Loro hanno le armi, noi lo champagne: si fottano (Charlie Hebdo)
La satira è sempre discutibile e fa discutere. Non è una questione di stile e neanche di gusto. I processi che ne costituiscono la base sono stati spiegati più di 100 anni fa in un saggio di Freud: “il motto dello spirito” ed i meccanismi sono quelli di un processo primario di pensiero che media solitamente i processi inconsci.
Quello che la satira determina è una sensazione, scatenata da una sorta di metacomunicazione e la rabbia che in alcuni questa vignetta dissacrante determina, non è altro che il passaggio della rabbia di chi l'ha scritta a chi la legge.
Quindi arrabbiatevi pure, scandalizzatevi senza pudori perchè è questo quello che deve essere.
Riflettiamo.
Il mondo non finisce dove lo pensiamo e il rischio di pensarlo così è enorme se condiviso da un popolo, diventa cultura dominante, diventa dogma. Siamo invasi, e non è una novità, da una logica narcisistica che come quella che sottende i sogni svanisce al mattino.
L'idea di un mondo come noi lo abbiamo pensato finisce con le raffiche di mitra, le esplosioni di esseri umani che noi pensiamo schegge impazzite solo perché non pensabili. Per accettare l'idea di essere in guerra dobbiamo essere colpiti.
Abbiamo una giusta causa che lo è solo per noi e ci stupiamo se qualcuno dissente o si consente di colpirci con mezzi che non abbiamo pensato, atroci ma evidentemente possibili. Il mondo non è come lo abbiamo pensato, è solo il sogno del nostro mondo che svanisce all'alba di una guerra impensabile che altri stanno già combattendo.
Se non ci svegliamo dal nostro mondo sognante non riusciremo a sopravvivere, ma cadremo all'alba sotto i colpi di un kalashnikov che costa meno di un Iphone, pensando che con lo champagne avremmo potuto vincere la nostra idea di guerra che nell'ebbrezza, non abbiamo mai avuto l'impressione di combattere.