La psicologia positiva: una strada per la felicità
La salute mentale è ormai considerata non solo assenza di sintomi ansiosi o depressivi o assenza di un disturbo diagnosticato, bensì uno stato di benessere che consente alle persone di superare le normali tensioni della vita quotidiana, trovare soddisfazione e appagamento nel lavoro e contribuire alla vita sociale.
Lo scopo della psicologia positiva non è tanto insegnare il buon umore quanto studiare i meccanismi che aiutano a star bene e a combattere gli effetti dello stress.
Partendo dall’efficacia ormai assodata dei vaccini nel combattere le malattie infettive, i ricercatori stanno cercando di applicare gli stessi principi al campo delle malattie mentali provando a stimolare le “difese psichiche naturali” delle persone.
L’empatia, la creatività, il senso di giustizia, l’ottimismo, il perdono, sono alcune di quelle difese naturali individuate che contribuiscono alla realizzazione dell’individuo e al buon funzionamento sociale.
Oggi studiare ciò che favorisce la felicità dell’essere umano non è considerato uno scopo futile della psicologia. I metodi utilizzati per la ricerca sono gli stessi che hanno contribuito alla costruzione del sapere psicologico e all’interno di essi si distinguono tre aree principali: le esperienze soggettive positive (vale a dire la felicità o il benessere), i tratti di personalità positivi (ossia l’ottimismo e l’empatia), la realizzazione delle potenzialità umane.
Christopher Peterson, dell’Università del Michigan, ha proposto una versione positiva del DSM (manuale diagnostico per i disturbi mentali sviluppato dall’American Psychiatric Association), ossia una classificazione delle 24 caratteristiche positive dell’essere umano, che lui definisce “punti di forza del carattere”.
Saggezza e sapere
- Curiosità e interesse per il mondo
- Desiderio di imparare
- Giudizio, senso critico, apertura di spirito
- Ingegnosità, originalità, intelligenza pratica
- Lungimiranza, capacità di mettere in prospettiva gli eventi
Coraggio
- Valore e coraggio
- Perseveranza, assiduità, diligenza
- Integrità, autenticità, sincerità
- Entusiasmo
Umanità e amore
- Amore e attaccamento
- Gentilezza e generosità
- Intelligenza sociale
Giustizia
- Senso della giustizia e del dovere, lealtà
- Equità, imparzialità
- Rispetto delle gerarchie
Moderazione
- Capacità di perdono
- Umiltà e modestia
- Prudenza, discrezione, capacità di prendere precauzioni
- Autocontrollo
Trascendenza
- Apprezzamento della bellezza e dell’eccellenza
- Gratitudine
- Speranza, ottimismo e apertura verso il futuro
- Gioia e senso dell’umorismo
- Spiritualità, ricerca del senso della vita
Coltivando tali punti di forza si possono migliorare l’umore e il comportamento con effetti positivi sulla vita personale ed individuale.
Certo, numerose ricerche nel campo della genetica del comportamento suggeriscono che la felicità soggettiva è determinata per il 50% da variabili psicofisiologiche sulle quali non è possibile intervenire, ma per il restante 50% la felicità si può “imparare”.
Sono state individuate tecniche per aumentarla, ad esempio imparando a gustare l’esperienza positiva vissuta o riportando la propria mente su certi aspetti di un evento che ci ha resi felici. Durante una ricerca Martin Seligman, dell’Università della Pennsylvania, pioniere della psicologia positiva, ha chiesto a 400 partecipanti di scrivere ogni sera per una settimana tre cose che stavano andando bene nella loro vita. Dovevano inoltre indicare le cause di questi aspetti positivi. In un’altra condizione sperimentale un gruppo di volontari doveva riempire un questionario dei punti di forza del proprio carattere per poi ricevere dei commenti individuali sulle caratteristiche indicate. Alla fine, ai partecipanti, veniva dato il compito di utilizzare uno di questi punti di forza in modo nuovo ogni giorno per una settimana. Il gruppo di controllo doveva semplicemente scrivere i ricordi della propria infanzia ogni sera per una settimana. I risultati dimostrano che il fatto di scrivere ciò che va bene, ricollegarlo ad una causa o provare ad attivare uno dei punti di forza del proprio carattere, contribuisce ad aumentare il benessere soggettivo e a farlo durare più a lungo.
Se è vero che la psicologia positiva ha riabilitato la felicità come oggetto di studio , questa disciplina non consiste nel prescrivere cure di autosuggestione, ma ho l’obiettivo di aiutare le persone ad adottare modi nuovi di pensare e agire, che coinvolgono generalmente anche gli altri e aumentano la propria felicità soggettiva.
La felicità insomma non è un dovere ma attraverso la psicologia positiva possiamo sviluppare utili strumenti per stare meglio.
Fonte: Mente & cervello n.80, anno IX, Agosto 2011