Diventare Messi, Maradona o Ibrahimovic. Il talento calcistico è una questione psicologica

v.martiadis
Dr. Vassilis Martiadis Psichiatra, Psicoterapeuta

E’ ormai convinzione comune che l’abilità fisica e il “senso” della palla non siano sufficienti per diventare un vero campione di calcio. Una terza componente è ritenuta di fondamentale importanza: l’intelligenza di gioco, ossia la capcità di “leggere” la partita e le diverse fasi di gioco, l’abilità di trovarsi al posto giusto al momento giusto e rubare il tempo all’avversario. Molti ritengono che l’intelligenza di gioco sia quasi un’abilità magica, qualcosa di impossibile da descrivere o misurare.

I ricercatori del Karolinska Institutet (Svezia), invece, pensano che l’intelligenza di gioco possa essere esaminata e studiata da una prospettiva scientifica poiché rientra nel campo delle cosiddette funzioni esecutive, che comprendono la capacità di essere immediatamente e rapidamente creativi, di trovare nuove soluzioni ai problemi, di cambiare rapidamente tattica e rivedere i precedenti comportamenti e azioni che non hanno funzionato.

Gli studiosi del Dipartimento di Neuroscienze Cliniche hanno elaborato una serie di tests che consentono di valutare tutte queste abilità, e le hanno misurate in 57 calciatori professionisti militanti nella serie A e serie B svedese. I risultati dello studio sono stati pubblicati sulla rivista scientifica PLoS ONE.

I calciatori professionisti esaminati ottenevano risultati migliori ai tests delle funzioni esecutive rispetto alla popolazione generale e i giocatori di serie A ottenevano migliori risultati rispetto ai giocatori di serie B. Successivamente i ricercatori hanno comparato i risultati nei tests con le prestazioni ottenute sul campo. Alcuni dei calciatori esaminati sono stati seguiti nelle loro performance per alcuni anni, sono stati registrati il numero di loro goal e il numero di loro assist, attribuendo in questo modo un voto numerico ad ogni prestazione. Dall’analisi dei dati è emersa una chiara correlazione tra i risultati ai test delle funzioni esecutive e i punteggi ottenuti nelle prestazioni sul campo, ossia più alto era il punteggio ai tests esecutivi e migliori erano le prestazioni e i risultati ottenuti nel corso delle partite.

I migliori giocatori si sono dunque rivelati quelli che avevano ottenuto i migliori risultati ai tests delle funzioni esecutive.

I passi successivi saranno quelli di verificare se sia possibile integrare i programmi di allenamento dei calciatori con specifici allenamenti per il miglioramento delle funzioni esecutive, e se sia possibile sviluppare tests più raffinati tali da predire se un calciatore potrà o meno diventare un vero talento.

Gli autori dello studio concludono affermando che, molto probabilmente, il talento calcistico e la sua correlazione con le abilità esecutive è costituito da una componente ereditaria e da una componente acquisita, che può essere sviluppata e migliorata con l’allenamento.

Torbjörn Vestberg, Roland Gustafson, Liselotte Maurex, Martin Ingvar, Predrag Petrovic. Executive Functions Predict the Success of Top-Soccer Players. PLoS ONE, 2012; 7 (4): e34731 DOI: 10.1371/journal.pone.0034731

Data pubblicazione: 06 aprile 2012

Per aggiungere il tuo commento esegui il login

Non hai un account? Registrati ora gratuitamente!