IA in medicina e psichiatria: oltre la fantasia, verso una realtà rivoluzionaria
La tecnologia delle Intelligenze Artificiali (IA) sta rivoluzionando un’ampia gamma di settori, creando applicazioni concrete e funzionali alle attività quotidiane.
Nel contesto medico, questo fa nascere sfide e opportunità mai sperimentate prima, che vanno ad agevolare il lavoro degli specialisti in ambito diagnostico, terapeutico e di gestione del paziente.
D’altro canto, non mancano le preoccupazioni sui rischi etici e operativi che tali tecnologie, ancora agli arbori, possono portare con sé.
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L’IA esce dai libri di fantascienza
Il concetto di macchine pensanti ha attraversato secoli di letteratura e cinematografia da "Frankenstein" di Mary Shelley ai robot di Isaac Asimov, fino a pellicole come "Metropolis", "Blade Runner", "Matrix" e "2001: Odissea nello spazio".
Tuttavia, è stato solo nel 1956, al Dartmouth College, che ha preso forma reale un'epoca di speculazione e ricerca nel campo dell'Intelligenza Artificiale (IA).
Oggi, l'IA è una realtà interdisciplinare che, tentando di riprodurre il comportamento, il linguaggio e l’interazione umana con l’ambiente, permea molteplici settori, tra cui la medicina.
Intelligenza artificiale: rischi e benefici
Quali sono i pro e contro di una tecnologia in grado di apprendere?
Nel campo medico, l'IA sta rivoluzionando le pratiche diagnostiche e terapeutiche, offrendo una precisione e un'efficienza senza precedenti.
Grazie ad algoritmi di apprendimento avanzato, l'IA è in grado di analizzare esami clinici, radiografie, risonanze magnetiche ed esami del sangue con una precisione che spesso supera quella dei medici stessi, consentendo diagnosi più rapide e trattamenti mirati.
Ma l'IA va oltre la semplice assistenza clinica: con sistemi come ChatGPT, i medici virtuali possono offrire un supporto empatico e comprensivo ai pazienti, migliorando l'esperienza complessiva dell'assistenza sanitaria e offrendo un approccio più innovativo alla relazione medico-paziente.
A queste considerazioni, si aggiungono anche dei vantaggi in ambito amministrativo, in quanto l’IA, grazie alla capacità di automatizzare alcune procedure relative alla documentazione e alla pianificazione, può contribuire a sollevare i medici da molti aspetti burocratici e gestionali del loro lavoro, liberando tempo ed energie da spendere piuttosto nell’assistenza diretta al paziente.
Tuttavia, l'uso dell'IA nella medicina non è privo di rischi e sfide.
La generazione di risultati incongrui e la creazione di "allucinazioni" artificiali, tramite le quali è come se la macchina ingannasse sé stessa, non riuscendo a leggere e interpretare correttamente gli input trasmessi, sollevano preoccupazioni riguardo all'accuratezza e alla trasparenza dei dati stessi.
Inoltre, la dipendenza eccessiva dall'IA potrebbe portare a una riduzione dell'autonomia e della responsabilità umana nella pratica clinica.
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IA in psichiatria: rivoluzione e preoccupazioni
In campo psichiatrico, l'IA offre nuove possibilità nella diagnosi e nel trattamento dei disturbi mentali e intervenire a supporto di decisioni cliniche più accurate, attraverso:
- Sofisticati modelli predittivi, basati sull'analisi del linguaggio e dei modelli comportamentali, grazie ai quali individuare più facilmente e con più precisione segnali precoci di depressione e ansia e della loro gravità.
- Tecniche di deep learning, con la conseguente generazione di reti neurali artificiali in grado di prendere decisioni in autonomia.
Tuttavia, esistono ancora sfide da affrontare, come la necessità di garantire l'accuratezza nell’addestramento delle IA e l'etica nell'uso di queste tecnologie nella valutazione e nel trattamento della salute mentale.
Per massimizzarne i benefici in campo medico e psichiatrico, sarà, dunque, necessario attivare regolamenti e linee guida chiare, in grado di garantire un utilizzo responsabile e sicuro delle IA.
A livello legislativo in Europa si stanno facendo, a tal proposito, passi importanti sull'IA, procedendo verso la regolamentazione di questa tecnologia e focalizzandosi sulla trasparenza e sulla valutazione dei rischi associati all'uso dell'IA nella società.
Due studi clinici per valutare l’apporto dell’IA in psichiatria
Analizzare la capacità di prevedere gli esiti del trattamento con farmaci antipsicotici per la schizofrenia tramite algoritmi di apprendimento automatico: ecco qual era lo scopo di una ricerca condotta presso l’Università di Yale che ha confrontato i risultati ottenuti in diversi studi clinici.
In quel caso, i modelli predittivi si sono dimostrati efficaci nella previsione degli esiti all’interno degli studi in cui sono stati sviluppati, ma nel momento in cui si è tentato di generalizzare i risultati a tutti i pazienti affetti da schizofrenia, i risultati ottenuti si sono dimostrati casuali.
Ciò suggerisce che gli attuali modelli predittivi per gli esiti del trattamento della schizofrenia sono strettamente dipendenti dal contesto in cui vengono utilizzati e necessitano quindi di miglioramenti per un loro più largo utilizzo nella pratica clinica.
Uno studio condotto presso il Massachusetts Institute of Technology (MIT) di Boston ha, invece, mostrato i progressi fatti nella diagnosi della depressione attraverso l’analisi con IA del linguaggio e dei modelli comportamentali, arrivando a risultati promettenti: il modello, infatti, ha raggiunto un tasso di successo del 77% nell'identificare la depressione.
Sottoponendo all’IA audio, video e trascrizioni di 142 interviste a pazienti, al 30% dei quali era stato diagnostica depressione in base a criteri clinici, si è dimostrato, infatti, che questa può identificare con alta precisione i segnali della depressione, analizzando il modo in cui le persone parlano e le loro risposte specifiche alle domande poste da un clinico.
Si è comunque concluso che l'implementazione di un modello di IA nella diagnosi della depressione è ancora un terreno inesplorato e pieno di sfide.
Da un lato, sarà necessario un ulteriore lavoro per comprendere appieno i modelli identificati dal modello, mentre dall’altro rimangono preoccupazioni riguardo all'eccessivo affidamento su algoritmi nell'ambito della diagnosi dei disturbi mentali (sovradimensionamento algoritmico), privilegiando piuttosto un approccio olistico, che tenga conto di fattori genetici, fisici e ambientali.
Da ultimo, vanno considerati anche aspetti etici, derivati da un monitoraggio automatizzato non consensuale della salute mentale attuato in contesti inappropriati, come interviste di lavoro o interrogatori della polizia.
Per rispondere a tali preoccupazioni, gli autori del lavoro hanno sottolineato che il loro obiettivo non rappresenta un tentativo di sostituire gli operatori sanitari, ma di fornire loro uno strumento aggiuntivo che li aiuti a prendere decisioni più informate, fornendo loro un ulteriore indicatore da considerare nel processo decisionale.
Conclusioni
L'IA offre un potenziale straordinario nel migliorare la qualità e l'efficienza dell'assistenza sanitaria, ma è fondamentale adottare un approccio consapevole e responsabile nel suo utilizzo, che possa garantire la protezione e il rispetto dei diritti dei pazienti.
Solo attraverso una regolamentazione etica e una guida informativa possiamo garantire che l'IA diventi un prezioso alleato nella lotta contro le malattie e nel miglioramento del benessere individuale e collettivo.
Ciò che rimane da ricordare è che, alla base di tutto il ragionamento sulle IA, è pur sempre l’uomo a trasferire la propria intelligenza alla macchina e non viceversa.
Per approfondire
- Cheng SW et al. Psychiatry Clin Neurosci 2023;77: 592-596.
- Allesøe R. L. et al. JAMA Psychiatry. 2023;80(2):146-155. doi:10.1001/jamapsychiatry.2022.4076
- Chekroud, A. L. et al. Science. 2024; 383, 164-167.
- Alhanai T. et al. Conference: Interspeech 2018. doi: 10.21437/Interspeech.2018-2522
- Junaid Nabi (Aspen Institute, World Health Organization). “How AI could reshape medicine”. Project Syndacate, 2024. https://prosyn.org/ZYgmMqw