Verginità, parte seconda: dalla parte dell’uomo

valeriarandone
Dr.ssa Valeria Randone Psicologo, Sessuologo

La fatidica prima volta è sempre investita e caratterizzata da importanti significati simbolici, che amplificano l’ansia e la preoccupazione correlata al “primo rapporto sessuale”.
Quando si parla di verginità, la si correla al “mondo femminile”, proprio perché il primo rapporto sessuale è caratterizzato dalla deflorazione, la  fisiologica rottura dell'imene normalmente susseguente al primo rapporto sessuale completo e penetrativo.


La scelta del momento in cui avere il primo rapporto sessuale, oggi è più anticipata nel tempo ed avviene con scarsa consapevolezza , formazione ed informazione, quasi ascoltando un bisogno interiore impellente, cioè quello di togliersi il pensiero, variando però da individuo ad individuo in funzione della religione, regione, dei valori  interiorizzati  ed alle esperienze vissute.


La verginità maschile, rispetto a quella femminile,correlata invece ad impaccio, scarsa capacità seduttiva ed un bisogno urgente di avere il primo rapporto sessuale il più precocemente possibile, per percepirsi maschi adulti e dall’identità sessuale certa.
In passato infatti, i padri erano soliti accompagnare i figli appena maggiorenni da “professioniste del sesso”, per evitare di ritardare invano il transito alla vita erotica adulta, esperienza spesso devastante sul piano psichico e talvolta anche fisico.
Solo in tempi relativamente recenti, si sono allentati i rigidi pregiudizi sociali che facevano coincidere il valore della donna e la sua moralità con la possibilità di giungere vergine al matrimonio.
La “prima volta” è un evento significativo che crea in tutti ansia, ansia da prestazione ,da dimensione ed apprensione.


I ragazzi, si approcciano alla prima volta, abitati dalla paura di non essere all’altezza della situazione, di non avere un pene sufficientemente grande, di fare brutta figura, di non avere un’erezione valida e  sufficiente alla fatidica e faticosa prima penetrazione, di non durare tanto quanto basta per soddisfare la partner e di poter andare incontro ad una vulnerabilità erettiva o ad un’eiaculazione precoce.
Per le ragazze invece, questa esperienza è spesso associata alla paura del dolore ed alla consapevolezza o al timore di perdere la verginità

 

Suggerimenti pratici

- L’età giusta. Molto spesso la prima volta segue le mode mediatiche del momento, i tempi degli altri, ma raramente il bisogno e la maturazione interiore.
Non esiste un’età cronologica giusta ed uguale per tutti, ma un’”età soggettiva” adeguata, frutto dell’intersecarsi della maturazione fisica, psichica e relazionale, al fine di rispettare ed ascoltare sia il “corpo biologico che psicologico”.

- La persona giusta. Anche in questo caso, leggende, mite ed aspettative si intersecano creando confusione . La persona giusta , non è il primo a che capita, disposto a transitare velocemente alla vita adulta, né il principe azzurro per la ragazza o la donna vergine donna da sposare per il ragazzo, ma il compagno che per età, esperienze di vita, empatia emozionale e sessuale, si può approcciare a questa importante esperienza con calore,calma, affetto e dolcezza.

- Ambiente giusto. L’ambiente giusto è un elemento di fondamentale importanza, sia per proteggere quest’esperienza intima da occhi indiscreti, che per tutelare da quote d’ansia ed attacchi acuti di paura.
La tanto frequentata macchina, non è il luogo ideale, sia per le scomode possibili posizioni, che per l’assenza di tutela e riservatezza.
Mentre la ragazza teme di provare dolore, il ragazzo teme di non mantenere l’erezione o di durare a lungo, così la macchina rappresenta un possibile palcoscenico per catastrofici atti amorosi e, cominciare bene, garantisce una memoria corporea positiva e ludica del piacere.

- Contraccezione. Una buona , serena e ludica sessualità, correla con una  buona contraccezione, sia per evitare percorsi gravidici indesiderati, che malattie sessualmente trasmissibili, in modo da concentrare l’attenzione e la sensorialità sul partner e sul rapporto sessuale e non su possibili preoccupazioni.

- Evitare il trauma, sia psichico che fisico: se è possibile rinunciare alla penetrazione in un’unica sola volta, ma effettuarla gradatamente, senza fretta, in diversi giorni o settimane.

 

Questo è attuabile, se la prima volta avviene all’interno di un rapporto di coppia, che comprenda una sessualità non disgiunta dall’affettività.
Parlare con i genitori o i clinici di riferimento in caso di guai.

Data pubblicazione: 03 settembre 2011

6 commenti

#1
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Utente 165XXX

Da uomo, posso dire che la prima volta è davvero qualcosa che ti riempie d'ansia e può portare a trovare scuse per rinviare. In età più grande, poi, la cosa è sempre più difficile per l'imbarazzo legato a questo grande segreto (oltre che alla sorpresa della donna con cui si vorrebbe fare sesso). Basta non dire nulla, ma serve a poco: è impossibile simulare esperienza laddove non se ne ha! Bel guaio... in quei casi, forse è meglio tornare ai vecchi sistemi che lei citava.

#2
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Dr.ssa Valeria Randone

Graize di avere scritto.
Credo che la simulazione o il non dir nulla non servano a molto, con il tempo e l'esperienza, quest'ansia può lasciare spazio all'empatia sessuale ed all'aspetto ludico, ma senza premura ed il dover dimostrare altro da sè.
Cari saluti

#3
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Utente 323XXX

Ho molto apprezzato l'aspetto emozionale-ludico e di dolcezza a cui lei fa riferimento. Dopo una piccola parentesi omosessuale senza penetrazione con un mio compagno di classe durata dai 14 ai 16 anni che ho voluto cancellare perche' le ragazze mi interessavano di piu', ho perso o meglio guadagnato non lo so la verginita' con una donna in eta' ritenuta avanzata: avevo quasi 27 anni lei 23, e specialmente quando racconto la mia esperienza con la prima donna suscito sempre stupore e qualche risolino. Per di piu' sono maschio e questo proprio stupisce. Sono costretto a non dire niente, addirittura non mi credono perche' sono spigliato, simpatico e proprio non si puo' accettare che un ragazzo come me abbia fatto l'amore cosi' "tardi". Con la prima ragazza sicuramente mi accumunava l'aspetto ludico, condividevamo piu' che altro il divertimento. Morivo dalla voglia di provare a penetrarla e di guardare nei suoi occhi la reazione che le procuravo. Lei non era vergine. Per gioco le dissi che ormai stavo diventando vecchietto ed era ora per me di muoversi. Lei stentava a credermi, giocando giocando il tempo passava, sapevo che non sarebbe stata una storia seria e nell'intimita' della sua cameretta ho cominciato a baicarla e abbiamo fatto l'amore. Credevo che partire da una storia di letto fosse un buon inizio ma lei dopo una settimana ha chiuso con me. In quei giorni era sempre disponibile, la penetrazione mi inorgogliva giorno per giorno, farlo due tre volta al giorno mi faceva sentire forte. Ci rimasi male per qualche giorno, poi mi sono convinto che si fa l'amore per condividere qualcosa anche il divertimento, ognuno a modo suo, io ho aspettato tanto ed e' avvenuto come me lo volevo: nell'intimita di una camera e con dolcezza. Dopo quella storia ho avuto un anno di fermo quasi, poi e' arrivata la mia attuale ragazza con la quale condivido tutto. Non importa il numero delle volte o l'eta' giusta cio' che importa e' sentirsi adeguato al momento e alla persona che si ha di fronte. Ogni volta sperimento un piacere diverso: a volte piu' fisico a volte piu' legato alla crescita come coppia stabile. Fare sesso e' lunica abilita' che viene dalla sintonia di un momento che puo' durare anni o pochi giorni. L'esperienza non ti da' sicurezze in piu'.
P.S: trovo la macchina la morte della dolcezza e della comodita'. :)

#4
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Dr.ssa Valeria Randone

Gentile Utente,
La ringrazio per il suo racconto, empatico, autentico, chiaramente comunicativo....credo utilissimo per chi la leggerà.
L' intimità non ha una data di scadenza, nè si valuta a prestazioni, numero di rapporti o acrobazie sessuali....andrebbe sempre enfatizzata la dimensione dello scambio e della relazionalità, correlata alla sessualità.
La "sessualità è un essere, non un fare".

Valeria Randone

#5
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Utente 323XXX

La sessualita' penso sia un fatto di gusti.. in alcuni periodi amiamo la fragola, in altri il cioccolato, alcune volte li mischiamo altre no..a nessuno verrebbe in mente di scandagliare i motivi per i quali si preferisce un gelato ad un altro. Ecco ho cercato di fare questo con me stesso: lasciarmi andare senza chiedere, senza aspettare il momento giusto che poi puntualmente arriva quando ormai non ci pensi piu'. I miei coetanei parlano sempre di numero di ragazze "fatte" come fosse un trofeo da esibire, danno per scontato che farlo sotto i 20 anni massimo sia giusto per un ragazzo. Io preferisco invece pensare ad emozioni intime condivise e vissute. Negli anni in cui non avevo rapporti ho sempre preferito credere di non trovare ragazze alla mia altezza piuttosto che inventare il numero di prestazioni o confessare di essere "vergine". Non ho chiesto alla mia ragazza di raccontarmi le sue precedenti esperienze sessuali come fanno in molti perche' creerei un precedente per fare paragoni inutili. La sessualita' e' piacere, divertimento, incontro, emozione e profumo della persona che vogliamo. Purtroppo parlandone si finisce coll'essere etichettati e catalogati ma puo' un'emozione essere catalogata?
Grazie per l'ascolto e per quello che scrive cara dott.ssa!

#6
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Utente 551XXX

una domanda,
l' ipocondria con relativi attacchi d' ansia fortissimi puo' essere associata alla verginita' adulta'?

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