Università italiana: un affare di famiglia? Evidenze statistiche di nepotismo nei nostri atenei
Un ricercatore italiano impiegato all’Università di Chicago, Stefano Allesina, ha condotto un’analisi statistica sulle università italiane, trovando conferme alle sempre più diffuse accuse di nepotismo.
Confrontando le frequenze di occorrenza dei cognomi di più di 61.000 docenti di medicina, ingegneria, legge e altri campi, Allesina ha trovato schemi incompatibili con assunzioni imparziali e a pari opportunità. L’analisi è pubblicata dalla prestigiosa rivista PloS ONE e rifiuta la nozione che i casi di nepotismo accademico pubblicati dai media siano solo casi isolati.
Dice Allesina: “Non si tratta di mele marce, le cose vanno veramente male. Ho potuto verificare che in parecchie facoltà sono presenti molti meno cognomi di quelli che sarebbe lecito aspettarsi a caso e ciò indica probabilità molto, molto alte di assunzioni nepotistiche”.
Negli anni recenti più di uno scandalo ha colpito le nostre università, con accuse di assunzioni per parentela in posizioni chiave. Per misurare il nepotismo nelle università italiane, Allesina ha impiegato un database pubblico del Ministero dell’Istruzione, che comprendeva nome e cognome, dipartimento e facoltà di più di 61.000 docenti. Allesina ha usato i cognomi per costruire una semplice analisi di frequenza. Più di 27.000 cognomi apparivano almeno una volta nel database, perciò i cognomi insolitamente concentrati rappresentavano un indizio di acasualità, ovvero di nepotismo. Il computer ha effettuato una cosiddetta simulazione Montecarlo, ovvero un numero molto alto di estrazioni casuali dall’insieme dei cognomi per vedere quanto fosse probabile rispecchiare la situazione esistente nella realtà.
Ad esempio, fra i 10.783 docenti che lavoravano a medicina sono stati rilevati 7.471 cognomi distinti. Ma dopo un milione di estrazioni casuali, Allesina non ha mai ottenuto meno di 7.471 nomi, segno di una frequenza improbabile e quindi di assunzioni per parentela.
“È una procedura molto semplice, chiunque abbia un pc può ripeterla. Ho voluto di proposito renderla estremamente semplice e rozza, proprio perché così è più potente: se ciò che ho fatto io funziona, qualunque analisi più complessa funzionerà. Eppure anche una ricerca semplice come la mia mostra che ci sono facoltà dove le cose vanno in modo molto diverso da quanto sarebbe lecito aspettarsi”.
Allesina ha ripetuto il calcolo su 28 diversi settori accademici, trovando i tassi più alti di nepotismo in ingegneria, legge, medicina, geografia e pedagogia. I settori dove la distribuzione di frequenze è risultata più vicina a quella casuale - quindi con i tassi più bassi di nepotismo - sono risultati linguistica, demografia e psicologia.
In un’altra analisi Allesina ha studiato la distribuzione geografica del nepotismo lungo la penisola. L’analisi ha mostrato un gradiente netto di aumento del nepotismo dal nord al sud, con picco massimo in Sicilia. Il gradiente rispecchia altre statistiche negative che affliggono il nostro paese come la mortalità infantile, il crimine organizzato e il tasso di suicidi, tutti più alti al sud e più bassi al nord.
“Per un italiano questi non sono dati nuovi” dice Allesina, un cervello in fuga: “È come la narrazione di due paesi differenti che differiscono nel livello di qualità dei servizi pubblici. In Italia la fuga di cervelli è molto alta e io credo che il nepotismo sia uno dei fattori che contribuisce ad alimentare questo fenomeno.”
L’attuale Governo ha varato un piano di riforma delle università che stabilisce nuove regole per le assunzioni e per la distribuzione dei finanziamenti, malgrado l’opposizione di docenti e studenti. Allesina sostiene che la sua semplice analisi potrebbe essere facilmente effettuata di nuovo in futuro, per vedere se il piano avrà avuto successo.
Vedere qui il link all’articolo di Allesina.
Fonte:
S. Allesina. 2011. Measuring Nepotism through Shared Last Names: The Case of Italian Academia. PLoS ONE.