L'importanza del nome e del cognome. L'esperienza spagnola
Forse alcuni o molti di noi si sono chiesti se l’avere un altro cognome, quello materno al posto di quello paterno, o avere ambedue i cognomi dei genitori avrebbe cambiato significativamente qualcosa nella loro vita o nelle loro caratteristiche di personalità.
La domanda non è così peregrina e infondata come si potrebbe pensare. Gli antichi Romani dicevano “nomen omen”, cioè “nome - presagio”, in grado perciò in qualche modo di predire e quasi facilitare il verificarsi di determinati eventi, con un meccanismo che potremmo accostare a quello della “profezia che si autoavvera” ben accertato dalla psicologia sperimentale.
Questo “effetto” del nome e più generalmente la sua importanza e influenza nella vita dell’individuo sono probabilmente più spiccati per il nome piuttosto che per il cognome perché la scelta del primo è discrezionale e come tale può essere intessuta di molti significati che potrebbero interferire anche negativamente nelle relazioni parentali e nello sviluppo di chi lo porta. E’ bene perciò che i genitori compiano questa scelta delicata in autonomia di modo che il nome sia ben accetto in primis ai genitori stessi. Il nome infatti, al pari del cognome è come una nostra seconda pelle, qualcosa che ci identifica e che ci portiamo sempre addosso.
Le implicazioni relative all’identità personale, anche se più sfumate per il cognome, potrebbero comunque essere rilevanti; si pensi ai risvolti di significato che la società e l’individuo attribuiscono al discendere da una certa famiglia. Il cognome inoltre, soprattutto nei secoli addietro, si è legato spesso alla trasmissione ereditaria della proprietà e di attività produttive, nel senso che c’è stata o c’è da parte di vari imprenditori il desiderio che un’attività legata al cognome si trasferisca a discendenti che lo portano e ciò ha condizionato non poco spesso i rapporti parentali.
In vari paesi europei la scelta del cognome da dare ai figli non è rigida come in Italia, ma si può dare il cognome materno invece di quello paterno o tutti e due. Si trova un resoconto della situazione al link: http://documenti.camera.it/leg16/dossier/testi/NIS16010.htm
Anche in Italia da vari anni vengono presentate proposte di legge che permettano la trasmissione del cognome materno o di tutti e due i cognomi e recentemente ha risollevato il problema la scrittrice Dacia Maraini con un articolo sul Corriere della Sera al link http://www.corriere.it/cultura/12_marzo_27/maraini-cognome-paterno-precedenza_99eb9dc2-77f6-11e1-978e-bf07217c4d25.
Alcune voci maschili si sono levate contro queste proposte di legge: verrebbe esclusa simbolicamente la compartecipazione, con i conseguenti diritti, dell’uomo alla procreazione, negandogli la possibilità di suggellarla con l’apposizione del proprio cognome e in certo modo controbilanciare il ruolo già prevalente della donna nella generazione e nell’allevamento della prole. Il ruolo della donna verrebbe ulteriormente amplificato con il rischio di svalutare e minare quello dell’altro genitore.
A fini legali inoltre sembra funzionale che i fratelli abbiano lo stesso cognome.
Può essere interessante sapere come avviene la trasmissione ereditaria del patrimonio genetico dai genitori ai figli. Ogni figlio possiede nelle sue cellule 46 cromosomi: 23 di origine paterna e 23 di origine materna: in ciò la natura è estremamente egualitaria. E’ pur vero però che i figli di sesso maschile ereditano il cromosoma Y unicamente dal padre e perciò c’è una parte del patrimonio genetico che si trasmette solo per via paterna e che in una trasposizione simbolica può giustificare l’attribuzione del cognome paterno.
D’altra parte anche la madre trasmette un DNA tipico che non ha un analogo nel corredo genetico trasmesso dal padre: il DNA mitocondriale cioè il DNA degli organuli cellulari deputati alla produzione di energia per il funzionamento delle cellule stesse. La madre trasmette questo DNA ad entrambi i figli, ma solo le figlie femmine potranno a loro volta trasmetterlo alla prole.
Ci sono quindi dei marcatori genetici sia maschili che femminili in grado di documentare l’origine di popolazioni e degli individui indipendentemente dai cognomi.
Ho sorvolato su tutti i casi di cognomi buffi, ridicoli ecc che invece sono sicuramente i più rilevanti nella pratica e alla base delle richieste di cambiamento di cognome.
Che dire? La materia sembra delicata, ma alla luce delle esperienze vigenti in altri paesi europei non sembra che il poter attribuire alla prole un doppio cognome come accade in Spagna, o il cognome materno al posto di quello paterno dovrebbe comportare eccessive complicazioni nel primo caso o squilibri nelle relazioni familiari e nello sviluppo del figlio nel secondo.
Bisogna anche considerare che non solo per la religione cristiana, ma anche per la psicologia la coppia è più della somma delle parti, cioè dei singoli. La coppia è un “unicum” in cui i partner sono strettamente e reciprocamente legati per cui nel caso di attribuzione di doppio cognome, il poter scegliere da parte dei figli, una volta raggiunta la maggiore età, l’uno o l’altro dei due cognomi da dare a loro volta ai propri figli dovrebbe avere affettivamente un’importanza molto relativa.
In effetti questo problema o desiderio di poter attribuire il cognome materno è più sentito dalle donne in quei casi di figli nati al di fuori di una coppia sentimentalmente o giuridicamente legata, soprattutto quando il padre, pur avendo trasmesso il cognome, si disinteressa moralmente e/o economicamente del figlio. Anche in questi casi tuttavia occorre tener presente l’interesse del minore ed escludere, anche se solo simbolicamente eliminandone il cognome, la figura paterna non mi sembra corretto. Il doppio cognome andrebbe incontro anche a questi casi controversi.
Concludendo, sono del parere che il doppio cognome tuteli maggiormente i figli che possono ritrovare così rispecchiata meglio e in misura più completa la loro identità per cui in prospettiva non può che derivarne ad essi maggiore equilibrio e serenità; inoltre mette al riparo da distorsioni e tensioni familiari derivanti appunto dal desiderio pressante di uno o ambedue i genitori che un determinato cognome venga trasmesso e perpetuato. Esso appare più rispettoso delle leggi biologiche.
Se mi sembra giusto che i figli maschi possiedano comunque il cognome paterno assieme a quello materno (e a quel punto anche le femmine per criteri di omogeneità) mi sembra altrettanto giusto che le figlie femmine possano trasmettere alla loro prole il cognome materno.