Scegliere lo psicologo
L'Italia è probabilmente la nazione con più psicologi al mondo, avendone 1/3 di quelli dell'Europa e 1/4 da tutto il pianeta. Tanta concorrenza non facilita tuttavia il cittadino, che dispone ancora di poche informazioni e di troppe credenze errate sulla figura dello psicologo, spesso immaginato come "il medico dei pazzi".
Dallo psicologo in realtà va sia chi vuole lavorare su risorse e potenzialità per raggiungere un miglior grado di benessere, sia chi sente il bisogno di superare uno stato o una situazione di malessere.
Più in generale, lo psicologo aiuta a uscire da situazioni ansiose o stressanti, sostiene in momenti di crisi, insegna a sciogliere i conflitti e a migliorare il rapporto con se stessi, gli altri e il mondo, guida nel superare prove e performance impegnative, e così via.
Ma come scegliamo lo psicologo più adatto a noi?
Tra i diversi modi, oggi riporto quello proposto da Nardone sul suo Manuale di sopravvivenza per psico-pazienti. L'autore dà un vero e proprio decalogo da seguire per fare una scelta ben ponderata.
1) Evita di farti etichettare patologicamente. Le etichette diagnostiche servono ai professionisti per comunicare tra loro. Evita di farti etichettare a priori ed esigi spiegazioni chiare e comprensibili.
2) Esigi chiare e concrete indicazioni terapeutiche. Chiedi indicazioni precise, evita di farti disperdere in interpretazioni fumose e poco chiare, o in linguaggi tecnici e di difficile comprensione per te.
3) E' il terapeuta al tuo servizio, non tu al suo. Se qualcosa non è chiaro, è un tuo diritto domandare e chiedere finché non sarai soddisfatto: essere totalmente acquiescenti non è né utile, né terapeutico.
4) Inchioda il terapeuta alle sue responsabilità. Bisogna concordare degli obiettivi precisi, chiari e concreti, in modo che tu possa misurare facilmente il processo terapeutico.
5) Chiedi un parametro dell'attendibilità di ciò che state facendo. E' molto difficile stabilire una durata precisa a priori, ma puoi chiedere una previsione.
6) I complimenti fanno piacere ma non guariscono, le denigrazioni possono essere talvolta utili, ma se costanti fanno solo star peggio. Perciò diffida di terapeuti che usano troppo gli uni o le altre.
7) Non perderti dentro la teoria del terapeuta, perdendo di vista i fatti concreti. Supera teorie e ipotesi, valuta concretamente i cambiamenti ottenuti, proponendo la tua valutazione allo psicologo.
8) Evita di sparare con il cannone a un moscerino. Valuta costi e benefici di ogni indicazione terapeutica, sempre nell'ottica di avere spiegazioni chiare e obiettivi misurabili.
9) Se dopo 3-4 mesi non rilevi alcun miglioramento, cambia terapia o terapeuta, o entrambi. Una terapia che non dà un minimo risultato in pochi mesi fa sorgere dubbi sulla sua efficacia per il tuo problema.
10) Tieni a mente che il massimo tereapeutico è ottenere tanto mediante poco. E' meglio cominciare con una terapia che esponga a minor rischi e costi, per passare a metodi più massicci qualora queste non funzionassero.
Queste semplici indicazioni, certamente da aggiungere ad altri consigli e osservazioni, sono molto precise e utili per avere sempre più conoscenza di come scegliere uno psicologo e come valutare il lavoro fatto assieme. Può sembrare che questi punti - che, ricordo, sono scritti da uno psicologo psicoterapeuta - demonizzino la professione, ma in realtà sono pensati per dare degli strumenti di valutazione in mano al cliente, che alla fine è colui che deve fare la scelta finale sulla persona del professionista e sulle sue capacità.
A cura del Dott. Flavio Cannistrà
psicologo a Monterotondo e a Roma
Riferimenti bibliografici
Nardone, G. (2012). Manuale di sopravvivenza per psico-pazienti. Milano: Ponte alle Grazie.
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