Il cambiamento di sesso di un coniuge (transessualismo) causa lo scioglimento del matrimonio

valeriarandone
Dr.ssa Valeria Randone Psicologo, Sessuologo

Durante lo scorso fine settimana, nell’incantevole scenario di Aci Castello, una suggestiva località bagnata dal mare siciliano, si è svolto il congresso regionale della Sia Sicilia, società italiana di andrologia.

Il congresso ha sapientemente trattato svariati temi di grande attualità:

  • Le MST, malattie sessualmente trasmissibili e, l’importanza di un’adeguata prevenzione, formazione ed informazione, mediante l’educazione sessuale ed il contatto diretto e repentino con il curante di riferimento.
  • La “gestione multidisciplinare” del paziente andrologico, con un approfondimento dell’importanza di un lavoro in team( medico di famiglia, andrologo, cardiologo, psico-sessuologo)  inerente il trattamento di problematiche riguardanti  la poliedrica sfera della sessualità.
    Si è molto stressata l’importanza ad una diagnosi precoce, cercando di non minimizzare il deficit erettivo, perché spesso “sintomo” di patologie organiche e psichiche sottostanti.
  • Nella giornata del sabato una sessione ben nutrita di relazioni, ha affrontato la complessa e delicata tematica del DIG, disturbo di identità di genere, cioè il transessualismo.

Il trans è colui o colei, che nasce appartenente ad un sesso biologico e, sin dall’infanzia, sviluppa una forte e persistente identificazione nel sesso opposto, manifestando un “desiderio imperante”, urgente e vitale,  di poter vivere nel ruolo dell’altro sesso e, soprattutto un bisogno estremo di essere riconosciuti ed accettati dalla società come appartenenti al sesso scelto.

Tale condizione, viene chiamata DIG,  detto anche disforia di genere.

Il disturbo è molto più frequente nella forma “andro-ginoide”, cioè quando il paziente nasce maschio e desidera “ transitare”verso il sesso femminile, piuttosto che “gino-androide”, anche l’intervento di rassegnazione del sesso biologico,  ha migliori garanzie di riuscita nel primo caso.
Diventa di notevole importanza, a partire dalla diagnosi a concludere all’intervento, un supporto psico-sessuologico al paziente ed un supporto psicologico, ove fosse possibile, alla famiglia del paziente.

La legge italiana, ha dato spazio ed ascolto a questa nuove realtà ed emergenza, autorizzando  lo scioglimento del matrimonio, quando uno dei due partners dichiara di avere un Dig e quindi di voler seguire la dolorosa, complessa e destabilizzante, anche e soprattutto per la coppia in cui abita,  trafila psico-fisica che porterà poi all’intervento.

Cito un passo della legge:

“La sentenza di rettifica di sesso di un coniuge legittima l’ufficio dello stato civile ad annotare nell’atto di matrimonio l’avvenuto scioglimento del matrimonio, essendo venuto meno il presupposto indispensabile del rapporto matrimoniale dato dalla diversità sessuale dei coniugi e dovendosi quindi considerare  tale rapporto sciolto di diritto per effetto della rettificazione” .

Fino agli scorsi anni, si procedeva con la separazione e con il successivo divorzio.

Il congresso si è concluso con un “focus on” sull’infertilità di coppia, affrontando  il tema delle PMA, dal dolore della coppia infertile, alle nuove e possibili strategie terapeutiche per avere poi  un bambino in braccio.

Data pubblicazione: 26 novembre 2012

6 commenti

#1
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Utente 144XXX

Mi permetto di fare delle precisazioni; prima di tutto fino agli scorsi anni non si procedeva con la separazione con il successivo divorzio, poiché riversiamo in una ipotesi di divorzio diretto, quindi nel caso di rettifica del sesso del coniuge l'altro coniuge poteva chiedere direttamente il divorzio. Secondo punto, la legge citata è del 1982, non è assolutamente una novità lo scioglimento del matrimonio in caso di mutamento di sesso. La novità è in termini diversi, prima pur in presenza della legge che chiaramente diceva che il matrimonio era sciolto, si dava la possibilità al coniuge di chiedere il divorzio, questa possibilità però aveva senso solo nel periodo che va dal 1970 (legge sul divorzio) al 1982 (legge sul transessualismo), dal 1982 il matrimonio è immediatamente sciolto dal momento della sentenza di rettifica. Quindi ora la giurisprudenza ha chiaro questo passaggio, ma voglio precisare che se nel 1983 un coniuge cambiava sesso e l'altro coniuge non chiedeva il divorzio, il matrimonio non continuava assolutamente a produrre gli effetti, forse qualche giudice innovativo pensava che nel nostro ordinamento fosse riconosciuto il matrimonio tra due persone dello stesso sesso, ma in realtà la legge parla chiaro, la sentenza di rettificazione del sesso provoca automaticamente lo scioglimento del matrimonio precedentemente celebrato, senza che sia necessaria alcuna istanza di parte! Ecco, oggi questo è chiaro per tutti i giudici, in passato i giudici prendeva qualche cantonata giuridica, ma ribadisco che novità in campo legislativo non c'è ne sono.

Utente 144391
(giurista Università di Cagliari)

#2
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Dr.ssa Valeria Randone

La ringrazio per la precisazione, sempre utile un approfondimento degli addetti ai lavori, per evitare " cantonate giuridiche" .

#3
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Dr. Manlio Converti

Bisogna un attimo problematizzare quest'interessante argomento:

1) molte persone transessuali non si operano affatto e quindi non ottengono lo scioglimento del matrimonio se non attraverso una normale causa di divorzio;

2) per legge in Italia le persone transessuali quando cambiano sesso possono sposarsi con rito civile con una persona del sesso anagrafico opposto, (ad esempio una donna che diventa uomo può sposare una donna, ma non un uomo);

3)esistono anche coppie sposate che non vogliono affatto dividersi nonostante tutto e per le quali la legge diventa un obbligo inaccettabile;

4)l'assenza di matrimonio egualitario crea ulteriori difficoltà nel merito;

5) esistono persone transessuali operate o meno che desiderano convivere con persone del sesso apparente (ad esempio uomini che diventano donne per stare con donne) e per le quali questa legge crea problemi nel merito, ma quella sul matrimonio egualitario li risolverebbe;

6) Esistono anche i figli delle persone transessuali, che vivono la questione come un divorzio, generalmente, tranne nei casi su citati in cui la coppia non vuole separarsi e questo danneggia anche i figli;

7) Gli studi condotti dicono che i figli dei transessuali non hanno nessuno sviluppo psicologico diverso da quello degli eterosessuali o degli omosessuali, tranne che, appunto, si ritrovano con una famiglia divorziata per legge, invece che unita dal matrimonio egualitario o tradizionale e divorziata solo per volontà dei contraenti.

#4
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Dr.ssa Valeria Randone

Buon pomeriggio Manlio,
Piacere di conoscerti.
Hai perfettamente ragione quando dici che molti transessuali, non giungono poi all' intervento. Mi occupo di Dig da tempo e, molti scelgono di non operarsi, sia perche' rschiano di perdere poi il compagno( c' e' una percentuale altissima di uomini che lasciano poi la compagna ad intrvento avvenuto) , sia perche' spesso si prostituiscono per pagarsi il tutto e dopo l' intervento viene loro difficoltoso, che per la tempistica/ costi/ difficolta' che spesso incontrano durante il loro cammino.
Dei figli dei trans non so dirti,mnon me ne occupo.
Cordialmente
Valeria Randone

#5
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Dr. Manlio Converti

Ahimè è vero anche il contrario che alcune ed alcuni sono portati a farlo per ridurre l'ansia di ruolo e di genere del compagno/compagna, di cui nessuno parla, che non hanno un'identità e che non parlano in prima persona come facciamo noi gay e trans.
Ciliegina sulla torta l'ansia di ruolo porta a quanto detto da te, all'abbandono dopo l'operazione anche in questi casi, ma non abbiamo statistiche, purtroppo, solo storie singolari.
Come quella di un ragazzo etero, molto virile e pieno di pregiudizi, che per curiosità venne sulla spiaggia gay, dopo un anno si fidanzò con la transessuale non operata che aveva conosciuto. Dopo due anni anche lui aveva iniziato un percorso di transessualismo che la compagna intanto aveva completato.
Questa però è una singola storia mentre nessuno fa studi per capire come funzionano le relazioni affettive delle persone transessuali, abbandonando di fatto uno dei compiti specifici della psicologia e la capacità di aiutare entrambe le parti della coppia.

#6
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Dr.ssa Valeria Randone

Manlio, sacrosante parole, la psicologia dovrebbe aiutare a vivere bene in coppia, qualunque colore, sapore e protagonista abbia questa coppia.
Ma spesso la psicologia, si imbriglia nella societa' con i suoi retaggi culturali, moralismi e, spesso bigottismi.
Ogni storia di vita di un trans che ho seguito, mi ha lasciato qualcosa di importante ed ho appreso tanto.
Storie di vita cariche di dolore, spesso emarginazione, empatia e simpatia.
Grazie per le Tue osservazioni, utilissime!

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