Amo un uomo sposato, ma lui non lascia la moglie!
"Ti aspetto e ogni giorno
mi spengo poco per volta
e ho dimenticato il tuo volto.
Mi chiedono se la mia disperazione sia pari alla tua assenza..
no, è qualcosa di più:
è un gesto di morte fissa che non ti so regalare"
Alda Merini
Questo articolo nasce dalle reiterate richieste di consulenza ricevute circa le pene d'amore correlate ad amori "altri" dall'ortodosso. Spesso si tratta di donne che scelgono di fare le amanti, che vivono nell'ombra nutrendo e manutenzionando i matrimoni altrui e, ancora, donne bruco che sperano di diventare farfalle: donne malate di mal d'amore, anzi meglio di fame d'amore, accettano di essere l'altra, la seconda scelta.
Moltissime di queste donne così sofferenti ci scrivono nel tentativo di lenire la loro anima a metà, perché hanno il cuore infranto e l'animo trafitto dal "dolore e dall'attesa": un'anima dilaniata tra la ragione e la passione, tra la speranza e la rassegnazione.
Ci scrivono soprattutto durante le lunghissime domeniche o durante un un agosto interminabile oppure, ancora, durante le ferie che non trascorrono insieme all'uomo che amano.
Come si può vivere la distanza?
Vivere la distanza è tra le condizioni più complesse ed emozionanti al tempo stesso, ma necessita di un equipaggiamento psichico complesso e resistente alla distanza ed all'assenza del quotidiano.
L'amante, colei o colui che ama, facilitato dall'assenza di quotidianità, dall'assenza di cose concrete, vive e nutre il desiderio, che si muove all'interno di un reticolo di emozioni intense, facilitate dalla distanza, dal "tendere verso" e dalla segretezza e trasgresione.
All'interno di questo gioco di seduzione, però, l'amante contribuisce enormemente a mantenere in vita il matrimonio dell'altro/a, nutrendo il desiderio e vivificando il talamo sopito dalla noia e da un quotidiano spesso impolverato dal tempo che passa.
La moglie/marito, spesso, beneficiano dell'ardore riflesso della storia "altra" che contribuisce alla "non scelta" e mantiene immodificato il talamo principale. Quando queste donne, ammantate da sofferenza e desiderio di quotidianità, palesano il desiderio di avere un ruolo diverso nella vita dei loro uomini, abitato da concretezze, pranzi ufficiali, spesa e casa, l'altro scappa via e l'amante quasi mai transita al ruolo di moglie o compagna.
Amori clandestini o scelte coraggiose?
Nessun uomo rinuncia alla clandestinità, al suo amaro piacere ineguagliabile e non sostituibile con la quotidianità. Molte donne ci scrivono afflitte, dicendo che il loro intento era quello di salvare l'uomo che amano, che questi era infelice, incompreso, che non aveva un'appagante vita sessuale e che avrebbe lasciato la moglie per loro.
Queste persone vivono in segretezza, in sordina, senza apparenti pretese, di briciole di affettività che spesso si estingue in fase post-orgasmica e di una sessualità consumata più a conferma dell'amore provato che della reale dimensione ludica. Ci scrivono poi, di domenica, in sofferente attesa di una notizia, di una chiamata o messaggio di fumo, che ovviamente non arriva: ci chiedono consigli, istruzioni per l'uso, strategie di sopravvivenza per il dolore del cuore e dell'anima.
Compaiono i sintomi fisici: gastrite e colite, irritabilità e insonnia, disturbi dell'attenzione e della concentrazione, ma questi amori "altri" sembrano essere insostituibili e sembrano creare in chi li prova sulla propria pelle, una sorta di dipendenza psicologia e di fragilità psichica ed emotiva.
Cosa consigliare agli amanti che soffrono?
Le nostre risposte, a seconda della formazione e degli orientamenti teorici, sono quasi sempre le stesse: suggeriamo loro di volersi più bene, di aspirare a molto di più, tentiamo qualche timida interpretazione delle dinamiche della loro coppia "altra", ma comprendono e si sintonizzano solo con quanto fa loro meno male o è più conveniente per il loro amore.
L'amore non ama a metà.