Disagio psicologico nei giovani.

Disagio psicologico nei giovani: come riconoscere i sintomi?

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Dr.ssa Adelia Lucattini Psichiatra, Psicoterapeuta

I sintomi di un disagio psicologico interiore possono essere molteplici e possono manifestarsi in modi diversi. Ecco alcuni consigli per imparare a riconoscerli e superarli, in particolare nei giovani, soggetti maggiormente colpiti in questi ultimi anni.

Quali sono i sintomi del disagio psicologico nei giovani?

I disturbi più frequenti negli adolescenti che dichiarano di avere un disagio sono:

Secondo l’ultimo report dell’Istituto superiore di Sanità attualmente la maggior parte dei giovani hanno una buona capacità introspettiva e di percepire la qualità della propria vita, tuttavia, rispetto agli anni passati, la giudicano un po’ peggiore se paragonata agli anni prima della pandemia.

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Quali sono le conseguenze del disagio psicologico nei giovani?

La depressione è la causa principale di difficoltà scolastiche e di disturbi dell'apprendimento che non rientrano nei DSA, questo perché la depressione causa problemi di attenzione e concentrazione con conseguente difficoltà a memorizzare.

Inoltre, la depressione provoca anche una grande stanchezza fisica e mentale e insonnia che vanno ad aggravare il quadro.

Sono in leggero aumento anche le dipendenze patologiche da alcool, farmaci, cannabis spesso collegate proprio al disturbo depressivo di fondo.

Sta destando un certo allarme la dipendenza da social media che altera la visione reale di vita degli adolescenti, poiché non riescono a separarsene neppure a scuola e durante la notte.

Un ulteriore problema da sottolineare, è il gioco d'azzardo, che purtroppo, è anche facilitato da alcuni giochi elettronici.

La sedentarietà, i disordini alimentari, l'alterazione del ritmo sonno-veglia possono portare anche a problemi di salute fisica, soprattutto se consideriamo che gli adolescenti hanno una tendenza alla somatizzazione dell'ansia e della depressione. Diventa quindi un circolo vizioso e per il quale bisogna trovare una via d'uscita.

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Come riconoscere i segnali?

È importante sapere che possiamo sviluppare la capacità di sentire il corpo nello spazio attraverso lo yoga, il Tai Chi e il Pilates. Allo stesso modo, possiamo sviluppare la capacità di sentire e comprendere le nostre emozioni in tutte le loro sfumature.

In età adolescenziale c'è una difficoltà a percepire la depressione come sentimento, poiché viene principalmente proiettata o scaricata nel corpo ed espressa attraverso sintomi fisici.

Gli adolescenti devono sapere che, ascoltando se stessi, si possono distinguere:

  • la depressione reattiva da separazione o perdita (quando si è lasciati dal proprio ragazzo o ragazza, quando si rompe con un amico o un'amica);
  • la una depressione da stanchezza estrema per uno sforzo prolungato (quando per raggiungere il minimo indispensabile si è sempre al massimo delle proprie forze);
  • la depressione endogena (o depressione maggiore) che è una vera e propria malattia, che toglie forza mentale e anche fisica, la cui prima caratteristica è non riuscire a trovare una spiegazione.

Se certamente è difficile individuare le cause inconsce, è però sempre necessario cercare le motivazioni, di per sé questo, nelle depressioni reattive che sono la maggioranza, aiuta a sentirsi un po’ meglio.

Come influisce il cervello sul corpo?

Se le emozioni positive o negative che siano, non hanno la possibilità di essere pensate, hanno un loro equivalente nel corpo, vengono somatizzate e percepite come disturbi fisici.

È noto che ogni persona ha un organo bersaglio, per cui le somatizzazioni si possono manifestare:

  • a livello gastrico (dello stomaco),
  • a livello intestinale,
  • a livello del cuore (con la tachicardia),
  • o della pelle, con il manifestarsi delle malattie dermatologiche,
  • sul sistema immunitario con un suo iper o ipofunzionamento.

Anche se l’origine è mentale, proprio per lo stretto rapporto che c'è tra cervello-mente e mente-corpo, questo può manifestarsi come sintomo e simulare una malattia organica, in taluni casi molto specifici, può addirittura provocarla.

Quando si nega il proprio disagio interiore la conseguenza è che la sofferenza si ripresenta in altre forme con:

  • sintomi fisici (tachicardia, gastralgia, coliche addominali, emicrania),
  • atti mancati (dimenticanze importanti o incidenti),
  • insuccessi inaspettati (scolastici e lavorativi),
  • litigi con familiari e recriminazioni,
  • fallimenti inspiegabili,
  • disperazione improvvisa.

Quali domande porsi per comprendere il disagio?

Dare un senso alla propria sofferenza interiore è indispensabile per poterla affrontare e risolvere.

Innanzitutto, è importante comprenderne la causa e il significato, che valore ha in rapporto alle ragioni che lo hanno provocato:

  • che cosa ci sta provocando quella sofferenza,
  • quali ragioni l'hanno scatenata,
  • perché stiamo soffrendo

ricercandole sia dentro se stessi, che fuori da sé.

È infine necessario dargli un senso, sviluppando una chiara percezione, consapevolezza e coscienza dei propri accadimenti interiori, del proprio mondo interno.

Questo permette di affrontarlo consapevolmente, di pensarlo, di metterlo in relazione anche ad altri aspetti della propria vita.

Portare alla coscienza il proprio dolore e viverlo, certamente non da soli, aiuta a superarlo e anche a trovare significati nuovi nella e alla propria esistenza. Il dolore non è mai cercato, ma fa parte della vita, quando accade, bisogna saperlo affrontare per non essere sopraffatti.

La capacità di affrontare il dolore mentale non è innata, ma si apprende attraverso il rapporto con i genitori, grazie alle loro cure e attenzioni, al loro contenimento emotivo, alla pazienza e all’amore, dai grandi ai piccoli gesti.

Di eguale importanza, sono l’ascolto, le spiegazioni e la trasmissione delle proprie esperienze.

Quali sono le cause principali del disagio?

La mente si ammala sempre per un motivo e la sofferenza ha sempre delle cause e delle ragioni. Le principali cause sono traumatiche, sia grandi traumi che piccoli traumi protratti nel tempo.

La mente ha di per sé una capacità autoriparativa, purché il trauma non sia troppo intenso o la persona non si trovi in un momento di particolare fragilità.

La capacità di guarire con le proprie energie personali accade spesso grazie alle risorse inconsce sempre presenti e attive nella vita di ognuno.

Quando l’autoriflessione, il contatto con se stessi, la riflessione e la constatazione delle proprie qualità e successi non sono sufficienti, rimane il malessere, le crisi d’ansia e la percezione di “vedere” chi si è e che quello che si ha, ma nonostante questo si è infelici, allora è il momento di chiedere il supporto di uno psicoanalista.

L'autoguarigione diventa impossibile in presenza di specifiche malattie mentali, né in fase acuta, che nei periodi di stabilizzazione senza sintomi evidenti, le così dette” fasi intercritiche”.

Come non perdere la fiducia?

La fiducia in se stessi permette di studiare, sacrificarsi, aspirare, grazie all’impegno e agli sforzi, a realizzare i propri desideri, scoprire e raggiungere i propri obiettivi. Allo stesso tempo, alla fiducia deve accompagnarsi sostegno emotivo e ad insegnamenti dettati dall’esperienza, che tutti gli adulti, non solo i genitori, possono vantare.

I giovani hanno bisogno di essere incoraggiati nei loro progetti, trattenuti da eccessivi voli pindarici e fughe in avanti, rassicurati nei momenti di maggiore preoccupazione, consolati nei momenti di tristezza o delusione.

L'eccessivo allarmismo, un atteggiamento demoralizzante e depressivo, l’attitudine del “a pensar male non si sbaglia mai”, non danno mai buoni risultati, la positività ragionata e realistica invece sì.

Il ruolo dei genitori

I genitori sono il primo punto di riferimento dei propri figli, che si fidano e in loro confidano. Poiché, hanno anche un ruolo di autorevolezza e di istanze normative, danno le regole.

I genitori possono essere felici nel condividere i momenti belli, ma devono anche aiutare i figli quando sono tristi. Devono cercare di capire il dolore che provano e trovare soluzioni per alleviarlo. Se possono, devono aiutarli personalmente e, se necessario, chiedere aiuto a un professionista.

Il ruolo della scuola

Ogni docente, per la funzione che ricopre e in particolare, se guidato da entusiasmo e dedizione per la didattica, rappresenta un elemento fondamentale, un prezioso mentore per i giovani a cui si dedica.

In particolare, gli insegnati formati in un’ottica psicoanalitica possono essere terapeutici senza essere “psicoterapeutici”.

La scuola è un posto speciale dove i giovani fanno amicizie, imparano a stare in gruppo e si formano culturalmente. Ci sono le materie curricolari e le attività proposte che offrono stimoli importanti. Questi stimoli verranno poi coltivati autonomamente durante lo studio e il tempo libero.

La scuola dovrebbe essere anche il luogo dello sport, della musica e di tutte le arti, poiché queste favoriscono l'intelligenza e la crescita armoniosa della personalità.

Studiare uno strumento musicale o cantare in un coro aiuta a prevenire e curare i disturbi ansioso-depressivi. La musica favorisce il ritmo interno e si può praticare da soli o con un insegnante.

Per approfondire:La mancanza di speranza: hopelessness

Consigli per chi soffre di disagio psicologico

La vita pone sempre da davanti delle difficoltà, ma qualunque problema può essere affrontato e risolto.

Saper chiedere aiuto nel momento giusto a un familiare, ad un amico o ad una persona che si stima è una cosa fondamentale.

Farsi sempre domande su se stessi crea un contenimento delle emozioni negative anche depressive attraverso la propria razionalità e capacità di pensiero.

La depressione e l'ansia si possono affrontare e superare sempre:

  • se lievi facendo ricorso alle proprie forze e alla rete relazionale,
  • se più importanti anche con l’aiuto di uno specialista.

Una chiave per la via dell'autoguarigione è entrare in contatto con questi sentimenti disturbanti e non ricacciarli nel profondo di se stessi e facendo finta che non esistono, poiché è un pericoloso boomerang.

Accoglierle nella prossima propria vita, cercare le cause, porsi domande e chiedere aiuto è ineludibile.

Quando si pensa essere sull'orlo del baratro, senza arrivare a toccare il fondo, chiedere supporto psicoanalitico ad uno specialista è necessario. Tutto quello che può essere messo in campo per ritrovare il benessere, va utilizzato senza vergogna e senza paura.

In fondo ad un tunnel c'è sempre la luce, per raggiungerla bisogna percorrerlo, sapendo che si potranno avere dei dubbi, ma ponendosi le giuste domande si avranno risposte, importanti per poi raggiungere lo stadio di superamento del disagio emotivo e ritrovare il benessere psicologico.

Data pubblicazione: 15 gennaio 2024

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