I pazienti LGBT sono ignorati dai medici
Traduco questo testo della collega americana affinchè possiate riflettere e commentare, evitando volgarità e flame, sul tema Lgbt (Lesbiche-Gay-Bisessuali-Transgender ma anche Intersessuali, Queer, Questioning, Transessuali e partner delle persone T o I) o meglio sulla profonda ignoranza e pregiudizio che esiste nel mondo sanitario che preferisce ignorare le persone Lgbt, causando loro, o meglio causando a noi gravi danni personali invece che producendo benessere.
Betty è andata dal suo medico di famiglia per depressione. Ha 75 anni ed è una segretaria in pensione, che per mesi è stata incapace di mangiare, dormire o prendere piacere da alcunché. Il suo dottore, preso nota dei sintomi, prescrive a Betty un antidepressivo di nuova generazione.
Il problema è che il dottore non ha ottenuto l'intera storia della paziente. Non ha chiesto specificamente nulla e Betty non ha detto spontaneamente che la sua depressione è iniziata quando la sua compagna Judith è morta.
Betty e Judith hanno vissuto insieme per 40 anni, non si erano mai dichiarate apertamente come coppia, non avevano mai avuto contatti con la comunità Lgbt ed erano note nella loro comunità solo come “le due signore che vivono nella casa gialla”. La morte di Judith, comunque, ha significato anche la fine dell'intero sistema di supporto per Betty, per cui l'antidepressivo non sarebbe stato sufficiente.
Il dottore di Betty non è stato capace di aiutarla perché non ha ottenuto tutte le informazioni. Non chiedere del suo orientamento sessuale e delle sue relazioni vitali significative ha comportato fare una diagnosi errata e dare una terapia inadeguata.
I problemi medici di ogni tipo non sorgono nel vuoto esistenziale ed i pazienti non sono solo una collezione di sintomi. Avere un dottore che non ti conosce come persona non è solo un'esperienza sconfortante e disagevole, può anche portare ad una diagnosi errata e ad un trattamento errato. In quanto persone Lgbt, non è solo gradevole trovare sanitari che siano a loro agio quando ci conoscono e ci curano: è essenziale!
BJ è una persona transgender di 22 anni dall'aspetto maschile che è arrivata al pronto soccorso dell'ospedale di Manhattan dopo essere stato picchiato. Da adolescente BJ è stato cacciato di casa dai genitori che vivono a NY a causa della sua identità di genere ed ha vissuto come un barbone un po' ovunque da allora. I medici del pronto soccorso hanno trattato le ferite del volto di BJ, ma vedendolo agitato e fuori di sé hanno chiamato lo psichiatra.
BJ era scontento di parlare con lo psichiatra, poiché reclamava di volere solo la propria faccia rimessa a posto e non di essere considerato un malato di mente. Lo psichiatra ricoverò in reparto di psichiatria BJ per “agitazione psicomotoria”.
Durante l'ospedalizzazione lo staff del reparto lo chiamarono sempre Barbara, che era il suo nome “anagrafico”, interruppero l'uso del testosterone che aveva assunto per anni, pensando che fosse la causa dell'agitazione e lo obbligarono ad assumere un neurolettico (aloperidolo). Nessun medico chiese mai a BJ che cosa era accaduto quel giorno e chi lo avesse aggredito. Dopo le dimissioni BJ interruppe la terapia con aloperidolo e giurò di non vedere mai più un medico in vita sua.
A causa dell'ignoranza dei medici e della loro ansietà maschilista rispetto all'identità di genere di BJ, non ottennero informazioni essenziali sul motivo di ricovero presso il Pronto Soccorso, lo sottoposero ad un trattamento da incubo e ad un'ospedalizzazione forzata in psichiatria, durante la quale i suoi bisogni non furono presi in considerazione e nemmeno lo chiamarono mai con il nome che si era scelto.
Combatterono contro di lui piuttosto che curarlo, deprivandolo della terapia ormonale e forzandolo ad una terapia psichiatrica non necessaria. La cosa peggiore di tutte fu che lo lasciarono all'atto delle dimissioni in una condizione di possibile rischio, dal momento che l'aggressore di BJ era stato da loro ignorato e quindi nessuno ha pensato che BJ potesse essere in pericolo al momento delle dimissioni.
Certamente i nostri fratelli e sorelle Lgbt che sono “chiuse nell'armadio” e non si dichiarano omosessuali, che sono costretti a fare i barboni o a prostituirsi e che sono in qualche modo meno privilegiati socialmente sono a maggior rischio di trattamenti sbagliati da parte del sistema sanitario, ma tutti noi dovremmo imparare qualcosa da queste storie.
Quelli di noi che lavorano nelle professioni sanitarie hanno il dovere verso quanti di noi sono pazienti Lgbt di educare i propri colleghi in modo che diventino culturalmente competenti e forniscano cure migliori. In quanto pazienti, ognuno di noi ha il dovere di cercare medici e sanitari competenti sulle questioni Lgbt (ed informare gli altri sulla loro identità e ruolo Nota del Traduttore).
La Commissione (ente politico di NY NdT) ha prodotto un documento guida per gli ospedali perché diventino competenti e sensibili quando curano persone Lgbt. L'Istituto di Medicina ha stampato un report perché vengano cercati dati specifici sulle iniquità in ambito sanitario e sui bisogni sanitari delle persone Lgbt. Queste non sono solamente buoni consigli. Per le persone Lgbt che abbiano bisogno di cure medice (quindi ognuno di noi, in altre parole, prima o poi) queste informazioni potrebbero salvarci la vita!
Fonte:
Mary Barber Medico Psichiatra, Huffington Post del 15/5/2014
http://www.huffingtonpost.com/mary-barber-md/know-us-as-people_b_5330963.html