Psicosi, esorcismo e possessione: un caso di cronaca nera e alcune considerazioni
In una delle ultime puntate di “Chi l'ha visto? ” si fa il punto su un vecchio caso che già conoscevo, quello di Assunta Marsala, detta Susy, trovata senza vita dopo un periodo di verosimile disturbo mentale di tipo psicotico.
https://www.youtube.com/watch?v=mKXVBOLk-Zw
http://www.rai.tv/dl/RaiTV/programmi/media/ContentItem-968f46c6-3120-4dfd-990a-17a56d8075bd.html#p=
Ciò che stupisce e continua a stupire nel sentire questa storia, che si svolge nel 1998, è l'assenza di qualsivoglia intervento in mesi di alterazioni del pensiero, del comportamento e dell'umore. O meglio, il problema fu gestito prima da un sedicente psicoterapeuta, che poi si scoprì non abilitato, quindi con preghiere ed esorcismi più o meno organizzati, gestiti con la mediazione o direttamente da un parente.
Ciò mi riporta alla mente un congresso nei primi anni 2000 in cui noi psichiatri fummo chiamati a parlare delle anomalie del comportamento accanto ad altri tipi di professionisti, tra cui un esorcista, Monsignor Balducci, che personalmente avevo sentito nominare per un libro intitolato “Adoratori del diavolo e rock satanico”.
In tale occasione il sacerdote cercò di definire la possessione demoniaca con dei “criteri clinici”, un po' come fanno i medici per diagnosticare i disturbi. I criteri erano tre. Il primo erano manifestazioni “inspiegabili” secondo le leggi della fisica, chimica etc, come ad esempio la levitazione. Il secondo criterio era l'avversione per il sacro, e cioè se la persona mostrava una particolare agitazione, ostilità e dolore quando messa a confronto con oggetti sacri, luoghi consacrati etc. Il terzo criterio era totalmente anti-scientifico, ed era il giudizio dell'esorcista in base alla sua esperienza.
L'unico dei tre criteri che si può affrontare in termini medici è il secondo, l'avversione per il sacro. Il primo in realtà non è un criterio, perché ritenere un fenomeno inspiegabile non significa spiegarlo in maniera “religiosa”, poiché in quel caso non di spiegazione, ma di credere si tratta. I fenomeni inspiegabili non mi sono per adesso capitati, e quelli considerati inspiegabili da altri, sinceramente avevano spiegazioni banali o semplicemente non erano chiari, e quindi talmente poco definiti da poter avere qualsiasi potenziale spiegazione.
Passiamo però all'avversione per il sacro. Molti pazienti psichiatrici manifestano slanci mistici, in quel caso vissuti positivamente, con grandiosità, necessità di comunicare al mondo di essere illuminati, di diffondere la parola per conto di Dio o chi per lui, etc. In altri casi i pazienti invece hanno temi religiosi di tipo negativo, e cioè essere indemoniati, dannati, dover finire all'inferno, o che lo siano persone vicine o circostanti.
In tali circostanze la persona può avere iniziative anche violente, contro sé e gli altri, poco prevedibili secondo logica. Nel caso di Susy Marsala ad esempio, la madre racconta che mentre la abbracciava improvvisamente si scostò, prese un coltello nella borsetta e la pugnalò, dicendo che lo faceva perché “era il diavolo”. Si riconosce in questo la para-logicità della psicosi, in cui il ragionamento è questo: poiché sono Satana, mi devo comportare da Satana. Deduttivamente cioè si prende un pensiero come realtà, dopo di che ci si adegua logicamente ad esso, senza una coerenza emotiva, di solito con angoscia o indifferenza. In altri casi alcuni pazienti, spesso donne, dicono che siccome sentono voci che dicono “puttana, svergognata etc” allora fanno apposta qualcosa di trasgressivo o si offrono sessualmente, perché le voci hanno detto che devono fare così.
In questo meccanismo è come se non ci fosse più una identità, ma la persona si regolasse in base a quello che le arriva come messaggio, e quella divenisse la sua identità, per logica e non per identificazione istintiva.
Nel caso in questione si trattava sempre di idee negative: essere Satana, essere impura, causa di eventi negativi. Il comportamento oscillava tra la richiesta che gli altri si allontanassero perché era in colpa verso di loro, perché non voleva danneggiarli, perché non ne era degna; al compiere lei stessa quegli atti.
Di solito questi temi negativi, con questo tratto di grandiosità (non genericamente essere cattivi, ma essere Satana, il massimo della cattiveria) indicano una matrice bipolare della psicosi.Altro elemento indicativo è l'auto-centricità, cioè mettere sé stessi al centro del delirio, anziché ad esempio un altro o un oggetto esterno. Essere Satana anziché vedere Satana in un altro è quindi più indicativo di una psicosi “umorale”, e quindi una depressione psicotica o una psicosi bipolare.
I casi in cui da sintomi di malattia mentale si arriva a pratiche esorcistiche con esito infausto sono diversi. In questo caso i fatti sono ancora da accertare, resta però che non si arrivò alle cure mediche, e che il coinvolgimento di più persone (familiari), anziché dare una spinta verso le cure mediche, ebbe l'effetto contrario. Un caso analogo fu quello svoltosi a Polistena, in cui un'intera famiglia si dedicò a pratiche esorcistiche scaturite forse da un caso familiare di psicosi, in cui fu uccisa una neonata per “liberarla” dal demonio.
Esistono anche storie di persone che, ritenendo di essere indemoniate, si sono rivolte a sacerdoti, maghi, cartomanti o non meglio precisati operatori riportando un temporaneo miglioramento. Ciò dipende da un meccanismo banale: se una persona che delira è rassicurata nei termini del proprio delirio, temporaneamente è tranquilla. Se ad esempio ho come delirio quello di essere attaccato dagli alieni, e mi sento dire, con una parvenza di “scientificità”, che l'astronave degli alieni per il momento è tornata su Marte, uscirò tranquillo. Idem per l'effetto di amuleti, benedizioni etc. Chi attribuisce un valore oggettivo a queste pratiche, è chiaro che ne sarà rassicurato, vedendole come una protezione concreta. E' però altrettanto banale che, quando i sintomi torneranno, la persona non potrà che concludere che nonostante la benedizione, l'amuleto o l'esorcismo è di nuovo nella stessa situazione. In diversi casi queste persone sono circuite o strumentalizzate, complici le loro stesse credente, a fini di lucro o di sfruttamento. Si ricordano ad esempio le pratiche di “magia nera” utilizzate come arma di ricatto nei confronti di immigrate prostitute da parte delle organizzazioni che le gestiscono.
Il fattore culturale può certamente giocare un ruolo, ma verosimilmente anche quello psicopatologico ha il suo peso.
Un episodio psicotico ha cure assodate, e anche prima di chiarire la diagnosi esistono comunque cure standard che bersagliano allucinazioni e deliri. Il ragionamento con la persona delirante è impossibile e rischia di sfociare in liti, fughe, o il sospetto che le persone siano parte di un complotto. La persona psicotica può però esprimere, anche se non si accorge del delirio, un disagio generale per una sensazione di estraneità, di perdita di identità, di umore instabile, di insonnia, che devono essere prese come punto di partenza per il rapporto con un medico.