Anoressia e Autismo: prove scientifiche dei tratti comuni

alessandro.raggi
Dr. Alessandro Raggi Psicologo, Psicoterapeuta

Il Dipartimento di Psichiatria dell'Università di Cambridge, attraverso il proprio Centro di Ricerca sull'Autismo (Autism Research Center) ha pubblicato a fine luglio del 2013 i risultati di uno studio, particolarmente interessante, condotto dall'equipe diretta dal Prof. Simon Baron-Choen, già docente di psicopatologia dello sviluppo presso lo stesso istituto e noto studioso dell'autismo.

Secondo lo studio del Prof. Baron-Choen, è stato dimostrato che le ragazze anoressiche presentano dei tratti comportamentali in comune con le persone affette da sindrome autistica.

In realtà i clinici che si occupano di anoressia già sapevano bene quanto fossero radicati nel comportamento anoressico tratti come: rigidità, mancanza di empatia, tendenza all'isolamento, attenzione eccessiva ai particolari. Ciò che appare nuovo, è il fatto che vi siano finalmente le prove scientifiche dell'intuizione clinica di molti terapeuti, il che li incoraggerà a proseguire su questa strada sia per quanto riguarda la diagnosi che nel trattamento dell'anoressia.

La ricerca è stata condotta su un campione particolarmente rappresentativo composto da circa 1.600 adolescenti di età compresa tra i 12 e i 18 anni.

Un'altro elemento rilevante emerso dallo studio riguarda la sostanziale differenza nel tratto di manifestazione dei comportamenti anoressici, in quanto sembrano emergere due "stili" di comportamento prevalenti (tra i tratti in comune con l'autismo) tra le pazienti anoressiche: uno tendente all'isolamento affettivo e all'auto-centratura cognitiva, l'altro più incline allo sviluppo di tendenze e pensieri di tipo ossessivo. Anche questi dati potranno contribuire ad indirizzare il lavoro dei terapeuti che trattano questo disagio.

Fonti:

www.molecularautism.com

Pubblicazione: Molecular Autism, 2013 

 

 

Data pubblicazione: 07 agosto 2013

18 commenti

#2
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Dr. Alessandro Raggi

Mi fa piacere che ti abbia interessato. Si è un qualcosa che pensavamo già, e colpisce sempre quando la ricerca riesce a darti conferma di ipotesi ed intuizioni cliniche. Anche quando ciò non avviene, ovviamente, è comunque sempre importante.

#3
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Dr. Alessandro Scuotto

In ambito clinico è noto che l'anoressia, procurando una riduzione della massa corporea (BMI), comporta - nel sesso femminile - una variazione dell'assetto endocrino con riduzione degli estrogeni. Questa condizione diviene clinicamente evidente con l'insorgenza di amenorrea secondaria nelle pazienti anoressiche.

Il rapporto tra estrogeni e androgeni (nella femmina prodotti dal surrene) si sbilancia dunque a favore di questi ultimi.
L'autismo (e la s. di Asperger), è prevalente nella popolazione maschile - che ha naturalmente una concentrazione di androgeni elevata rispetto alle persone di sesso femminile.

Alcuni studi recenti hanno posto in correlazione una proteina presente nei neuroni, codificata da un particolare gene (RORA) - e sensibile all'azione degli estrogeni e del testosterone - con l'autismo.
http://www.scientificamerican.com/article.cfm?id=why-autism-strikes-more-boys-than-girls

Lo studio di Baron-Choen et al. potrebbe essere inquadrato "organicamente" alla luce di queste considerazioni.
E' stato un peccato che - per ammissione degli autori come limitazioni - non abbiano determinato il periodo di durata dell'anoressia nelle pazienti osservate e, soprattutto, il loro peso corporeo (ovviamente correlato all'altezza).

#4
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Dr. Alessandro Raggi

Grazie del tuo commento, mi sembra molto opportuno.

Proprio per le tue osservazioni, che hai precisato con il giusto taglio biologico, mi chiedevo infatti anche io cosa sarebbe accaduto se avessero esaminato anche o assieme un campione di soggetti anoressici di sesso maschile. Sicuramente parliamo come noto di una popolazione drasticamente inferiore, ma sarebbe stato interessante capire se e perché anche nell'anoressia maschile si sarebbero evidenziati, o meno, gli stessi risultati.

#5
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Dr.ssa Paola Dei

Gentile, ho trovato anch'io molto interessante l'articolo, ma è come se in questo studio facessero i "conti senza l'oste", come si dice in Toscana, o meglio, passando per quelle che si possono definire diagnosi descrittive generali, si basano su modelli standardizzati che non tengono conto della diagnosi differenziale e individuale.
Premettendo che l'autismo non è uno stigma ma anzi "un qualcosa" tutto da scoprire che può condurci ad ulteriori significati e significanti ed offrirci nuove possibilità di intervento, ritengo che sarebbe auspicabile che ogni disturbo avesse i suoi studi, seppur in alcuni aspetti possano esserci similitudini dovute a variabili biologiche ed altro. Di autismo a Siena si è occupato per anni un mio famoso conterraneo che è Michele Zappella, il quale ha dato dignità ed anima a chi ne è affetto, rendendo i suoi testi oltre che scientifici anche poetici!. Spesso dovremo guardare un pò di più all'autismo in questo modo per rendere i protocolli più efficaci!
E..come la mettiamo con tutto il settore della Santa Anoressia che annovera anche un'altra mia conterranea, tale Santa Caterina da Siena che trovasi in buona compagnia con Simone Weill, Antigone e Madre Teresa di Calcutta, che oltre all'empatia erano dotate di grande intelligenza e sensibilità..?
C'è molto di più di qualcosa di biologico catalogabile in serie ed in maniera descrittiva e ben lo aveva compreso Mara Selvini Palazzoli che aveva individuato come certi sintomi fossero importanti soltanto quando e se considerati accanto ad altre patologie e nella loro evoluzione clinica. Mi occupo di disturbi alimentari da moltissimi anni, ho collaborato in un progetto con Laura Dalla Ragione che a Todi ha un ottimo centro per la cura delle anoressie ed ho avuto in cura ragazze con diagnosi di "anoressia", e non è raro trovare fra queste ragazze sensibilità e capacità empatiche oltre che intelligenza, ma, (tanto per esemplificare in maniera parentetica), mentre alcune si percepivano magre ed avevano altri sintomi, altre si percepivano sovrappeso, anche quando il peso era sotto la media di molti chili e non avvertivano più la percezione di fame, sete o altro)..
La loro diversità di vissuti e la loro diversa sintomatologia deve portare necessariamente ad una indagine più approfondita che ne studia le specificità accompagnate spesso da altri disturbi.
Esistono le forme "narcisistiche" e certamente qui troviamo tutta la gamma dei sintomi che non sussistono in "anoressie" di altro tipo e non tenerne conto può ingenerare fraintendimenti e/o creare stigmi che poi conducono a percorsi di trattamento erronei....per i quali una mia amica psichiatra sostiene: "Poi arrivano da noi perché trattate in maniera non consona!"
Ci sono altre ricerche che si stanno occupando proprio del settore Sante Anoressiche e sono altrettanto rappresentativi accompagnati da nomi illustri. All'Università di Siena, Facoltà di Medicina e Chirurgia anni fa furono fatti degli studi interessantissimi in proposito ai quali parteciparono anche esponenti del mondo religioso.
Ogni ricerca porta una luce nuova, valorizzando la scoperta dell'individualità e della diagnosi personalizzata. Una grande poetessa che è stata anche Nobel per la letteratura era solita dire: Si instupidisce all'ingrosso e si rinsavisce al dettaglio.. diamo metaforicamente alle "anoressiche" la possibilità di guarire, dove possibile, al dettaglio e non di peggiorare all'ingrosso....(tenendo conto di tutte le variabili....almeno e soprattutto nella letteratura scientifica)

#6
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Dr. Alessandro Raggi

cara collega, le osservazioni che porti a mio parere sono sacrosante.

Io sono del parere, personale figurati, che la ricerca e la clinica psicoterapeutica possano trovare dei punti di contatto, ma spesso viaggiano su binari molto distanti.

Questo tipo di ricerca può contribuire alla psicoterapia? Francamente non lo so, ma sono certo che contribuirà alla ricerca (scusa la tautologia) e sicuramente ad arricchire il curriculum dei ricercatori impegnati.

Sono un convinto sostenitore della necessità di diagnosi differenziale per i DCA, così come da anni facciamo già per le tossicodipendenze la famosa "doppia diagnosi" e su questo con me sfondi una porta apertissima.

L'unica cosa che deve risultare più chiara, a mio avviso, ma credo tu abbia solo voluto fare un esempio, è l'idea che le Sante anoressiche abbiano qualcosa a che vedere con le anoressie patologiche legate a disturbi del comportamento alimentare. Santa Caterina Da Siena e Madre Teresa di Calcutta non hanno nulla - nulla - da dividere con le anoressie di cui ci occupiamo noi, questo deve essere chiarissimo all'utente che ci legge.

Un caro saluto.

#7
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Dr.ssa Paola Dei

Caro collega
mi è piaciuta molto la tua risposta e concordo pienamente. Certo le Sante citate erano prima Sante e poi Anoressiche....., anche le anoressiche narcisistiche rientrano negli esempi. Avevo risposto al tuo stimolante articolo perché ritengo che tutte le semplificazioni di fenomeni complessi possano dare origine a postulati artificiosi e riduttivi. Credo che ogni "piccola ricerca" debba essere validata con tutta la letteratura scientifica a disposizione e con la pratica clinica e successivamente rivista nel tempo anche alla luce della nosografia diagnostica. L'anoressia è un fenomeno complesso che mostra diverse modalità di espressione delle quali tenere conto. Oggi posto i risultati di un'altra ricerca del marzo 2013, recentissima, che ci fa comprendere la complessità del fenomeno.
Buon lavoro

#17
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Dr. Salvo Catania

Veramente interessante questa news !
Ammetto di essere influenzato dal carisma ed autorevolezza di tutta la scuola di Simon Baren Cohen che sull'autismo ha dedicato 35 anni di studi.

#18
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Dr. Alessandro Raggi

Grazie Salvo il tuo autorevole apprezzamento è molto gradito.
Devo dire, come evidente anche dallo scambio con la collega Paola Dei, che non è nuovo questo accostamento tra comportamenti autistici ed anoressici. La clinica psicoanalitica dell'anoressia da diversi anni ha evidenziato il tratto "autistico" delle anoressiche, così come dei tossicomani per inciso.
E' il tipo di scelta, (illusoriamente) indipendente, rifiutante, dell'anoressica che è letteralmente autistica(dall'etimo greco autos, "solo")esattamente come quello del tossicomane.
C'è da dire che fa sempre comunque piacere trovare un riscontro di evidenze cliniche in ricerche condotte con metodo sperimentale.

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