Sharenting: cos'è e quali sono i rischi per i bambini
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Cosa significa sharenting?
Il termine sharenting deriva dalle parole inglesi “share” (condividere) e “parenting” (genitorialità) e si riferisce alla costante pubblicazione di immagini e video dei propri figli sui social soprattutto, ma in generale su tutti i media.
Si tratta di una vera e propria esposizione della privacy dei bambini sui social dove i genitori condividono immagini e informazioni personali dei minori.
Quali sono i rischi dello sharenting?
Secondo un recente studio della britannica Northumbria University, nei primi due anni di vita più dell’80% dei bambini è presente online. Entro i cinque anni di età un bambino ha all’incirca 1500 foto sul web.
Una recente ricerca di ParentZone rivela che il 32% dei genitori pubblica ogni mese 11-20 foto dei figli. Il 28% dei genitori non ha mai ritenuto necessario chiedere il loro consenso.
Sharenting e conflitto coi genitori
È importante tener presente che i bambini dai quattro anni in poi sono consapevoli di quello che desiderano rispetto alla propria immagine, sanno se desiderano essere mostrati o fotografati.
Se l’esposizione sui Social avviene all'oscuro dei bambini, questi si ritrovano inconsapevolmente ad essere delle celebrità della rete. Le conseguenze in pubertà e adolescenza sono dei possibili contrasti generazionali in famiglia.
Infatti, lo sharenting attiva una indesiderata conflittualità tra genitori e figli che, una volta divenuti adolescenti, si trovano esposti sui social network senza esserne stati informati.
Esiste, quindi, un rischio di una conflittualità accentuata con i genitori che è gestibile finché i figli sono piccoli. Quando cresceranno, invece, non ricordano delle loro foto diffuse in rete e quando le scoprono si sentono traditi. In questa età conflitti e ribellione sono normali ma possono divenire seri se ci sono importanti fattori scatenanti.
Aiutando i genitori a comprendere il disagio che lo sharenting può provocare nei figli, è possibile prevenire il malessere e i conflitti interiori oltre che intrafamiliari.
Sharenting e disagio sociale
Insieme all’aspetto familiare, va tenuto presente l’effetto che può avere se le immagini sono condivise da sconosciuti, ma anche tra compagni di scuola. In questo caso potrebbe dare l’avvio a forme di body shaming, bullismo e cyberbullismo all’interno e fuori dalla scuola. Inoltre, nei casi più gravi, possono diventare oggetto di aggressività in rete e di furto di identità a scopo pedopornografico.
Il disagio è inevitabile perché l’esposizione mediatica è una violazione della privacy, inoltre i giovani sanno che rimuovere le foto dalla rete non è quasi mai possibile.
I bambini tengono moltissimo alla loro sfera privata perché la riservatezza permette loro di sviluppare il loro mondo interno. Inoltre, fin da piccoli desiderano poter scegliere che cosa mostrare di se stessi, a chi e quando farlo.
Per un buon sviluppo emotivo e psicologico è necessario crescere sentendosi al sicuro e protetti, c’è bisogno di una “base sicura” dove far crescere i propri pensieri e le emozioni.
Le reazioni dei bambini possono essere anche forti, rabbiose, depressive o di ritiro in se stessi, perché si vergognano e si sentono aggrediti ogni volta che viene fatto qualcosa alle loro spalle.
Come proteggere i figli?
È fondamentale condividere sempre con i figli il proprio desiderio o l’intenzione di pubblicare loro foto. Qualora siano d’accordo, si scelgono foto belle o ancor meglio foto “posate” create ad hoc per la pubblicazione on-line, come in un set cinematografico o pubblicitario.
Innanzitutto, i genitori devono parlare apertamente con i figli. Devono spiegare le motivazioni della pubblicazione delle loro foto e, se necessario, scusarsi anche se è stato fatto per un eccesso di gioia e orgoglio.
A favore dei genitori va sottolineato che tutti gli studi dimostrano che, nella maggior parte dei casi, la pubblicazione avviene per orgoglio materno e paterno, per la gioia di condividere le prodezze dei propri bambini e della propria felicità di essere neogenitori.
Ma è importante riparare all’imprudenza che ha portato alla violazione della violazione della privacy, della riservatezza e dei dati personali (a volte dati sensibili) dei propri figli.
Poi è opportuno trovare una soluzione partecipata.
Tutti insieme possono monitorare la comparsa delle vecchie foto in rete attraverso degli alert che si attivano ogni volta che un'immagine che ritrae il bambino o la bambina appare online. Avere un sistema di sicurezza rassicura i figli e li rende partecipi della difesa della propria privacy.
Cosa fare in caso di perdita di controllo sui contenuti?
Diventa necessario intervenire quando la mancata tutela dell'immagine del bambino comporta una perdita del proprio controllo su informazioni e contenuti:
- per vie legali nel caso di immagini trasformate in pedopornografia attraverso la manipolazione digitale,
- con sostegno emotivo e psicologico se i figli le vedono poiché possono essere molto traumatiche.
Prevenire qualunque forma di adescamento, avvisando online di questa possibilità sia i bambini che gli adolescenti.
Una volta scoperte è anche necessario mettere in moto tutto quello che è possibile, compreso parlare con gli insegnanti spiegando il disagio dei figli o se vi sono stati episodi di bullismo o cyberbullismo, allertare la Polizia postale qualora vi sia furto di dati o trasformazione delle immagini a scopo pedopornografico.
Se proprio ci fosse una necessità a seguito di reazioni ansioso-depressive, fobie, ritiro importante, pensare anche una consultazione familiare con uno specialista o psicoanalista familiare: aiuta ad accogliere la sofferenza e fornisce indicazioni per contenere le emozioni forti e affrontare la difficoltà.