La “mentina dell’amore”: nuovo farmaco per la mancanza d’erezione
Il viagra (sildenafil), la famosa e famigerata pillola blu, nel mese di maggio ha compiuto 13 anni, rivoluzionando l’approccio e la cura al “deficit erettivo”, disfunzione sessuale maschile, che colpisce milioni di uomini di tutte le fasce d’età.
In aggiunta alle già famose “pillole dell’amore”, giunge adesso in commercio la “mentina dell’amore”, la nuove versione del verdanafil, battezzata così dalla casa farmaceutica, proprio per l’estrema facilità e discrezione con cui l’uomo può assumerla anche senza grande preavviso, in prossimità di un incontro amoroso.
Si scioglie in bocca in pochissimi secondi, lascia un gradevole sapore di menta e rinfresca l’alito.
La nuova formulazione del vardenafil in versione “orosolubile” è disponibile in confezioni da 4 compresse di colore bianco e per acquistarlo, naturalmente, occorre un’indispensabile diagnosi clinica di tipo andrologico e la conseguente prescrizione.
Oggi, purtroppo le pillole pro-erettive, vengono spesso confuse per afrodisiaci, rinvigorenti la capacità erettiva, rinforzi per l’autostima maschile, supporto psicologico per momenti topici della vita dell’uomo e tanto altro, che esula dall’aspetto intrinseco correlato al farmaco.
Mi trovo spesso a rispondere a richieste di consulenze, di giovani e non, che in preda all’ansia da prestazione o alla paura di poter fare cattiva figura, si “auto prescrivono” i farmaci, con modalità preventiva ed anticipatoria il possibile fallimento sessuale.
Da clinico che si occupa di sessualità mi chiedo se la facilità di somministrazione di un farmaco, rende “meno farmaco” la molecola?
La possibilità inoltre di contraffare l’assunzione della pillola, facendola credere una mentina, può indurre in tentazione anche chi non ne ha reale necessità?
Le pillole dell’amore, sono sicuramente un valido supporto al deficit erettivo, ma sono esclusivamente sintomatiche e non curative, funzionano cioè fino a quando il paziente le assumerà.
La sessualità necessita di un approccio poliedrico ed a più mani, oggi infatti in clinica si parla di “etiologia mista”correlata al d.e, sia per l’alto impatto che la sfera della sessualità ha sulla qualità della vita del singolo e della coppia, che per la non sempre differenziazione tra cause ed effetti, in quanto gli effetti diventano cause e viceversa, rinforzando la disfunzione.
In tutte le tavole rotonde e congressi a cui partecipo, il messaggio da portare a casa è sempre univoco: “ le disfunzioni sessuali che siano maschili o femminili, necessitano di team di specialisti, che nel rispetto e nell’intersecarsi delle loro competenze, collaboreranno nel processo di cura del paziente”.
Il concetto atavico di parcellizzazione del paziente in base agli "organi compromessi", è per fortuna superato da tempo.
Una “diagnosi non completa” ed una terapia che non affronti le cause nella loro globalità possono costituire , un fattore di mantenimento del disturbo nel tempo, anziché la risoluzione della disfunzione.