Diventare maschi adulti: il difficile percorso dell'identità sessuale maschile

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Dr.ssa Valeria Randone Psicologo, Sessuologo

Negli ultimi tempi, soprattutto a seguito della rivoluzione sessuale, l’identità maschile, è stata oggetto di infiniti studi di  psico-sessuologia,  di antropologia, di leggende metropolitane sul concetto di mascolinità e di tanto altro.

L’identità maschile segue percorsi totalmente differenti da quella femminile, che in generale, sembra invece essere dalla piu'  semplice costruzione.

La donna nasce e cresce seguendo le orme comportamentali materne, passa da un processo imitativo ad uno identificativo, osservando senza grandi difficoltà come si fa a diventare "femmina".

La bambina, gioca ad indossare le scarpe con i tacchi della madre, si attarda davanti allo specchio, giocando con i trucchi, gioca a pulire casa, a fare la spesa, a mamma e figlia, ecc.... tutta una serie di giochi simbolici, che preparano alla vita da future "piccole donne" .

  • La prima tappa simbolica della donna, che correla al passaggio alla vita adulta è il menarca, lieto evento di cui la madre fiera, diffonde la notizia a familiari ed amici cari, comunicando appunto che la propria figlia è diventata "adulta".

L' uomo invece, durante la sua crescita psico-sessuale, va incontro a tutta una serie di percorsi ad ostacoli, riguardanti l'identità di genere e, dalla totale assenza di rituali simbolici e rassicuranti.

  • La prima tappa è prendere le distanze dalla figura materna, identificarsi in quella paterna ed obbligatoriamente fare giochi da "maschio", con armi, pistole, spade e giochi di guerra.

Solitamente, quando tutto questo non avviene, i genitori vengono colti da attacchi acuti di ansia circa l'orientamento sessuale del figlio maschio.

Fin dalla nascita diventa di fondamentale  importanza il rapporto, che il piccolo instaurerà con i genitori o con chi si prenderà cura di lui. Dal punto di vista psicologico infatti, l’identità sessuale maschile si struttura attraverso due meccanismi:

  1. l’ identificazione con il padre, purché il rapporto sia empatico, sano, affettuoso e continuativo.
  2. la complementarietà  con la figura materna .

Un disturbo di queste fondamentali interazioni, specialmente se associata ad anomalie genetiche e/o endocrine, può alterare lo sviluppo psico-sessuale fino a determinare veri e propri disturbi relativi all’identità (disforie di genere).

La pubertà è un’altra fase della vita molto importante, sia per i ragazzi, che per le ragazze, in quanto compaiono le prime tanto attese, modificazioni corporali, cioè i  caratteri sessuali “secondari”.

La comparsa della peluria, una lieta anticipazione della futura barba,  lo sviluppo muscolare e osseo, la modificazione della voce, da acerba a roca e finalmente ferormonica, le frequenti erezioni spontanee a conferma di mascolinità e potenza sessuale e la comparsa delle polluzioni notturne, oltre che le modificazioni della secrezione sudoripara e sebacea. Dal punto di vista psicologico e sessuale,  l’adolescenza poi, si presenta come una fase di grande vulnerabilità.

I giovani di oggi, apprendono tutto quello che riguarda la sessualità online, con un'assidua frequentazione di siti pornografici , che hanno la funzione di formare ed informare, quasi come fossero dei clinici su temi tanto complessi, quanto delicati riguardanti la sessualità umana.

Da clinico che si occupa di sessualità, credo che il crescente aumento di disfunzioni sessuali, con esordio giovanile, di confusioni circa l' orientamento e l' identità sessuale, sia il frutto di una totale latitanza educativa riguardante l' educazione emozionale e sessuale.

Giovani di oggi ed adulti di domani piu' consapevoli, informati e formati, saranno ragazzi sereni, appagati e responsabili, per poter avere un rapporto appagante con se stessi e con l' altro sesso.

Data pubblicazione: 21 agosto 2012

2 commenti

#1
Utente 219XXX
Utente 219XXX

Ha perfettamente ragione sulla latitanza educativa in materia sessuale. La pornografia di massa non fa che accentuare la confusione dei giovani in materia sessuale e non sempre la scuola si mostra aperta a queste tematiche. Alcune volte, ipocritamente, si annacqua l'educazione sessuale affiancandola o addirittura sostituendola con "l'educazione all'affettività" , come se l'affettività fosse un'esperienza insegnabile con la teoria.

#2
Dr.ssa Valeria Randone
Dr.ssa Valeria Randone

Gentile Utente,
Grazie del suo interessante commento.
La latitanza educativa, e' estendibile anche alla famiglia, oltre che alla scuola, purtroppo; parlare con empatia, chiarezza comunicativa e senza imbarazzo ai figli, di sessualita' non e' affatto semplice, spesso infatti, l' imbarazzo e' degli adulti, non dei minori.
L' educazione affettiva, non puo' essere insegnata sui libri, come giustamente osserva Lei e, soprattutto non puo' essere disgiunta da quella sessuale, altrimenti sarebbe parlare di ginnastica sessuale, non di " vita sessuale" .
Oltrepassare il " muro di omerta' e vergogna" , credo sia il primo ed indispensabile passo in avanti, da fare con figli, alunni, utenti, giovani e meno giovani.
Cordialmente
Valeria Randone.

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