La sindrome del Paradiso Perduto
La storia di Elena
Molti pazienti, in particolare quelli affetti da disturbo di panico o fobie specifiche, quando raccontano la loro storia la dividono in due fasi completamente distinte: “prima” della malattia e “dopo”. Spesso però la memoria è alterata e questo influisce pesantemente sulle aspettative e sulla terapia.
Lascio la parola alla signora Elena (nome di fantasia):
“Prima tutto andava benissimo, lavoravo, studiavo, avevo tanti amici, poi... è iniziato l’inferno”
La decisione di rivolgersi ad uno psichiatra è sempre sofferta e gravata da sensi di colpa: Elena non è riuscita a “farsi forza”, a “controllare” le sue ansie, come le avevano consigliato parenti e amici.
Si ritiene, a torto, che le funzioni cerebrali siano totalmente controllabili dalla volontà, almeno per quanto riguarda i disturbi mentali. Nessuno crede possibile dimenticare la persona amata subito dopo una delusione amorosa, ad esempio, ma ritiene di potere (o dovere?) eliminare il panico o una fobia a comando.
Elena ha provato, senza successo, rimedi “naturali”, consigliati da conoscenti. Solo dopo mesi di sofferenza si è rassegnata a chiedere un aiuto competente, e nel frattempo ha perso tempo prezioso e ha sofferto molto.
A questo punto l’aspettativa di Elena è alta: vuole guarire al più presto, perché lei non ce la fa più, e i suoi familiari e amici danno segni di impazienza.
Elena accetta (per disperazione più che per convinzione) di assumere farmaci per il suo disturbo, e fa un grande sforzo, perché anche questi sono connotati negativamente: sono i terribili “psicofarmaci”, danno dipendenza, rendono simili a robot, non se ne può più fare a meno per tutta la vita... tutti concetti falsi, ma ben radicati nell’immaginario collettivo, purtroppo.
Elena vorrebbe tornare “come prima”, ma non come realmente era prima, cioè una persona di carattere ansioso, con qualche insicurezza che comunque riusciva a controllare; vorrebbe tornare come SI RICORDA di essere stata, serena, felice e senza problemi, quella che io chiamo la Sindrome del Paradiso Perduto.
Dato che le medicine non sono pozioni magiche, la delusione è in agguato.
I farmaci indicati per i disturbi cronici della sfera ansiosa sono gli antidepressivi, che impiegano alcune settimane (dopo che si è raggiunto il dosaggio pieno) per essere efficaci e che possono dare qualche effetto collaterale: è importante perciò che la prescrizione sia associata ad una spiegazione molto chiara dell’effetto del farmaco e di quello che ci si può attendere, se no Elena rischia di aggiungere un’altra frase fatta: “Ho provato anche gli psicofarmaci, ma non hanno funzionato e ho lasciato perdere”.
Come finirà la storia?
Se lo psichiatra aiuterà Elena nel suo percorso, fornendole informazioni precise, vedendola ad intervalli regolari (un solo incontro non basta), valutando con lei l’opportunità di associare una psicoterapia e il tipo di psicoterapia adatto al suo caso, e se Elena dal canto suo collaborerà con le indicazioni dello specialista, dopo alcune settimane potrà notare un’attenuazione della sintomatologia, anche se la variabilità individuale è elevata.
Elena potrebbe notare una riduzione della frequenza o dell’intensità degli episodi di panico, o anche sperimentare momenti (ore o giornate) di benessere. La progressione non è costante, ci possono essere giornate negative, ma se il miglioramento inizia e se Elena ha la pazienza di continuare la terapia per un anno circa, senza sospendere appena inizia a stare bene, le prospettive sono buone.
L’importante è che Elena, e tutte le persone che soffrono di disturbi simili ai suoi, non si soffermi troppo su un mitico passato di benessere e si concentri su ricordi più vicini per fare il confronto con le condizioni attuali:
“Rispetto alla settima scorsa? Sono stata un po’ meglio, non ho avuto attacchi di panico...” è l’inizio del miglioramento e di un cammino che porterà Elena a vincere il blocco della sua paura.