Papà in sala parto: si o no?

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Dr. Stefano Pozzi Psicologo, Psicoterapeuta

La possibilità che i futuri papà stiano accanto alla propria compagna nel momento del parto è relativamente recente: in tempi passati quello della nascita di un bambino era un evento riservato al mondo femminile, cui assistevano le parenti della partoriente, l’ostetrica ed eventualmente il dottore.

La nascita di un bambino era un momento condiviso e partecipato dalle donne della famiglia, ma non aveva il carattere di “evento” che ha invece acquisito in tempi più recenti, quando ogni nascita può essere l’unica (o quasi).

A cambiare la percezione del momento del parto sono intervenute due variabili:

- il crollo del numero delle nascite, che rende ancor più importante l’arrivo di ogni figlio

- l’ospedalizzazione (e quindi medicalizzazione) di travaglio e parto, che ha consentito di fornire una migliore assistenza alle donne, ma ha anche modificato il contesto della nascita, che ora avviene in strutture che si occupano della salute e alla presenza di estranei.

Con il passare del tempo, inoltre, la coppia si è sempre più isolata rispetto alla famiglia allargata e i parenti estranei ad esse hanno perso il ruolo di contorno che hanno sempre avuto in precedenza,

Il ruolo dei due futuri genitori è divenuto sempre più centrale ed esclusivo, e il padre è sempre più coinvolto in tutte le fasi della gravidanza rispetto a quanto lo erano in genere i padri del passato. Questo coinvolgimento riguarda anche la nascita del bambino, alla quale molti futuri padri si sentono quasi in dovere di assistere sia per fornire supporto morale alla propria compagna, sia perché l’espulsione degli altri familiari dalla scena del parto sembra aver reso necessario che la donna abbia accanto almeno una persona che renda meno impersonale l’ambiente che la circonda quando partorisce.

In previsione del parto, quindi, molti uomini danno per scontata la necessità della propria presenza e, se in parte non riflettono su quello che li aspetta ma accettano la necessità (ma anche il desiderio) di “esserci”, dall’altra nutrono timori rispetto ad alcuni aspetti di quello che vedranno.

In particolare le difficoltà possono riguardare:

- la vista del sangue che può essere disturbante per molte persone (uomini inclusi)

- l’osservazione prolungata del dolore della propria compagna al quale non potranno rispondere con soluzioni concrete

- la possibilità che veder partorire la propria compagna crei successivamente grosse difficoltà ad avere nuovamente rapporti intimi con lei.

Le ricerche sull’argomento hanno condotto a risultati contrastanti, che non consentono di stabilire cosa sia meglio fare in assoluto: assistere o no al parto della propria compagna?

Ogni situazione è diversa dalle altre, ed è sicuramente opportuno che fra i due futuri genitori si instauri un dialogo che consenta ad entrambi di far presenti le proprie aspettative e i propri desideri e timori. Esiste infatti il rischio che entrambi diano per scontato che sia giusta una soluzione piuttosto che l’altra, attribuendo al partner un’opinione che in realtà non rispecchia il suo pensiero.

E’ importante che le future mamme che sentono l’assoluta necessità di avere accanto il proprio compagno possano chiederlo, ma anche che quelle che temono di dover “badare” anche a lui, oltre che al proprio stato fisico, lo dicano senza temere di offenderlo. Se lui non regge la vista del sangue e il timore è quello che svenga è meglio dirgli di rimanere fuori dalla stanza, piuttosto che preoccuparsi anche del suo benessere.

E’ anche importante che i futuri papà che per qualche motivo non se la sentono di assistere al parto lo dicano spiegando le proprie ragioni e discutendone con la propria compagna, qualora lei senta le necessità o il desiderio di avere accanto il proprio uomo in quel momento così delicato.

Se quindi aspettate un bambino e non avete ancora discusso su come vi regolerete in occasione del parto fatelo con tranquillità e dicendovi tutto quello che pensate e sentite: la nascita di vostro figlio sarà un momento indimenticabile e forse unico, ed è importante che siate il più possibile sereni per salutare con gioia l’arrivo del vostro bambino. Se però discutendone si presentassero delle incomprensioni potrà essere utile richiedere una consulenza psicologica di coppia per risolvere e superare eventuali difficoltà.

Data pubblicazione: 22 marzo 2012 Ultimo aggiornamento: 19 aprile 2012

6 commenti

#1
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Dr.ssa Valeria Randone

Ciao Interessante argomento.
Un' altra problematica è la successiva ripresa della vita sessuale, spesso traumatizzata e compromessa dalla non proprio erogena visione dei genitali della donna, durante il travaglio.
Pare, che questa immagine, permanga nel tempo.
Ciao.
valeria Randone

#4
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Dr. Lorenzo Giacchetti

Credo debba essere una possibilità da offrire ad ogni padre.
Credo che l'evento nascita rimanga una delle cose più belle in assoluto e che rende sempre fantastico e mai routine il mestiere che faccio!

#5
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Ex utente

io ho partorito a novembre ed il mio compagno ha assistito, inizialmente ere un pò titubante poi l'ho convinto ed è stato super felice di esser entrato...ha vissuto tutto in "prima fila"accanto all'ostetrica e anche se gli fa senso il sangue quel giorno quella paura non l'ha nemmeno sfiorato tant'è che quando ho partorito e siam ritornati in stanza mi ha detto che sarebbe tornato in sala parto a rivivere quell'esperienza fantastica.A me è stato utilissimo tutto il tempo soprattutto a inizio travaglio quando il dolore inizia a esser forte..e poi come coppia vivere questa esperienza rafforza il sentimento e per noi l'intimità non è per nulla cambiata.Ora tra un pochino riparleremo per il bis.Martina

#6
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Dr. Lorenzo Giacchetti

Grazie Signora del suo intervento! sono anche io d'accordo sulla oppurtinità da dare al padre di assistere al parto e quando possibile anche in sala cesareo

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