Risarcimento emotivo. Quando nella coppia chiedere scusa non basta
Quante volte all’interno di una discussione di coppia abbiamo dovuto dire mi dispiace. E quante volte ci siamo sentiti dire non è così semplice! Dopo un torto effettuato, come una bugia, un tradimento, un litigio o dopo una qualsiasi divergenza, chiedere semplicemente scusa, in una coppia, il più delle volte, sembra non bastare ma, ciò che appare paradossale è l’incapacità del partner di definire esattamente quello che dovremmo fare per farci perdonare. Ed ecco che siamo lì a patire pene morali nel tentativo di mettere in atto strategie che siano in grado di ammorbidire emotivamente il partner, cercando di intravedere, in quest’ultimo, un piccolo bagliore di perdono. Ma ogni tentativo viene puntualmente frustrato da frasi del tipo non credere che abbia dimenticato o, crudelmente più sottile, non è così semplice! Ed ecco che torniamo a tormentarci chiedendoci inutilmente, ma che cosa dovrò mai fare?
In realtà non ci rendiamo conto che lo stiamo già facendo, ossia ci stiamo tormentando ed è esattamente il prezzo che il/la partner ci chiede di pagare per il torto. Il risarcimento emotivo, ossia quel risarcimento che ci viene chiesto per coprire il danno emotivo che abbiamo commesso mediante il nostro comportamento.
E’ la nostra sofferenza, il disagio, la frustrazione nel vedere in continuazione il/la partner carico/a di indignazione, rabbia, disgusto che rappresentano quel risarcimento che ci viene celatamente chiesto e non c’è nulla che si possa fare proprio perché già stiamo riempendo quella voglia di rivalsa emotiva e morale che Il/la partner pretende. Nonostante le parole di conforto sul suo dispiacersi del nostro stato, il processo continua senza alcun freno, fin quando non ci si rende conto che quella richiesta di risarcimento, in realtà, sta solo logorando in modo più subdolo il rapporto.
Dopo il torto, senza rendersene conto, chi lo ha subito mette in atto questa richiesta di rimborso emotivo semplicemente per nutrirsi della sofferenza del compagno, come una sorta di compensazione per quella subita. Tu mi hai fatto soffrire, ora è il tuo turno. E questa, inconsapevolmente, rappresenta la scelta peggiore che si possa fare. Una scelta che induce verso un circolo vizioso che spinge il partner a logorarsi e ad assumere atteggiamenti conseguentemente più confusi che, a loro volta, fanno aumentare il prezzo del risarcimento richiesto. Purtroppo, tale risarcimento rappresenta un’illusione, un’inutile speranza che la sofferenza del partner possa rimarginare la nostra ferita emotiva. In realtà, non ci si rende conto che la vera cura sta nel perdono!
L’obiezione potrebbe essere: l’ho fatto tante volte ora sono stanca/o. Altra concezione illusoria, perché se vi è davvero la perdita di fiducia, il bivio da considerare sta tra il perdono o la rottura della coppia. La terza soluzione, inquadrata nelle richiesta di risarcimento emotivo, è la scelta più drastica perché è orientata a distruggere la serenità di entrambi i partner. Spesso, la terapia di coppia ha proprio la funzione di far riconoscere tale richiesta di risarcimento e orientare verso nuovi accordi. Se non si può perdonare ci si deve allontanare! Purtroppo non ci sono soluzioni alternative valide, tranne quelle che farebbero peggiorare il problema. In psicoterapia, a volte, la coppia può trovare vie più semplici per il perdono eliminando ogni assurda pretesa di risarcimento morale ed emotivo.
La frase non è così semplice è solo un modo celato di dire ora è il tuo turno! In questo modo si aprono le vie per nuovi conflitti.