Gli occhi della depressione "Sembrava il giorno del giudizio, ma era solo pioggia"
Scrivo questo articolo spinto da un curioso consulto di pochi giorni fa, in cui si diceva che le malattie mentali non esistono e che il cervello può ammalarsi sì, ma di malattie come l'Alzheimer, ma non di depressione o schizofrenia.
Più che “negare” questo negazionismo, non saprei proprio cosa significa. Anzi, è una considerazione che faccio spesso, quella che il cervello non vede se stesso e, quindi, molti non ne vedono le malattie, a meno che non abbiano a che fare con parti “visibili” dello stesso cervello.
Con questo non voglio dire che l'Alzheimer sia visibile e la schizofrenia no (sono entrambi visibili microscopicamente all'inizio, e macroscopicamente alla fine), o che la depressione non si possa in qualche modo “vedere” come immagine (volendo, si può). Quel che intendo è che si tende a non concepire il fatto che le funzioni mentali identificate con la persona (e quindi il percepire, il pensare, il volere) siano espressione di un organo, di una parte di esso anzi.
Ma non serve un'immagine per capirlo, o il colore dei fluidi corporei, come pensavano gli antichi (che nella depressione pensavano si annerisse). La clinica rende già bene l'idea.
Prendiamo la depressione, una parola che fa presto ad essere confusa con una comune esperienza emotiva, con vari nomi possibili: dispiacere, delusione, demoralizzazione. Ma la malattia depressiva con questo c'entra tangenzialmente: ne condivide alcuni aspetti, ma i suoi sintomi cardine sono altri.
Se volessimo tracciare una linea, il depresso “malato” è quello che esprime il proprio malessere, ma non ha ben chiaro se e perché curarsi. Più si sta male, più si allontana ciò che altrimenti sarebbe l'ovvio, cioè l'idea di star meglio. L'interesse non è più: “come faccio ad andare avanti mandando via la depressione”, ma “come faccio a capire perché sto così”, oppure adeguarsi al proprio stato evitando di vivere, per quanto possibile.
La cosa più stupefacente di un grave malato depresso sono i pensieri circa la cura: a cosa serve, cosa dovrebbe fare, a cosa può servire. Nella mente di un depresso infatti le cose stanno così perché evidentemente ha un senso che stiano così, perché dovevano andare così e dovranno rimanere così. Una medicina che manda via una malattia ha senso, certo, ma non per quella situazione, dal loro punto di vista. Anzi, è quasi assurdo pensare che possa trattarsi di una malattia. Come potrebbe una medicina cambiare la visione delle cose, cioè la realtà delle cose per come le vive una persona depressa, come potrebbe cambiargli i pensieri, se sono il risultato di considerazioni e di esperienze negative? In altre parole, chi è depresso “non vede” la depressione, perché non si può contemporaneamente “essere” la depressione e vederla come uno stato derivante dal cervello.
C'è una bella canzone dei Bad Religion, “Only rain”, che spiega questo tipo di dramma vissuto dall'uomo, anche se la canzone forse non parla di depressione ma di destino dell'umanità.
Si dice:
“Scienziati, salvateci dai nostri giorni piovosi, perché i vostri nemici della squadra dei maghi lavorano per scatenare l'apocalisse
C'è un vento forte che soffia dall'Est, e porta carestia, siccità e peste, almeno così dicono”
C'è il medico, e c'è il malato. E in questo rapporto particolare che in psichiatria si instaura, il medico è spesso come uno scienziato che deve convincere una persona dalle credenze magiche. Fatto sta che mentre il medico in quanto scienziato è pieno di dubbi e conosce i suoi limiti, il malato invece nella sua visione delle cose, ha delle convinzioni che gli appaiono molto più chiare, definite e giustificate. Il malato depresso va verso l'apocalisse, la depressione è come un gruppo di maghi che consuma rituali negativi, perché deve infine arrivare alla catastrofe totale. Infatti la depressione è una trappola: cognitiva, emotiva e operativa. Chi è depresso pensa, parla, agisce, sente, ma lo fa in una sola direzione in cui il pessimismo giustifica la tristezza, che giustifica il non-fare, che giustifica la paura e che motiva poi ulteriormente il pessimismo, a ruota.
“Io so cosa è giusto, e cosa è sbagliato, e so che il male esiste, chiaro così come esistono il giorno e la notte. Quando un uomo cade in ginocchio e prega troverà la risposta che può trovare, ma comunque ne troverà una”
Che significa questo? Chi è depresso vede le cose secondo la sua logica (tirannica) della depressione. Non solo non vede altro se non la logica depressiva, ma la vive in maniera sintonica, cioè è d'accordo col tiranno. È un militante di una logica negativa, anche se passivamente. Ma la passività di un depresso può essere più forte di qualsiasi sollecitazione esterna, ed è per questo che non di rado alla visita ci sono i familiari che lo hanno accompagnato e lo seguiranno nella cura. Da solo non sarebbe venuto, e non prenderebbe le medicine. Se lo fa, all'inizio è per contentare gli altri, perché per far smettere loro di preoccuparsi accetta di farsi visitare.
Quindi, tornando alla canzone, quando un depresso cade in ginocchio non va dato per scontato che si renderà conto, che reagirà. Reagirà alla sua maniera, da depresso. Ad esempio prendendo farmaci per dormire, non pensare, dimenticare. Cioè non per correggere la depressione, ma per tentare di spegnersi ancora di più. Per non esserci.
E la cosa tragica è che questo tipo di risposta non è sbagliata, vista dall'interno della depressione: se uno prega, gli risponderà il dio che sta pregando. Se preghi la depressione, la depressione ti darà una risposta; e poiché ci credi, sarà perfetta e convincente, anzi la sapevi già...
La risposta di un medico in quel caso sembra la cosa più sciocca, ingenua e inutilmente ottimistica che si possa sentirsi dire. Anzi, per chi è intellettualmente più complesso, sembra un ragionamento banale, semplicistico e “basso”. Un vissuto che prende tutta una persona ridotto ad una malattia che risponde ad una pillola....questa, pensa il depresso è “magia”, altro che i suoi ragionamenti, che invece sono purtroppo lucidi e veri.
Il medico si trova di fronte a questo problema, convincere che la magia è magia, ma in questo caso spiega solo il perché di una condanna; e che la scienza, per quanto non onnipotente, esiste ed ha soluzioni.
“La sentivo come l'apocalisse, che mi trafiggeva attraverso il parabrezza, sembrava l'apocalisse, ma era solo pioggia”
Link alla canzone: https://www.youtube.com/watch?v=IfPxBSCHb6U