Correre senza gambe: una questione di temperamento?

massimo.lai
Dr. Massimo Lai Psichiatra

Perché alcune persone riescono a riprendersi dopo un gravissimo incidente e riescono a convivere con degli handicap gravissimi? Cos’è che fa reagire differentemente di fronte ad una avversità?

Un esempio viene dagli atleti della para-olimpiadi che si sono svolte quest’estate a Londra.

Tra questi Alex Zanardi e Oscar Pistorius, due grandi campioni ben conosciuti dal pubblico italiano. Hanno percorsi differenti che convergono nella tragedia e nella capacità di andare avanti nonostante l’handicap. Le loro storie e quelle di tante altre persone meno famose possono essere spiegate anche dalla teoria del temperamento affettivo, cioè dall’attitudine a porsi nella vita, vedere e affrontare la realtà.

Per temperamento affettivo si intende la particolare coloritura che un soggetto da alla vita, è il riflesso dell’abituale livello di energia e umore che accompagna una persona e che si manifesta generalmente a partire dall’infanzia.

Il temperamento fa parte della personalità ed è espressione del patrimonio genetico dell’individuo e come tale può essere tramandato.

Tra i vari temperamenti studiati, quello ipertimico sembra dare maggiori vantaggi dal punto di vista evoluzionistico e milgiori capacità di adattamento alla vita.

La caratteristica principale di questo temperamento è la presenza di un umore e un livello di energia costantemente elevati, ottimismo, fiducia in se stessi, entusiasmo e determinazione.

Le persone con un temperamento del genere hanno di solito successo e possono arrivare ad occupare posti di dirigenza. Insomma è un temperamento vincente che può essere considerato l’opposto del temperamento distimico (depressivo).

Ma non tutto è positivo: il temperamento va saputo utilizzare, come il talento. Talvolta queste persone se contrariate possono diventare irritabili e litigiosi e capita che in loro prevalgono aspetti come la supeficialità (il giudizio è alterato, tutto sembra facile), l’incapacità a terminare un compito affidato, l’impulsività, la disinibizione e l’eccessiva fiducia in se stessi, che possono portare a prendere delle decisioni sbagliate negli affari, dei rischi e dei comportamenti illegali.

Quando prevalgono le caratteristiche positive nascono campioni come Alex Zanardi e Oscar Pistorius.

Tutti più o meno conoscono la storia di Oscar Pistorius, l’atleta che ha obbligato la comunità sportiva internazionale a interrogarsi sulla possibilità per un atleta disabile di correre come tutti gli altri. Il fatto è che lui non si è mai sentito disabile e le sue protesi sono da sempre le sue vere gambe.

Durante le paraolimpiadi di Londra, girava su facebook una frase attribuita a Oscar Pistorius: “My mother used to tell us “Carl, put on your shoes, Oscar put on your prosthetic legs”. So I grew up not thinking I had a disability. I grew up thinking I had different shoes” (Mia madre ci diceva abitualmente: Carl metti le tue scarpe, Oscar metti le tue protesi. Così sono cresciuto non pensando di essere un disabile ma pensando di avere delle scarpe differenti).

Che sia vera o meno, questa frase si coniuga bene con l’impressione che l’atleta da nelle sue varie interviste TV e fornisce un’idea dello spirito con cui Oscar Pistorius affronta la vita: l’ottimismo e la voglia di fare, agendo oltre l’handicap e ingegnandosi per andare avanti.

Un po’ differente la storia di Alex Zanardi, pilota automobilistico, vittima durante una gara del 15 settembre del 2001 di un terribile incidente che gli costò l’amputazione di entrambe le gambe fino alle ginocchia. Nonostante l’incidente Zanardi è tornato a correre in auto già l’anno successivo vincendo anche delle gare e ha continuato a praticare attività sportive ed essere un padre di famiglia “normale”. Quest’estate da Londra ha portato a casa una medaglia d’oro e due medaglie d’argento.

Una volta durante un’intervista raccontò il suo punto di vista riguardo il suo handicap. Appena dopo l’incidente, racconta, “la gente diceva “poverino, come farà adesso?” ed io invece dentro di me pensavo: “diavolo, come potrò fare adesso tutte le cose che voglio fare!”, rovesciando completamente il punto di vista, dalla tragedia alla ricerca di risorse per continuare a soddisfare la sua voglia di fare, la testa prima del corpo per fare le cose.

Sulla sua menomazione ha anche detto che se si dovesse rompere ancora le gambe questa volta basterebbe solamente una chiave a brugola per rimettersi in piedi e che ora non rischia un raffreddore camminando a piedi (cit. in Wikipedia).

Queste storie esemplari, ma simili a tante atre meno note, sembrano dimostrare che non sono tanto le avversità e il tipo di problema cui si è confrontati che determinano la risposta, quanto la nostra attitudine positiva o negativa ad afforntarli.

 

Fonti

http://it.wikipedia.org/wiki/Alex_Zanardi

http://it.wikipedia.org/wiki/Oscar_Pistorius

Data pubblicazione: 11 ottobre 2012

2 commenti

#1
Foto profilo Dr. Giuseppe Santonocito
Dr. Giuseppe Santonocito

Ciao Massimo
Interessante e sempre fondato il riferimento al temperamento, componente biologicamente determinata della personalità.

A beneficio dei lettori segnalerei che da un punto di vista psicologico storie come quelle di Zanardi o Pistorius possono anche essere lette in termini di maggior resilienza, ossia la capacità di riprendersi dagli urti provocati da eventi fortemente negativi. La resistenza è invece la capacità di sopportare stress prolungati.

Un'altra differenza che contraddistingue le persone più ottimiste e meno soggette a deprimersi è la consapevolezza di essere un individuo fra tanti, limitato e fallibile come chiunque altro.

Più in generale (esperienza personale) le persone più egocentriche sono quelle meno tolleranti e che risentono maggiormente dei rovesci, rispetto a quelle meno egocentriche.

#2
Foto profilo Dr. Massimo Lai
Dr. Massimo Lai

Ciao Giuseppe,
ti ringrazio per l'ulteriore contributo a complemento del tema.
Nel mio post ho dovuto sintetizzare perché volevo mettere in luce un aspetto in particolare lasciando il trauma in secondo piano.

In effetti sono diversi i fattori che entrano in gioco nel determinare l'attitudine di una persona nei confronti della vita e la reazione di fronte ad un evento traumatizzante.

Lo vedo ogni giorno quando incontro pazienti vittime di aggressioni o altri traumi.
La differenza non è solo nella personalità di base ma come dici tu anche nelle capacità e risorse personali che si è capaci di muovere.
A parità di evento, è differente il vissuto, il significato e la collocazione che si danno all'evento e di conseguenza anche la reazione di fronte allo stesso.

Come dici tu, prendere la vita per quello che è, senza costruirsi dei film e mettere le cose in un contesto più generale e meno personale.

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