Quale sarà la psichiatria del futuro?
Lo psichiatra del futuro
- Dove sta andando e come cambierà la psichiatria?
- Cosa ci aspetta nel futuro?
- Si creeranno davvero le basi per poter creare una Intelligenza Artificiale?
- Avranno le nanotecnologie una importanza anche per la psichiatria?
- Sarà possibile con un semplice esame del sangue, come accade oggi per altre malattie, verificare la presenza di alcuni biomarkers specifici indicatori di malattia?
- Cambierà il legame tra corpo e mente?
- Che ne sará del colloquio clinico?
Queste e altre domande potranno trovare una risposta in un futuro non troppo lontano.
Sicuramente ci troveremo di fronte a delle innovazioni che coinvolgeranno il mondo medico e molto probabilmente ridurranno sensibilmente la distanza della psichiatria dalla medicina e dalla neurologia.
Pensiamo solo che in America ed in Europa sono stati stanziati ripettivamente 100 milioni di dollari e 54 milioni di euro per lo studio del cervello umano per i due progetti Brain Research Through Advancing Innovative Neurotechnologies e Human Brain Project, che serviranno per meglio comprendere il funzionamento, fornire una mappatura completa dell'intero cervello, infine per creare, un simulatore dell’intera attività cerebrale (attraverso la creazione di un supercomputer che avrà come modello circa 100 miliardi di neuroni).
Un modello come questo, permetterà di studiare i possibili trattamenti farmacologici per contrastare malattie quali Alzheimer, Parkinson, Epilessia e Schizofrenia, ma ci permetterà anche di comprendere meglio il funzionamento cerebrale e le relazioni tra le varie aree cerebrali.
Altre grande sfida sarà quella di, come sta avvenendo per l'oncologia (Progetto NANOCELL), produrre farmaci sulla base delle biotecnologie e nanotecnologie, cioé creare delle molecole che abbiano magari, al tempo stesso, una funzione terapeutica ed anche diagnostica anche per la psichiatria. Infatti le nanoparticelle sarebbero in grado di penetrare la membrana cellulare e potrebbero da una parte veicolare il trasporto dei farmaci all'interno delle cellule, ma soprattutto valutare in tempo reale la presenza di marker biologici che hanno un valore diagnostico e prognostico per patologie o che potrebbero indicare il grado di risposta alla terapia.
Alcuni studi delineeranno meglio le basi eziopatogenetiche dei disturbi mentali e spiegheranno, quale correlazione potrebbe esistere con i disturbi medici. In fattispecie in uno studio del 2012 pubblicato su PloSone é stato dimostrato che aberrazioni nella demetilazione del DNA del promoter dell'ezima di conversione dell'angiotensina (ACE) potrebbero essere la causa sottostante la depressione maggiore e probabilmente essere responsabili della patogenesi comune di depressione e disturbi cardiovascolari (Zill P e coll., 2012).
Un altro studio di Leboyer e coll., (2012) sulla base della revisione della letteratura scientifica, indica una suggestiva nuova ipotesi in merito alla comorbidità medica nel disturbo bipolare, cioè che possa essere vista come una manifestazione precoce di una malattia infiammatoria multisistemica. E quindi che malattie come diabete mellito, obesità, ipertensione, disturbi cardiovascolari e cerebrovascolari insieme al disturbo bipolare possano essere indotte o modulate dall'interazione di fattori di rischio genetico, ambientale o genetico/ambientali.
Questo sarà anche la base per poter individuare degli endofenotipi (per endofenotipo vedi vocabolario) di malattia più specifici e per creare poi terapie più specifiche. Ma ancora in maniera più specifica e sensibile attraverso dei semplici esami del sangue si potranno andare a ricercare dei biomarkers utili per differenziare i soggetti affetti da depressione maggiore ricorrente rispetto a controlli sani, che, secondo una ricerca, sarebbero appunto: BDNF, cortisolo, prolattina, alfa 1 antitripsina, TNF-r, apolipoproteina, mieloperossidasi, un fattore di crescita epidermico, la resistina (Papakostas GI e coll., 2013).
Gli studi sulle cellule staminali (induced pluripotent stem cells (iPSCs) porteranno alla possibilità di sperimentare ed identificare, in vitro, l'azione di nuovi farmaci e permetteranno di rivoluzionare la nostra conoscenza in termini di risoluzione e miglioramento delle malattie neurologiche e psichiatriche.
La riabilitazione potrà acquisire un ruolo ancora più fondamentale nel recupero e nel miglioramento delle funzioni del paziente, e malattie come la malattia di Parkinson, la sclerosi laterale amiotrofica, la malattia di Alzheimer, la sindrome di Rett, la schizofrenia, ed altre ancora, potranno avere altre possibilità di cura.
Gli anni di studio e scoperte della neurobiologia saranno la base e la realtà della ricerca del futuro, e quello che sembra oggi fantascientifico che si avvicina rapidamente ad essere parte della nostra pratica e della nostra quotidianità, forse con una sola eccezione: Il colloquio clinico resterá e sarà sempre la base della corretta diagnosi, terapia e prognosi.
Bibliografia
- Papakostas GI, Shelton RC, Kinrys G, Henry ME, Bakow BR, Lipskin SH, Pi B, Thurmond L, Bilello JA. Assessment of a multi-assay, serum-based biological diagnostic test for major depressive disorder: a pilot and replication study. Mol. Psychiatry, 2013 Mar;18(3):332-9.
- Leboyer M, Soreca I, Scott J, Frye M, Henry C, Tamouza R, Kupfer DJ. Can bipolar disorder be viewed as a multi-system inflammatory disease? J Affect Disord. 2012 Dec 1;141(1):1-10.
- Young JE, Goldstein LS. Alzheimer's disease in a dish: promises and challenges of human stem cell models. Hum Mol Genet. 2012 Oct 15;21(R1):R82-9. - Zill P, Baghai TC, Schüle C, Born C, Früstück C, Büttner A, Eisenmenger W, Varallo-Bedarida G, Rupprecht R, Möller HJ, Bondy B. DNA methylation analysis of the angiotensin converting enzyme (ACE) gene in major depression. PloSOne 2012;7(7):e40479.