L'alcol danneggia il cervello, anche in modeste quantità
E’ il risultato dello studio, pubblicato ad inizio giugno 2017 sul British Medical Journal, che ha monitorato il consumo settimanale di alcol di 550 tra uomini e donne sani per una durata di tempo di 30 anni, dal 1985 al 2015.
I soggetti partecipanti allo studio, denominato Whitehall II, sono stati sottoposti a periodiche valutazioni del funzionamento cerebrale attraverso test cognitivi e alla fine dello studio sono stati sottoposti a una Risonanza Magnetica Nucleare del cervello, un esame neuroradiologico che valuta approfonditamente la struttura e la morfologia del cervello. L’età media dei partecipanti era di 43 anni e nessuno di essi aveva problemi correlati a dipendenza da alcolici.
Analizzando i dati ottenuti, i ricercatori hanno trovato una diretta correlazione tra la quantità di alcol consumato e l’aumento del rischio di atrofia dell’ippocampo, una regione cerebrale che è responsabile, tra l’altro, del mantenimento della memoria e dell’orientamento spaziale. In particolare, i soggetti che avevano consumato, nell’arco dei 30 anni di osservazione, oltre 30 unità alcoliche a settimana, avevano il maggiore rischio di incorrere in atrofia dell’ippocampo.
Si tenga presente che una una Unità Alcolica (U.A.) corrisponde a circa 12 grammi di etanolo, che rappresentano il contenuto alcolico di un bicchiere piccolo (125 ml) di vino a media gradazione, di una lattina o bottiglia di birra (330 ml) di media gradazione o di una dose da bar (40 ml) di superalcolico.
Tuttavia, mentre questo dato poteva essere intuitivo e comunque già ampiamente dimostrato da numerosi altri studi, la novità apportata da questa ricerca sta nel fatto che anche coloro che consumavano quella che è considerata una moderata quantità di alcol (14-21 unità a settimana) avevano un rischio tre volte superiore di sviluppare atrofia dell’ippocampo rispetto agli astemi.
Altra novità dello studio è che non risulta essere dimostrato alcun effetto protettivo cerebrale da parte del consumo di alcol lieve (meno di 7 unità a settimana) rispetto alla completa astinenza.
Lo studio ha inoltre dimostrato che un elevato consumo settimanale di alcol si associa a una peggiore integrità della sostanza bianca cerebrale (cruciale per il controllo di numerose funzioni cognitive) e un più rapido peggioramento della fluenza verbale (il numero di parole che possono essere richiamate in un minuto che iniziano per una singola lettera).
Gli Autori, pur con le cautele legate al fatto che si tratta di uno studio osservazionale, sottolineano la necessità di rivedere le attuali fasce di consumo alcolico ritenute sicure per la salute, considerando che le attuali linee guida inglesi (che ritengono sicuro per la salute un consumo alcolico di 24.5 unità a settimana) già si trovano al di sopra dei livelli che lo studio ha identificato come portatori di maggiore rischio di danni cerebrali a lungo termine (14-21 unità a settimana) e soprattutto in considerazione che non è stato dimostrato alcun effetto protettivo cerebrale da parte del lieve consumo di bevande alcoliche (fino a 7 unità a settimana).
Secondo gli stessi autori tendiamo a giustificare dei comportamenti dannosi persistenti sulla base della razionalizzazione (consumare “tot” alcol mi fa bene oppure non mi fa male). Da oggi giustificare anche il consumo lieve alcol diventa più difficile, almeno dal punto di vista della salute a lungo termine del cervello.
Anya Topiwala, Charlotte L Allan, Vyara Valkanova, Enikő Zsoldos, Nicola Filippini, Claire Sexton, Abda Mahmood, Peggy Fooks, Archana Singh-Manoux, Clare E Mackay, Mika Kivimäki, Klaus P Ebmeier. Moderate alcohol consumption as risk factor for adverse brain outcomes and cognitive decline: longitudinal cohort study. BMJ, 2017; j2353 DOI: 10.1136/bmj.j2353