Gli "stolti" piccioni di Loreto
A Loreto, nella splendida Piazza del Santuario, circondata per metà dal loggiato del Bramante, si annidano tra i monumenti, i cornicioni, i muri del Palazzo Apostolico, i travertini e la facciata della Basilica, foltissime schiere di piccioni che bivaccano lì da anni, costituendo, tra l’altro, un serio pericolo per i marmi e le sculture che vengono logorate e deturpate dagli acidi degli escrementi dei volatili.
A mezzogiorno preciso, al tocco delle campane, una persona addetta esce sulla piazza con un paniere colmo di granoturco e inizia a spargere a terra la semenza.
I piccioni si staccano dai loro abitacoli, scendono e atterrano sulla piazza per mangiare il loro sicuro pasto quotidiano.
Questa distribuzione del mangime si svolge ogni giorno, da anni, allo scoccare del mezzogiorno, al primo rintocco delle campane.
Qualche volta, l’uomo incaricato è assente, forse ammalato, e nessuno lo sostituisce. Ma al primo squillo delle campane i piccioni escono lo stesso e iniziano a volare sulla piazza cercando invano il cibo.
Che cosa è successo?
È successo che i piccioni danno una risposta al suono delle campane: una risposta condizionata.
Per molti giorni essi hanno avuto il granoturco nello stesso istante in cui le campane iniziavano a suonare. Essi hanno associato il suono delle campane alla distribuzione del cibo. Dopo molte associazioni, che ci sia o non ci sia il cibo, al primo tocco della campana di mezzogiorno, i piccioni scendono sulla piazza.
Il cibo, che è lo stimolo primario e naturale, si è associato al suono delle campane, che è uno stimolo neutro, neutro perché non ha nulla a che fare con la fame e il modo di soddisfarla.
In altri termini possiamo così riassumere:
- Lo stimolo S costituito dal cibo, si associa ad uno stimolo neutro SN, costituito dal suono delle campane. Con il passare del tempo, dopo tante associazioni tra S naturale, dato dal cibo, e il rintocco della campana, SN- stimolo neutro, si stabilisce una connessione così salda tanto che lo stimolo neutro diventa di per sé un richiamo a scendere sulla piazza: cioè il suono delle campane è diventato uno stimolo condizionato SC.
Lo stimolo condizionato agisce da solo, anche in assenza di cibo, come richiamo per i piccioni e promuove una risposta condizionata.
Quando sono ingannati più volte, al suono delle campane, i piccioni non scendono più a frotte. Per lo meno non tutti. Infatti, al suono delle campane di mezzogiorno, la maggior parte dei volatili rimane immobile nei propri abitacoli, e soltanto alcuni piccioni, in numero sempre decrescente, di giorno in giorno, insistono a scendere.
Che dire di questi piccioni che scendono lo stesso con la “vana” speranza di trovare del cibo? Sono piccioni “stolti”, o sono i più condizionati?
Dopo quattro o cinque giorni, al suono delle campane, i piccioni non rispondono più, ma restano tutti rintanati nei loro rifugi. Perché adesso i piccioni non scendono più?
Perché la connessione che si era stabilita tra stimoli veri (il cibo), e stimoli neutri (suono delle campane), associati a tal punto da trasformare i rintocchi delle campane da stimoli neutri in Stimoli Condizionati, capaci di provocare una Risposta Condizionata, questa connessione, dicevo, diventa più flebile, debole, inefficace e perde tutte le proprietà acquisite.
Il suono delle campane, da stimolo condizionato, ritorna ad essere uno stimolo neutro.
Per restituire alle campane il ruolo di S.C. (stimolo condizionato), suono capace da solo a far planare i piccioni nella piazza, tanto da ottenere dai volatili una Risposta Condizionata, occorre ripetere la connessione tra S naturale (cioè il cibo) e SN stimolo neutro (suono delle campane). Bisogna che il cibo ritorni ad essere presente allo stesso istante del suono delle campane.
Soltanto in questo caso si ristabilisce l’associazione e, soltanto così, la connessione riporta il suono delle campane da stimolo neutro ad essere uno Stimolo Condizionato, idoneo a dare una Risposta Condizionata.
I piccioni sono stati condizionati, ma si dice anche che i piccioni hanno appreso un comportamento diverso da quello naturale, e quindi hanno imparato a comportarsi in un altro modo.
Rimane sospesa, tuttavia, la domanda: quei piccioni che continuavano a scendere al suono della campana di mezzogiorno erano i piccioni più stolti o quelli più condizionati?