri pensieri, riflessioni, dubbi  in merito all’accaduto e riguardo a quello che si dice e si scrive di loro.  

 

Data pubblicazione: 28 agosto 2013

13 commenti

#1
Foto profilo Dr. Alessandro Raggi
Dr. Alessandro Raggi

L'articolo merita realmente di essere diffuso tra gli adolescenti come tra i genitori. Complimenti.

#3
Foto profilo Dr.ssa Angela Pileci
Dr.ssa Angela Pileci

Ciao Giselle! E' davvero un articolo interessante e utile per ragazzi, genitori, educatori. Brava!

#4
Foto profilo Dr.ssa Giselle Ferretti
Dr.ssa Giselle Ferretti

Davvero grazie Angela, è un onore avere riscontri positivi da colleghi che stimo. ;-)

#5
Foto profilo Utente 219XXX
Utente 219XXX

Ecco un utile articolo che offre delle preziose indicazioni sull'adolescenza. :)

#6
Foto profilo Dr.ssa Giselle Ferretti
Dr.ssa Giselle Ferretti

Gentile utente, grazie! Lei è un genitore, un educatore o un adolescente?

#7
Foto profilo Utente 219XXX
Utente 219XXX

Di niente. Sono un educatore.

#9
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Dr. Antonio Vita

Brava Giselle.
Ti leggo soltanto oggi perché sono appena tornato da una breve periodo di riposo (ieri). Avevo staccato tutto con la realtà virtuale.
Brava.

#10
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Dr. Enrico Borrelli

Anch'io faccio i complimenti all'Autrice dell'articolo che mette ben in evidenza la psicologia dell'adolescente.Mi permetto di far rilevare che le situazioni rischiose gli adolescenti le hanno sempre cercate e le cercheranno. E' un modo per confrontarsi con se stessi e con gli altri. Solo che non sempre le cose vanno come si pensa , soprattutto quando si supera il limite in situazioni che poi hanno conclusioni tragiche.Io ho seguito una regola: fare quello che si ha in mente e pensare che quello che conta di più è poterlo poi raccontare!

#11
Foto profilo Utente 372XXX
Utente 372XXX

Buongiorno Dott.ssa, mi permetto di dirle che leggendo questo articolo ho ritrovato un sacco di punti comuni che descrivono il "problema" che sto attualmente vivendo anche se non in modo diretto. Centrato tutti i bersagli!!! Le chiedo un'opinione in merito ad una situazione che sta vivendo il mio ragazzo. Lui è separato con una figlia di 16 anni che vive con lui, una separazione difficile e una madre che si disinteressa completamente della figlia e che piu' volte le ha detto di "non averla mai voluta". Detto questo i comportamenti di questa ragazzina da qualche mese a questa parte stanno minacciando il mio equilibrio personale con lui...Per riassumere i punti
- è stata sospesa a scuola 5 g per ritardi continui e comportamenti poco rispettosi a scuola
- rientra spesso il sabato sera tardissimo dalla discoteca ( alle 7-8 di mattina della domenica) senza pensare all'ansia che crea ai genitori
- fuma e ha provato anche spinelli
- quando non le viene dato quello che vuole risponde a "duistanza di naso" a suo padre quasi sfidandolo
- ha già avuto il suo primo rapporto senza dire nulla al padre che pensava non fosse vero...fino alla prima visita ginecologica
Ci sarebbero molto altri punti, ma il problema è che poi lei parla con il padre, si finisce tutto con un bel pianto e una promessa di "cambiero'" quando alla fine non cambia nulla....Io non vivo con lui e non me la sento vista la situazione delicata ma non so nemmeno come fare per dare dei consigli da "adulta" e come vivere io la storia con lui senza crearmi ansie. Quando finirà questo periodo? C'è una possibilità che possa sul serio maturare?

#12
Foto profilo Dr.ssa Giselle Ferretti
Dr.ssa Giselle Ferretti

Gentile utente,
il rapporto tra una adolescente ed il proprio padre è spesso ben complesso e complicato, tanto più se i genitori sono separati. E' difficile rispondere alle sue domande: la conflittualità dovrebbe essere di passaggio e come preludio ad una crescita individuale e del rapporto, ma dire tempi e modi non è possibile a priori, perché non conosco i diretti interessati e perché la richiesta viene da una terza persona implicata indirettamente, ma a pieno titolo, nella situazione.
Se la sua domanda è "Come posso aiutare il mio compagno a gestire il rapporto con sua figlia?" il suggerimento è quello di invitare lui a sentire il parere di un terapeuta.

Se la sua domanda implicita è "Miglioreranno i loro rapporti cosicché possa vivere serenamente il mio amore?" il mio invito è quello di rivolgersi lei ad uno psicologo per avere un quadro del legame che vi unisce e per capire bene le aspettative che ha sulla sua relazione con il suo compagno.

Cordiali saluti

#13
Foto profilo Utente 372XXX
Utente 372XXX

Dott.ssa grazie per la risposta. La situazione è molto difficile da spiegare a parole. Io sono una persona "esterna" che ha provato a cercare un dialogo con lei ma che dopo le ultime "cavolate" adolescenziali che la ragazza ha fatto, portando anche suo padre all'esasperazione, mi hanno portato ad allontanarmi da lei e a non cercare piu i l dialogo. Le cose da parte mia si sono sicuramente modificate, avendo una conseguenza non felice sul rapporto con il mio compagno...Lui e la ragazza sono già stati da una psicologa che ha consigliato loro di proseguire una terapia e che il suo dolore è profondo e per molto legato all'abbandono della madre. Forse una persona esterna e non madre, come me, ha difficoltà a capire il rapporto delicato tra un padre separato e sua figlia di 16 anni. La mia domanda, forse ha ragione lei, avrebbe bisogno di una sfera di cristallo....a volte io mi trovo in mezzo a dare consigli da figura "femminile" a lui per aiutare la figlia, ma poi alla fine lui prende altre strade che pero' finora non hanno portato a un grann miglioramento del comportamento della figlia....Grazie comunque saluti

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