Bambini, se il mal di pancia cela la violenza
Uno studio riportato da Acta Paediatrica ha messo in luce un’importante correlazione fra violenza e sintomi psicosomatici nei bambini, stabilendo chi fra loro presenta sintomi psicosomatici (come mal di pancia, mal di testa, insonnia, asma) è più esposto rispetto agli altri al rischio di essere vittima di violenza fisica da parte dei familiari.
Chi fra i 2510 scolari di 10, 12 e 15 anni esaminati ha riferito di soffrire di qualche sintomo cronico ha riferito anche di essere vittima di maltrattamenti fisici da parte dei genitori (12% del campione), e una percentuale di questi ha anche riferito di assistere abitualmente ad episodi di violenza fra i propri genitori (7% del campione).
Gli autori affermano che il loro studio non consente di stabilire se il disturbo psicosomatico è conseguenza della violenza fisica, o se bambini e ragazzini che presentano disturbi cronici sono più maltrattati degli altri dai propri genitori, ma ricordano che lo stress psicosociale (come quello derivante dalla violenza in famiglia) è già stato identificato come fattore di rischio per lo sviluppo di patologie croniche psicosomatiche.
A sostegno del fatto che probabilmente è la violenza fisica ad esercitare un effetto molto deleterio sull’organismo del bambino, i disturbi sono risultati più frequenti fra chi, oltre a subire violenza, la vede anche esercitare da un genitore sull’altro: chi è “solo” maltrattato presenta un percentuale di disturbi cronici inferiore rispetto a chi assiste anche a scene di violenza fra i genitori, e quindi all’aumentare della violenza aumentano anche i disturbi psicosomatici rilevati.
Nel dettaglio, i disturbi considerati dallo studio consistono in condizioni croniche e non transitorie. Alcuni fra i più frequenti all’interno di entrambi i gruppi (maltrattamento vs. maltrattamento + violenza fra genitori) sono: ADHD, epilessia, disturbi mentali, disturbi del linguaggio, eczemi, obesità, mal di stomaco, rinite allergica, asma. I disturbi cronici sono risultati inoltre più frequenti nel gruppo dei 15enni rispetto agli altri soggetti più piccoli.
Indipendentemente dal fatto che i bambini con disturbi siano più maltrattati dai genitori, o che invece sia la violenza fisica a generare disturbi psicosomatici a causa dello stress che provoca nel bambino, il denominatore comune delle situazioni esaminate da questo studio è la presenza di violenza nelle famiglie in cui i figli presentano patologie psicosomatiche croniche. A questo riguardo gli autori citano anche studi precedenti concludendo che:
“rispetto agli altri, i bambini colpiti da disabilità corrono 3,8 volte il rischio di essere trascurati o maltrattati fisicamente e 3,1 volte il rischio di essere abusati sessualmente”.
Le conclusioni che si possono trarre dipendono quindi dalla dimostrazione del fatto che i bambini con disturbi cronici corrono maggiori rischi di maltrattamento, e questo dovrebbe indurre chi si occupa di loro dal punto di vista sanitario a:
- considerare la possibilità che il bambino con disturbi psicosomatici sia maltrattato e affrontare con i genitori il discorso della difficoltà della sua gestione, indirizzandoli eventualmente ad uno psicologo perché trovino uno spazio nel quale essere ascoltati e aiutati a gestire il figlio
- chiedersi quanto il bambino non sia un “malato”, ma stia semplicemente esprimendo sul piano corporeo un malessere non certo curabile con i farmaci prescritti per trattare la sintomatologia che presenta, e iniziare a restituire alla famiglia un’ipotesi di lettura biopsicosociale della situazione e a consigliare di conseguenza un trattamento integrato (medico e psicologico) della patologia.
Il decorso delle malattie psicosomatiche è generalmente cronico anche a causa della difficoltà con cui sono riconosciute e trattate adeguatamente: intervenire fin da subito per aiutare il bambino che ne soffre gli consentirà di non esserne accompagnato per tutta la vita o almeno di contenere la sintomatologia, e se, accanto a questo, fosse istituito anche un percorso di sostegno per i genitori, sarebbe possibile non solo ottenere che il disturbo si attenui, ma anche che migliori la qualità della vita di tutta la famiglia.