Donne, mamme, acrobate....
Del difficile ruolo di madre si è tanto parlato: dal "mestiere più difficile del mondo", ovvero, dalle responsabilità ininterrotte che si accompagnano alla crescita psichica di un figlio, alla fatica quotidiana di una donna, mamma e moglie, alla dimensione emozionante che ci lega a questo duro, ma gratificante compito di noi donne.
I media oggi, tendono a sdoganare immagini di mamme inadeguate, spesso disturbate, mamme che abbandonano i loro piccoli nei cassonetti, mamme depresse, minorenni, attempate, omicide, ambivalenti, separate, mamme inquisite ed investigate di figlie anoressiche, mamme processate ed assolte....
Mamme quasi nonne, in preda all'invecchiamento ovocitario o catturate da un nuova dimensione esistenziale per la nascita di un nuovo amore, per la capacità generativa per allentare la morsa del tempo ed altro ancora, esempi estremi, meno estremi, spesso inquieti ed inquietanti. Madri surrogate, uteri in affitto, madri omosessuali e madri senza mariti e/o compagni.
Sembra che il ruolo di madre sia sempre al centro dell'attenzione, nel mirino dei giornali e dei telegiornali con uno sguardo sempre attento ed inquisitorio, ma spesso miope, di chi decide di occuparsene, più come scoop o news, che per reale interesse sociale.
Ma quanto è difficile fare la mamma oggi?
La prosecuzione della specie, rappresenta forse il più potente programma genetico correlato al proseguimento del proprio destino biologico, alla vita che continua, l'eredità affettiva da custodire e consegnare alla prole, un istinto potente e prepotente, che accompagna noi donne durante le varie fasi della nostra vita.
La natura asseconda ed avvantaggia il desiderio sessuale, innalzando la colonnina del desiderio verso l'alto durante la fase ovulatoria favorendo il concepimento.
Nel tempo poi, sessualità e procreazione sono state disgiunte, ma i picchi di desiderio sessuale seguono un progetto primario e di fondamentale importanza legato alla prosecuzione della specie.
Le madri di oggi, più di quelle di ieri, devono fare i conti con l'acrobazia del vivere quotidiano, dalla non semplice gestione emozionale, familiare, fino alla responsabilità personale.
Facendo un escursus storico constatiamo che le madri di un tempo, erano mamme deputate all'accudimento della prole e della casa, angeli del focolare, affaccendate tra panni, pranzi e fornelli, ruoli ben precisi e chiari, con una netta scissione di competenze con il marito, dentro e fuori casa. Le donne di oggi, invece, appartengono frequentemente a "coppie/famiglie a doppia carriera" e si trovano a dover fare i conti con una "carestia cronica di tempo", un tempo da parcellizzare tra figli, marito, lavoro e se stesse....
La donna/mamma di oggi, è una "donna acrobata", una donna in perenne conflitto tra un immaginario archetipico di mamma chioccia dedita all'accudimento della prole ed una nuova immagine catatterizzata dal lavoro, carriera, formazione, coppia, educazione, crescita psico/fisica dei propri figli.
Oggi, la dimensione della maternità è spesso accompagnata da feroci sensi di colpa, che sono nutriti e sostenuti da una moderna colpevolizzazione del ruolo di madre, come se tutto fosse comportamento-materno-correlato, soprattutto il futuro equilibrio psichico del figlio.
Il padre che ruolo ha nel facilitare e supportare la dimensione della maternità?
Il ruolo del padre non è affatto opzionale, tantomeno marginale, assume un ruolo di centrale importanza sia nella coppia, che nel rapporto con i propri figli. Funge da modello identificativo, da guida, da contenimento e simbolicamente recide il cordone ombelicale prima che questo diventi asfittico.
Una coppia ben assortita sul piano emozionale, cognitivo ed empatico, avrà oltre che una dimensione coniugale felice, anche una dimensione genitoriale sincrona ed attenta alla crescita dei figli.
In questo contesto supportivo ed affettivo, la donna con il giusto sostegno ed aiuto potrà svolgere al meglio il proprio ruolo di mamma.