Salute mentale urbanizzazione.

Il lato oscuro dell’urbanizzazione: un costo psichico che ci tocca pagare

Forse non lo sapete, ma dietro le luci sfavillanti delle nostre città, si nasconde un nemico oscuro, assopito dentro le nostre stesse menti, pronto a manifestarsi in tutte le sue più nefaste conseguenze.

Il nemico di cui parliamo è l’urbanizzazione stessa. La sua crescita a livello globale sta portando a un sempre maggiore declino della salute mentale della popolazione.

Questo porta a chiedersi se i tanti vantaggi che l’urbanizzazione offre in termini di accesso a servizi e opportunità economiche valgano il prezzo del nostro benessere psichico.

Esplorare allora la questione da questa prospettiva, diventa fondamentale per riuscire, a livello politico e istituzionale, a bilanciare sviluppo urbano e benessere psicologico della popolazione.

Urbanizzazione e salute mentale: gli elementi da considerare

I numeri del fenomeno confermano che il processo di cambiamento urbano e sociale non fa che aumentare.

La popolazione mondiale, infatti, è sempre più urbanizzata. Più del 50% delle persone vivono in aree urbane e si stima che entro il 2050 le città saranno abitate da due terzi della popolazione globale.

Gli elementi dell’urbanizzazione che inciderebbero maggiormente sulla salute mentale sono diversi:

  • da edifici residenziali e commerciali ad alta densità,
  • a un accesso ridotto alle aree verdi,
  • fino a un’esposizione a sostanze potenzialmente nocive e a condizioni sociali più stressanti.

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I ricercatori internazionali studiano il fenomeno

A corroborare questa teoria, una ricerca condotta da un team internazionale di ricercatori delle università Charité – Universitӓtsmedizin Berlin, Fundan University Shanghai e tianjin Medical University [1], che hanno analizzato i dati di più di 150.000 partecipanti per valutare la relazione tra ambienti urbani e sintomatologia psichiatrica.

La ricerca è stata pubblicata su Nature Medicine rivelando una correlazione negativa tra urbanizzazione eccessiva e salute mentale, derivata da meccanismi neurobiologici complessi e influenzata anche da fattori genetici.

L’inquinamento atmosferico e acustico, il traffico, la prossimità di spazi verdi e diversi indici socioeconomici sono solo alcune delle 128 variabili ambientali legate alla residenza dei partecipanti allo studio che sono state oggetto di valutazione, venendo messe in relazione con la presenza di sintomi di depressione, ansia e instabilità emotiva e con parametri neurobiologici da cui possono originare.

Lo studio ha confermato il legame tra urbanizzazione e salute mentale

Il risultato della ricerca ha confermato che coloro che vivono in aree urbane rischiano di sviluppare maggiormente disturbi mentali.

Sono quindi emersi tre diversi profili urbani che rispecchiano altrettante patologie legate a:

  • disturbi depressivi,
  • d’ansia
  • o stress dipendenti

e che trovano la loro spiegazione in meccanismi neurobiolgici specifici e in variabili genetiche.

Urbanizzazione e depressione

Il primo profilo ambientale urbano emerso è stato correlato a maggiori sintomi di depressione, derivati da:

  • deprivazione sociale,
  • inquinamento atmosferico,
  • alta densità della rete stradale e uso intensivo del suolo urbano.

I meccanismi neurobiologici che ne stanno alla base riguardano le aree del cervello coinvolte nell’elaborazione della ricompensa, quali lo strato ventrale, legato alla motivazione e alla sensazione di piacere, e la corteccia prefrontale, implicata nel controllo esecutivo e nella regolazione emotiva.

L’esposizione a un ambiente urbano stressante potrebbe, dunque, influenzare i circuiti cerebrali responsabili della regolazione dell’umore con ricadute in ambito depressivo.

Allo stesso modo, il gene CRHR1, regolatore della risposta allo stress, gioca un ruolo centrale nella regolazione di tale risposta allo stress.

Una predisposizione genetica a una risposta allo stress più intensa potrebbe rendere alcune persone più vulnerabili alle ricadute negative degli ambienti urbani privati e inquinati.

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Urbanizzazione e ansia

Il secondo profilo ambientale urbano è stato, invece, correlato a un minor numero di sintomi di ansia, comprendendo elementi quali la presenza di aree verdi e la facilità di accesso a servizi e strutture ricreative in grado di fornire un ambiente che riduca lo stress e favorisca la salute emotiva.

Anche in questo caso, i fattori protettivi di tale profilo sono mediati da regioni cerebrali necessarie alla regolazione delle emozioni.

Ed ecco allora che l’amigdala, necessaria per la risposta emotiva e la percezione della paura, e la corteccia frontale inferiore, coinvolta, invece, nel controllo cognitivo delle emozioni diventano centrali nella fattispecie.

Il gene EXD3 è stato associato ai sintomi di ansia, della fobia e di disturbi dissociativi. Essendo il gene coinvolto nei processi di riparazione del DNA ed essendo altamente espresso nelle aree corticali frontali è stato collegato a disturbi dell’ansia.

La predisposizione genetica, quindi, può ampliare gli effetti negativi dei fattori ambientali urbani sulla sintomatologia ansiosa.

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Urbanizzazione e instabilità emotiva

Il terzo profilo ambientale urbano riguarda un gruppo di sintomi di instabilità emotiva, quali sbalzi d’umore e alta sensibilità emotiva.

A tal riguardo, il mix di abitare in palazzi sovraffollati, avere scarsa disponibilità di servizi sociali e di strutture ricreative, può diventare, alla lunga, una fonte di stress cronico.

Le regioni del cervello coinvolte possono venire attivate sia nell’area del polo frontale, necessario a regolare le emozioni e nella gestione dello lo stress, sia dall’amigdala che ricopre un ruolo determinante nella risposta emotiva e nell’ansia.

Oltre a queste possono attivarsi anche il giro prefrontale, associato al controllo motorio e all’espressione delle emozioni, la corteccia insulare, che integra le sensazioni fisiche con quella emotive, e il cervelletto, legato alla coordinazione motoria, nella regolazione delle emozioni e nell’elaborazione cognitiva.

Anche in questo caso, è un gene a far la differenza: il gene IFT74, che è stato associato ai sintomi di instabilità emotiva.

Le variazioni in questo gene sono in grado di aumentare la vulnerabilità agli effetti di ambienti urbani densamente popolati e con elevate infrastrutture sulla stabilità emotiva.

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Pianificazione urbana e sanità pubblica

Urbanisti, politici e professionisti della salute mentale sono quindi tutti coinvolti nella questione. Quantificando il contributo effettivo di ciascun fattore ambientale ai sintomi psichiatrici si potrebbe aiutare le istituzioni a indirizzare interventi di sanità pubblica del futuro, dando loro priorità.

Gli interventi di pianificazione urbana dovrebbero da un lato coinvolgere l’inclusione di polmoni verdi nelle aree urbane, che ridurrebbero i sintomi d’ansia, migliorando il benessere emotivo, e dall’altro, diffondere infrastrutture sociali come scuole, ospedali e strutture ricreative, bilanciando l’affollamento e lo stress aggiuntivo sui residenti.

Da ultimo, implementare politiche che riducano l’inquinamento atmosferico e acustico potrebbe impattare in modo positivo sulla salute mentale dei cittadini.

Allo stesso modo, gli interventi di salute pubblica dovrebbero prevedere programmi di supporto psicologica, una promozione di stili di vita sani e una sensibilizzazione ed educazione di base, sui rischi associati agli ambienti urbani.

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Conclusioni

Studiare i meccanismi attraverso i quali gli ambienti urbani possono influenzare la salute mentale, ci fa comprendere come fattori ambientali e genetici interagiscano per influenzare i sintomi psichiatrici.

Da qui si dovrebbe partire per aiutare a sviluppare a livello istituzionale interventi specifici per migliorare il benessere mentale nelle aree urbane.

Diventa fondamentale, alla lice delle scoperte registrate, considerare il contesto ambientale complessivo senza isolare i singoli fattori, e integrare di conseguenza approcci multidisciplinari che mixino urbanistica, politica pubblica e genetica per affrontare le sfide della salute mentale nelle città.

Bibliografia

  1. Jiayuan Xu, Nana Liu, Elli Polemiti, Liliana Garcia-Mondragon, Jie Tang, Xiaoxuan Liu, Tristram Lett, Le Yu, Markus M. Nöthen, Jianfeng Feng, Chunshui Yu, Andre Marquand, Gunter Schumann & the environMENTAL Consortium. Effects of urban living environments on mental health in adults. Nature Medicine 29, 1456–1467 (2023)
Data pubblicazione: 02 luglio 2024

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