Amore e Dipendenza

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Dr.ssa Rita Gagliardi Psicologo, Psicoterapeuta

Si è “dipendenti” nei rapporti affettivi quando il benessere personale, il senso di sicurezza e la percezione del proprio valore dipendono dall’amore degli altri, dalle loro attenzioni e dalla loro approvazione.

Alcuni aspetti che caratterizzano il rapporto di dipendenza:

- bisogno di attenzione e di conferme;

- bisogno di approvazione;

- sfiducia rispetto alle proprie percezioni e ai propri sentimenti;

- paura del rifiuto.

C’è scarsa fiducia in se stessi  e nel contempo si attribuisce all’altro (o agli altri) una capacità e un potere grande dai quali si dipende.

Ecco allora che di fronte ad una scelta è l’altro a sapere qual è la cosa “giusta” o “migliore”. Allo stesso modo il punto di vista personale, la propria percezione, un proprio sentimento, non hanno importanza: assumono rilievo ed importanza solo se riscontrati e confermati dall’altro e attraverso l’altro.

La bassa autostima e il senso di inadeguatezza fanno affrontare la realtà con fatica ed ansia. Appoggiarsi a qualcuno ed essere “sostenuto”  diventa  quindi una necessità, un modo  per non stare male e per alleviare il proprio disagio.

I rapporti sono di dipendenza psicologica quando appagano, soddisfano, dei bisogni emotivi. Quanto più le relazioni sono importanti in questo senso, tanto più c’è la paura di separazione e di perdita. L’”aggrapparsi” o la “sottomissione” sono spesso manifestazioni della paura di perdita e di rimanere soli.

Spesso si confonde l’Amore con la Dipendenza.

C’è l’idea che la dipendenza e l’amore siano la stessa cosa. In questo caso,  più si è dipendenti e più vuol dire che si ama, l’amore è direttamente proporzionale alla dipendenza: “sei tutto per me”,  “non potrei vivere senza di te”.

Nella realtà si tratta di due cose diverse. L’amore è un’esperienza coinvolgente e complessa che mette in relazione con l’altro ma non corrisponde alla “dipendenza”, ne’ è misurabile con la dipendenza stessa.

E’  un argomento molto ampio ma mi limiterò qui ad alcune semplici considerazioni per favorire una prospettiva più corretta dell’argomento.

Amare è una risorsa

Nelle complesse emozioni dell’amore troviamo sentimenti di tenerezza, il piacere di prendersi cura dell’altra persona, il desiderio appassionato e l’intimità. E’ un processo interno che mobilita energie e vitalità, che favorisce la cura di se stessi, che alimenta stimoli e progettualità.

In questo senso Amare è una risorsa importante per l’essere umano. E’ la condizione interna che, quasi per magia (senza alcuna spiegazione chiara e comprensibile) mette in contatto con le risorse personali più profonde e nascoste.

Questo potenziale può aumentare  la creatività, la fiducia in se stessi; può aumentare il desiderio e la capacità di espandersi, di progettare e di misurarsi con esperienze nuove.

Nella letteratura troviamo moltissime descrizioni dell’amore come “potere positivo”.

Per accennare ad alcune di queste espressioni:

L’amore è la forza più potente dell’universo” (Molière)

L’amore è la poesia dei sensi” (H. de Balzac)

L’amore è l’energia che espande, apre, manda via e guarisce” (N.D. Walsch)

Il rapporto d’Amore maturo

Implica il desiderio di crescere e di espandere se stessi attraverso la relazione. In questo caso, ciò che stimola e arricchisce il partner è accolto e favorito anche se avviene in tempi e spazi al di fuori del rapporto.

Ciò è accettabile e possibile solo se le proprie parti affettive e personali sono sufficientemente sviluppate. E’ possibile  sostenere la libertà e la crescita  dell’altro solo se c’è stato adeguato sviluppo  delle proprie parti interne, almeno a tal punto da costituire un adeguato livello di sicurezza personale. In questo caso, le esperienze del partner al di fuori della coppia possono essere vissute con tranquillità, con fiducia e non come “minaccia” personale e/o di perdita.

Non sempre l’amore attiva un processo costruttivo

Il potenziale positivo insito nel rapporto di amore non sempre viene contattato ed attivato. Spesso può essere contattato solo in parte oppure può esprimersi con difficoltà, oppure può arrestarsi nella sua naturale espressione ed evoluzione.

La Dipendenza rappresenta un blocco, una limitazione di questo processo virtuoso.

Rappresenta un impedimento allo sviluppo positivo e di crescita del rapporto.

Ciò accade, il più delle volte, senza alcun sospetto e alcuna consapevolezza delle parti, perché come dicevo, si confonde spesso la dipendenza con l’amore e quando ciò avviene la visione del rapporto e la percezione delle situazioni subiscono una alterazione o addirittura un oscuramento.

Possiamo avere livelli di dipendenza di diversa gravità. Diciamo che difficilmente troviamo rapporti che si esprimono nettamente come “maturi” o come “dipendenti”. Più frequentemente i rapporti sono un misto, una combinazione dei due aspetti.

In ogni caso, la dipendenza nella relazione  compromette o condiziona lo sviluppo delle potenzialità reciproche perché le imprigiona in un rapporto di controllo.

Cosa produce la dipendenza?

La dipendenza assume la connotazione di “disturbo” quando poggia sulla mancanza di autostima e su un vuoto interno che si cerca di riempire attraverso l’altro.

Questo forte bisogno personale fa perdere di vista l’altro. Il bisogno di nutrimento personale non permette il riconoscimento delle esigenze e dei bisogni dell’altro.

Gli studi condotti  da Bornstein (1993, 2005) mostrano che la dipendenza può derivare sia da fattori culturali che dallo stile genitoriale iperprotettivo e/o autoritario.

Il circolo vizioso della dipendenza

Il Comportamento Dipendente è una fase “normale” dello sviluppo infantile e della prima età adulta. In questi casi si tratta di fasi fisiologiche, funzionali allo sviluppo della personalità. Se vissute adeguatamente queste fasi vengono naturalmente superate ed oltrepassate.

Il Comportamento Dipendente che troviamo nelle relazioni adulte poggia ed origina su ciò che è rimasto incompleto ed in sospeso. Per questo stesso motivo non riesce a risolversi e a trovare definitivo appagamento.

La dipendenza che poggia su bisogni personali, sulla insicurezza e su parti interne irrisolte è una dipendenza che non si risolve naturalmente ma si “riproduce” continuamente. Questo è il motivo per cui la persona tende a ripetere gli stessi comportamenti. E’ il motivo per cui tende a ricercare e ad impostare tutti i  rapporti sulla base dello stesso schema.

In realtà quindi il problema non si supera mai ma è destinato a riprodursi. Il bisogno  rimane inalterato e sempre attivo, il vuoto interno incolmabile.

Risolvere questo meccanismo, uscire dal circolo vizioso della dipendenza, richiede una crescita della persona. E’ importante “chiudere” ciò che è rimasto aperto e in sospeso, è importante acquisire un buon livello di autostima ed  è importante accrescere il proprio senso di identità.

Per modificare i comportamenti dipendenti la persona deve poter trovare  ciò di cui ha realmente bisogno. Deve poter entrare in possesso delle proprie parti mancanti.  In caso contrario continuerà a cercarle, come lenitivo e surrogato, in tutti i rapporti affettivi e nei rapporti coppia.

Data pubblicazione: 03 novembre 2012

10 commenti

#1
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Utente 263XXX

Avrei una domanda da fare. Un uomo lasciato dalla moglie con l'autoestima sotto terra che si butta subito in un'altro rapporto con la prima donnna che gli da retta, si potrebbe chiamare una relazione di dipendenza o di amore? comunque sia la relazione va avanti dopo 6 anni però questo uomo sta in una continua ricerca di altre donne però senza lasciarle questa prima.

#2
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Dr.ssa Rita Gagliardi

Gentile lettrice, quando si vive un rapporto di amore anche i momenti di crisi e di separazione sono molto coinvolgenti. Uscire da un rapporto significativo ed importante richiede sempre un periodo, più o meno lungo, di elaborazione delle proprie emozioni e del dolore. In tale periodo si fa la vera, intima separazione; si riorganizza la propria interiorità, c'è un nuovo ricentrarsi e ricollocarsi nella realtà presente. Questa fase è molto importante perché solo in seguito ad essa è possibile ricontattare i propri bisogni e risentire una nuova progettualità.
Detto ciò, il problema può presentarsi a livelli diversi. Per esempio, una persona che ha difficoltà a coinvolgersi nei rapporti di amore, ovviamente potrà anche gestire e vivere le separazioni con certa facilità e distacco. In alcune persone, invece, la difesa subentra nei momenti dolorosi. Se le emozioni sono troppo coinvolgenti, può scattare un automatico filtro che porta a prendere le distanze da ciò che è spiacevole. Qui si colloca frequentemente la "sostituzione" con un altro rapporto o persona in modo tale da non permettersi mai alcun vero distacco.
Queste due forme di difesa alle quali ho accennato possono presentarsi in modalità diverse e possono avere intensità diverse, dalle più lievi alle più importanti che si impongono con maggiore rigidità.

#3
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Utente 227XXX

Buongiorno Dottoressa,
Sono una ragazza di 27 anni e ho paura di avere nella mia vita attuato dei rapporti di dipendenza più che amore e di continuare a ricercare ciò.
Ho avuto solo due storie importanti con uomini che mi amavano alla follia, estremamente rassicuranti ma entrambe le volte ho tradito più e più volte soccombendo al mio bisogno di sedurre sempre e chiunque e poi facendomi trascinare dagli eventi, "aggrappandomi" un pò a queste "finte" relazioni e trascurando quella principale.
Ho paura di non essere in grado di avere un rapporto d'amore normale, ho paura di essere dipendente sia dal bisogno di sicurezza che dal bisogno di essere approvata dal mondo esterno.
Ora ho lasciato da poco il mio ultimo fidanzato da 8 anni, tradito svariate volte, e ho "intrapreso" una "storia" con un collega che non mi da calore ma con il quale solo il sesso è molto buono. Il tutto è partito da lui, inizialmente era solo sesso e lui con me si è anche comportato non bene in passato...ora mi da qualcosa in più ma io non riesco a vivere questa storia senza farmi domande, come andrebbe vissuta visto che per ora non ha futuro. Continuo ad oscillare tra la voglia di chiudere e l'aggrapparmi a lui, che è chiaro non possa darmi niente.
La mia paura più profonda è il non essere in grado di amare e portare avanti una relazione sana e matura.
Le chiederei gentilmente un suo parere in merito.
La ringrazio e porgo cordiali saluti.

#4
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Dr.ssa Rita Gagliardi

Buonasera,
descrive con molta chiarezza la sua difficoltà ad abbandonarsi e coinvolgersi pienamente nel rapporto d'amore. La rigidità che impedisce di aprire il cuore, i propri sentimenti all'altro, è una barriera che mette al riparo da ogni possibile dolore, rifiuto o abbandono. E' già molto positivo che lei si accorga del problema, che si stia interrogando sulla qualità dei rapporti e sui meccanismi ricorrenti. Dice di aver "paura di non essere in grado di amare e portare avanti una relazione sana e matura". Non sono constatazioni rispetto alle quali rassegnarsi. Infatti le limitazioni e gli aspetti irrisolti a livello psicologico sono trattabili e suscettibili di importanti modifiche; i blocchi sono risolvibili con una adeguata psicoterapia. Affronti quindi fiduciosa il problema con l'aiuto e la guida di uno psicoterapeuta.

#5
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Ex utente

Gentile Dottoressa,
leggendo la lettera della precedente paziente trovo di avere molte cose in comune. Come questa ragazza ho 26 anni, ho avuto 2 relazioni importanti con due ragazzi che mi amavano tanto ma che io ho lasciato dopo vari drammi perche'stanca di non riuscire a ricambiare al loro amore come avrei voluto. Al momento vivo all'estero, in Estonia. Mi piace qui, anche se mi sento in difetto prche' non parlo la lingua molto bene. Inoltre, ancora non lavoro ma studio e i miei genitori mi supportano a livello economico. Dall'anno prossimo ho intenzione di accedere al Dottorato, non tanto per passione vera, ma per riuscire a guadagnare un po' e staccarmi da questa dipendenza con i miei che mi pesa tanto. Le dico tutto cio'affinche' lei abbia un quadro migliore della mia storia. E ora passiamo al dunque: a maggio dell'anno scorso ho iniziato una relazione con un uomo piu' grande di me (38 anni)non tanto perche' mi sentissi innamorata, ma perche'avevo bisogno di appoggiarmi a qualcuno in una fase delicata della mia vita (cosa fare nel futuro?). Come nel passato, sono arrivata ad un momento di crisi in cui questa relazione, basata soprattutto su fragilita' e debolezze mie piuttosto che su genuino amore, non mi soddisfa piu'. Addirittura mi trovo a pensare che, stando insieme a questa persona, io stia perdendo tempo prezioso che potrei dedicare a me stessa. Mi pare quindi che sia lui a frenarmi, limitarmi. Di recente ho capito che la vera causa di questa condizione "miserabile" sono io. Dal canto suo, anche il mio partener e'stanco di non ricevere risposte affettive. Dopo una crisi durata solo una settimana, siamo tornati insieme con la differenza che io vivo da sola (anche se dormiamo sempre insieme) e che a breve inziero' a recarmi da una psicologa.
Ora vorrei chiederle, e' possibile intraprendere il cammino verso l'autostima, verso la capacita' di dare senza la costante paura di perdere-si, mentre si e' in una relazione? Io temo di non esserne capace e di farmi risucchiare ancora in questo circolo vizioso. Tuttavia ci tengo a questa persona e soprattutto non voglio fallire ancora...
La ringrazio per il suo ascolto e le porgo i miei migliori saluti!

#6
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Dr.ssa Rita Gagliardi

Gentile lettrice buonasera.
Si. Ha fatto la scelta migliore che potesse fare.
Il momento in cui si realizza chiaramente di avere un problema, una difficoltà interna che impedisce di esprimere pienamente se stessi, è il momento favorevole perché da questo punto, solo a partire da qui, può iniziare la fase attiva di soluzione. I problemi di natura psicologica, quindi il livello di sicurezza ed autostima, l'ansia o i blocchi interni che limitano le espressioni personali, sono tutti affrontabili ed affrontabili bene, attraverso la Psicoterapia.
La Psicoterapia è un percorso efficace ma anche coinvolgente ed impegnativo. Quindi è di fondamentale importanza la decisione di chiedere l'aiuto di uno Psicoterapeuta. Quando ciò accade ed accade come "scelta consapevole" di farsi aiutare, allora il "coinvolgimento" e l'"impegno" diventano naturali ed inseparabili compagni di viaggio.
Saluti cordiali

#7
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Utente 227XXX

Buongiorno Dott.ssa Gagliardi,
sono la ragazza del commento n. 3. Ci tenevo solo a confermare quanto da Lei indicato alla ragazza del commento 5, io ho iniziato un nuovo percorso terapeutico proprio nel momento in cui ho realizzato il problema e ora va già molto meglio rispetto all'inizio.
Alcuni aspetti della mia vita sono già sensibilmente migliorati, ho una maggiore coscienza di me e di ciò che mi circonda.
Rimane però difficile da "risolvere" il punto relativo al dare e ricevere nel rapporto d'amore.
La storia con il mio collega continua tra alti e bassi, nonostante sento di stare bene con lui ho frequentemente la sensazione che mi manchi qualcosa. Gli ho fatto presente i miei bisogni ma lui dichiara di essere fatto così, di essermi comunque venuto incontro. Io dalla mia parte so di essere una narcisa, una donna che pretende molto in amore, che vuole essere sempre sul piedistallo ma che poi, quando ottiene ciò, perde effettivamente interesse per il partner che soddisfa la propria parte narcisista. Nonostante la sua dichiarazione di amore io continuo a non sentire dentro di me ciò come veritiero e alterno l'accusarlo di mancanze a manifestazioni di amore, chiusura e apertura...montagne russe insomma. Non riesco davvero a capire cosa sia, sento che è diverso rispetto a tutti i rapporti che ho avuto in precedenza ma non trovo l'equilibrio in tutto ciò.
Chiedo scusa se mi sono dilungata e ringrazio nuovamente per il suo ascolto.
Cordiali saluti.

#8
Foto profilo Dr.ssa Rita Gagliardi
Dr.ssa Rita Gagliardi

La richiesta di attenzione e di amore diventa "difesa" quando non è in equilibrio con il corrispettivo verso l'esterno. Cioè quando l'attenzione per i sentimenti e per dolore dell'altro non è presente nella stessa misura in cui invece viene richiesto per se stesssi. E' una posizione di maggior difesa e di controllo sull'altro (che suo malgrado è sempre "insufficiente" o "mancante" in qualcosa). In realtà questo è uno schermo, molto efficace e potente, di protezione dei propri sentimenti.
La distanza dai sentimenti dell'altro, in realtà, è la stessa distanza che c'è dai propri personali sentimenti.
Certamente questa riapertura è la fase più difficile. E' rinunciare alla fortezza che ha dato sicurezza e protezione costanti, fino a confondersi con una autentica e naturale parte di se. E' tornare a sentire passando attraverso la vulnerabilità a cui tale apertura espone.
Buona giornata

#9
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Ex utente

Volevo solo ringraziarvi per la disponibilita' e ascolto dimostrato. Il primo appuntamento con la psicoterapeuta e' fissato per meta' febbraio. In seguito potro'informarvi rispetto ai tanto desiderati cambiamenti-passi avanti : )
Una Buona Giornata a Tutti
ragazza numero 5 : )

#10
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Utente 345XXX

articolo molto bello, utile e veramente interessante!

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