Droga, violenza e lucidità

matteopacini
Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze

Alcune osservazioni, non nuove e sorprendenti, ma proprio per questo necessarie, sull'ennesimo delitto in cui sono implicate sostanze d'abuso.

Il delitto recente di Roma, quello in cui Foffo e Prato hanno convocato a casa, nel corso di una non-stop di cocaina e alcol, un ragazzo che forse si prestava a rapporti a pagamento pur risultando ufficialmente eterosessuale, e lo hanno quindi torturato a morte, pare mirando intenzionalmente alla morte.

L'attenzione è inizialmente puntata sul "droga-party" culminato in una miscela caotica e letale di sesso e violenza. Adesso, in una seconda fase, ci si è spostati sul profilo dei partecipanti, e sul disagio mentale manifestato almeno dal protagonista principale, il Prato, che sarebbe stato già in cura per una sindrome bipolare e forse per abuso alcolico (forse l'alcover di cui disponeva era per questo scopo, ma non è escluso che la avesse tramite canali illegali come sostanza ricreativa).

Pare che avesse manifestato ai familiari la volontà di cambiar sesso, e che per questo fosse depresso o comunque non equilibrato.

Mi risposterei sul primo scenario. Il legame tra violenza e malattia mentale fa parte di quei nessi che in teoria ci potrebbero stare, ma in realtà poi non risultano nelle statistiche. Può darsi che non emerga perché si fa di tutta l'erba un fascio, cioè si mettono insieme sindromi a rischio di violenza e altre che assolutamente non lo sono, anzi.

Quel che risulta invece sono due cose, già dette probabilmente in altri articoli di questo blog.

La prima è che chi usa cocaina rischia di essere vittima di omicidi violenti. Potrebbe essere il caso della vittima, che forse (come capita spesso) utilizzava cocaina per avere con disinvoltura rapporti omosessuali a pagamento. Molte persone così fanno, sia per avere rapporti di cui hanno desiderio ma rispetto a cui hanno remore, che si tratti poi di rapporti spontanei o mercenari.

E' anche vero che con la cocaina determinate barriere vengono meno, sia rispetto a eventuali pratiche estreme, sia rispetto alla scelta del partner con cui consumare i rapporti. Inoltre, la complicità può aumentare tanto da spianare la strada per affidarsi o mettersi addirittura sotto il dominio e il controllo di persone sconosciute,o o comunque non certo affidabili in quanto loro stessi sotto l'effetto di alcol e cocaina.

Passiamo ai carnefici. Una lunga seduta di sostanze, in cui c'è un effetto eccitante rinnovato per ore e ore, che cosa di preciso dovrebbe produrre se non qualcosa di caotico? In particolare, alcol e cocaina, associazione apparentemente banale, altera il metabolismo della cocaina e fa produrre una sostanza, nota come cocaetilene, che funziona come un'amfetamina.

Mentre la cocaina è auto-limitante, nel senso che quando decade l'effetto subentra una fase refrattaria e di recupero (a meno che non la si riusi), le amfetamine durano, e quindi i rischi dell'uso ripetuto possono aumentare nel tempo e durare abbastanza a lungo da concretizzarsi in danni.

L'idea che le sostanze "rendono" criminali soggetti che altrimenti non avrebbero agito è ancora poco diffusa. Questo nonostante il disturbo noto come "antisociale", quello in cui per diletto o per impulso di danneggiano gli altri, sia tipicamente associato ad abuso di sostanze, tradizionalmente alcol nell'era pre-stupefacenti. Il caso ricorda da vicino altri due, anche se sembrerebbero di matrice diversa. Il caso del Circeo e le Bestie di Satana.

Quando si parla di queste storie le si identificano, la prima, con l'orgia di violenza di tre ragazzi della Roma bene persi tra ideologia nazista e prevaricazione quotidiana (Izzo, Guido e Ghira); la seconda, con un fenomeno di satanismo giovanile dalle conseguenze "logiche" rispetto all'ideologia di morte e male professata dalla setta.

Poche volte si cita invece il fatto che i massacratori del Circeo erano utilizzatori di amfetaminici, e che in questo contesto il passaggio all'azione è tragicamente più facile rispetto alle fantasie, così come la violenza di gruppo, essendo tutti "sintonizzati" sulla stessa lunghezza d'onda.

Anche le Bestie di Satana, più che satanisti, erano drogati a tempo pieno, e uno degli omicidi fu compiuto in maniera scollegata alla ritualità satanica sotto effetto di alcol, cocaina, eroina, tranquillanti. L'associazione con la tortura può ricordare anche il caso del Canaro, in cui un un uomo si vendicò di un bullo di quartiere torturandolo a morte sotto effetto di cocaina.

L'effetto esplosivo dell'esposizione alle droghe è il punto prima chiamato in causa, poi messo in secondo piano, perché quando si scende nel dettaglio ci si immagina il drogato come un essere in preda a un disordine comportamentale grossolano e generalizzato.

Non è ben chiaro che la cosiddetta follia lucida possa proprio essere indotta dalle sostanze, in particolare la cocaina. La cocaina rende più sicuri, convinti, progettuali, fa sentire l'urgenza di mettere in atto i propri desideri, di "inventare" qualcosa, di far nascere situazioni, di provocarle, fino al punto da vederle quando non ci sono, in autentici deliri dal carattere avventuroso e persecutorio. Il comportamento di un soggetto sotto cocaina non tende alla disorganizzazione totale, è anzi una serie di atti che di per sé possono risultare controllatissimi, lucidissimi, certamente pianificati segmento per segmento, senza un'idea di dove il tutto debba finire.

Spesso infatti la fine è l'addormentarsi, o il finire in ospedale, fare un incidente, essere arrestati. Quando la persona comincia a delirare certamente si passa ad una disorganizzazione e a un'agitazione maggiore, ma finché questo non accade la persona può trovarsi in una condizione di eccitazione, preso in attività che lo stimolano e lo intrigano, senza cognizione precisa di quel che accadrà dopo (il che non significa senza rendersi conto di ciò che sta facendo).

Il fatto di avere organizzato, premeditato un omicidio, poi scelto la vittima, averla torturata per un certo tempo e poi averla uccisa, non è incompatibile con uno stato di intossicazione protratta, specie per chi già era abituato a fare uso, e quindi sensibilizzato a certi effetti "maligni" della cocaina. 

In conclsuione, quando si parla di pericolosità della droga, partendo da questi esempi estremi, va tenuto presente che però di questo si sta parlando, e cioè di come le sostanze inducano comportamenti organizzati e dannosi, di come facciano cambiare il campo di coscienza, restringendolo ad un "qui e ora" sulla base di uno stato di euforia ed eccitamento, tagliando fuori l'influenza del "dopo", e con esso gli scrupoli su di sé (finire in galera) ancor prima che sugli altri.

Data pubblicazione: 16 marzo 2016

29 commenti

#15
Foto profilo Dr. Alessandro Raggi
Dr. Alessandro Raggi

Questa news mi sembra importante perché spesso il soggetto consumatore te sottovaluta molto l'uso della sostanza, soprattutto quando si tratta di cocaina o anfetamina, sottovalutandone i rischi psicofisici.
Occorre però anche far chiarezza sul fatto che non vi è nessuna relazione diretta tra l'uso di sostanze e i comportamenti criminali.
La correlazione di cui parla in questa news il Dottor Pacini: "L'idea che le sostanze "rendono" criminali soggetti che altrimenti non avrebbero agito è ancora poco diffusa. Questo nonostante il disturbo noto come "antisociale", quello in cui per diletto o per impulso di danneggiano gli altri, sia tipicamente associato ad abuso di sostanze" - non indica un nesso causale tra uso di sostanza i comportamenti antisociali.
Detto questo non è escluso, anzi rientra nell'ordine del possibile, che talvolta l'uso di sostanze possa contribuire in soggetti antisociali all'esito criminoso dei dei loro comportamenti, ma sarebbe errato pensare che un soggetto possa diventare antisociale semplicemente perché ho usato delle sostanze.

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