“Turismo sessuale”: ma anche le donne pagano?
Il turismo, non è solo caratterizzato dal tour delle città storiche o dalle splendide spiagge caraibiche, con i loro mari cristallini, ma spesso all’aspetto paesaggistico, si sostituisce o si affianca il tour degli amorosi sensi, che caratterizza il “turismo sessuale”.
L'Organizzazione Mondiale del Turismo definisce il turismo sessuale come «viaggi organizzati dagli operatori del settore turistico, o da esterni che usano le proprie strutture e reti, con l'intento primario di far intraprendere ai turisti una relazione sessuale a sfondo commerciale con i residenti del luogo di destinazione.
Viaggio ed eros, ancor di più negli ultimi anni, sembra un connubio spesso presente e caratterizza le scelte turistiche non solo di molti uomini, ma anche di moltissime donne.
Le mete sono svariate, da quelle esotiche, come Capo Verde, Kenya, Tailandia, Giamaica, Cuba, Santo Domingo, ai paesi dell’est, già famosi per la bellezza ed accoglienza delle loro donne.
Il turismo sessuale, storicamente caratterizzava le scelte maschili: uomini soli, annoiati, stanchi della solita routine, curiosi, repressi e depressi, sceglievano mete sessuali, per vacanze ludiche, rigeneranti ed appaganti sul piano sessuale, senza possibili compromissioni emozionali e relazionali.
Oggi, dopo la rivoluzione sessuale del sessantotto, dopo i continui cambiamenti dei ruoli sessuali e le successive destabilizzanti modifiche epocali, anche le donne, lontane da casa, dai luoghi comuni sulla sessualità femminile, da occhi indiscreti e familiari, si dedicano alla ricerca di mete erotiche, più che esotiche.
La “sessualità mercenaria”oggi, sembra non avere sesso: dalla datata prostituta siamo passati al gigolò ed al boy toy, i nuovi giovani fidanzati, che simulano amore, coinvolgimento e dedizione, dietro lauti compensi.
Le donne, grazie alle relazioni con questi giovani e vulcanici amanti, ritornano indietro negli anni, ritrovando spensieratezza, furore testosteronico, gratificazioni narcisistiche e slancio vitale ed emozionale.
Spesso, da avventure oltre oceano, questi giovani amanti, si trasformano in possibili fidanzati, sdoganando possibili sensi di colpa correlati al pagamento.
A Cuba o Capo Verde, il fenomeno del turismo sessuale è in crescente aumento; con l’organizzazione di charter pro-sessualità, alla ricerca di uomini belli ( pare che i capoverdiani siano i più belli del mondo), disponibili, affettuosi ed a poco prezzo.
Molte donne sole, magari appena separate o già avanti negli anni, partono alla ricerca di un sostegno alla loro fisicità, narcisismo e bellezza, passando da cene, pagati corteggiamenti e letti di alberghi, tutto compreso nel “pacchetto viaggio”.
Il pensiero che siano interessate a loro per motivi economici non le sfiora nemmeno, in quanto nell’immaginario collettivo, l’uomo nero è sempre e comunque predisposto a fare sesso.
In realtà esistono dei veri e propri tariffari.
Un’ora di sesso in Giamaica costa tra i 20 e i 30 dollari, una notte intera 150, compreso il sesso orale. Nemmeno tanto a buon mercato.
Le complicanze emozionali post-coito, non sono affatto poche: dall’abbandono, alla richiesta di nuovo denaro, alle possibili ferite dell’animo, quando si rendono conto di non avere trovato l’amore.
- Qual è la differenza tra la prostituzione maschile e quella femminile?
- Cosa cerca l’uomo nel sesso a pagamento a differenza della donna?
- L’uomo che va con una prostituta, cerca una donna bella, giovane, brava sotto le lenzuola, spregiudicata e rassicurante, ma soprattutto scevra da possibili vincoli emozionali.
Il cliente tipo, non ha età, può essere giovane alla ricerca della “prima volta”, di mezz’età annoiato, stanco o parafilico o, over sessanta alla ricerca di emozioni diradate, dimenticate o smarrite
A pagamento avvenuto ed a rapporto concluso,solitamente la relazione si estingue, non transita quasi mai in un possibile relazione duratura nel tempo.
- La donna che va a pagamento, è sempre una donna non giovanissima o over quaranta, benestante, spesso sola, separata, annoiata, sessualmente insoddisfatta o alla ricerca di conferme circa la propria fisicità e femminilità.
La nuova moda relazionale, sembra essere caratterizzata dai toy boy, a metà tra giovani fidanzati innamorati, in costante venerazione delle loro attempate amate e l’antidepressivo (argomento che tratterò nel mio prossimo blog).