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La depressione degli angeli: da un testo di Vasco Rossi

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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze

Sulla scia delle dichiarazioni di Vasco Rossi in merito alla depressione, ecco qualche spunto preso proprio da una sua canzone. Ne "Gli Angeli" sembra di leggere proprio quella particolare sensazione depressiva che molte persone provano quando non riescono più a godere della vita, anche se hanno tutto e hanno avuto tanto. In particolare c'è una frase enigmatica, e cioè "dietro non si torna, non si può tornare giù / quando ormai si vola, non si può cadere più".

Una forma di depressione piuttosto frequente è quella che colpisce persone di carattere esuberante, forte, solare o comunque frizzante, che hanno una storia ricca di emozioni, passioni, delusioni. Da un depresso ci si aspetterebbe l'immagine di qualcuno che è a terra e non riesce a rialzarsi, qualcuno a cui manca l'energia, la spinta, la forza insomma. Infatti nella depressione classica è semplicemente questo, ma ci sono altri tipi di situazione.

La caduta verso il basso

Nelle persone che hanno vissuto velocemente e in maniera intensa, la depressione si può manifestare come una sorta di desincronizzazione: non si perde quota, non si rallenta, ma si entra in un banco di nebbia, in una coltre di nubi. All'orizzonte sembra ormai tutto uguale, grigio, il meglio ormai nel passato, insieme agli errori.

Ecco perché la depressione de "Gli Angeli" di Vasco Rossi non è il non saper spiccare il volo, ma essere prigioniero del proprio stesso volo, delle altezze che in quel momento fanno sentire dentro ad un baratro. Chi è abituato alla vetta sente la profondità dell'insuccesso, del fallimento, dell'inconsistenza della sua vita appena smette di salire.

Se smette di salire, se rallenta, scende. Ed è la discesa che sente, non la quota che sarebbe sempre comunque alta.

Si tratta di un movimento verso il basso, che proprio perché parte dall'alto può essere molto veloce, può tirare in maniera atroce verso il basso e aprire un baratro infinito sotto gli occhi. Gli Angeli depressi non riescono più a mettere i piedi per terra, cosa che li salverebbe perché con i piedi per terra ogni altezza, anche piccola, sarebbe un guadagno, una piccola gioia. Invece Gli Angeli depressi sono come su un altipiano, arenati vicino al cielo, incapaci di ripartire da terra, dall'inizio. Non riescono ad atterrare per riprendere quota, per sentirsi nuovamente meglio anche soltanto salendo i primi gradini della vita.

"Qui non hai la scusa che ti può tenere su, qui la notte è buia e ci sei soltanto tu": l'angelo solo in alto, che non sa scendere, e che non può esser tenuto su dalle piccole cose, ma avrebbe bisogno di chissà quali ali impossibili. E in questo stato la depressione è percepita proprio come un non saper quale sia la strada giusta, la via d'uscita, come se "non arrivassero più gli ordini" al cervello dall'umore, quegli ordini che davano alla vita la spinta e il senso di una battaglia.

L'unica cosa che rimane è la memoria di momenti passati, che non è consolatoria ma è bruciante, un'occasione perduta per una vita che ormai sembra finita, forse sbagliata, come accecata da una luce così forte da aver tolto la capacità di orientarsi nell'ombra. Chi, da depresso, ha la memoria di periodi di euforia (mania, ipomania) vive la depressione in una particolare forma di "paradiso perduto", di "caduta dalla grazia di Dio", di "cacciata dal paradiso".

La depressione va quindi sempre valutata rispetto al carattere di partenza. Quadri depressivi anche gravi a volte sono presenti in persone che possono continuare a lavorare, a funzionare in parte nella vita, ma hanno un senso di sprofondamento e di capovolgimento della prospettiva di vita, da lotta, gioco e spinta per uno scopo, a palude, sconfitta e rifiuto. Questi connotati spesso indicano l'appartenenza del quadro all'ambito bipolare, e conseguentemente condizionano le scelte di trattamento.

Per approfondire:La dipendenza dalla mania in Gomorra

Note:

Data pubblicazione: 09 agosto 2011 Ultimo aggiornamento: 28 marzo 2023

8 commenti

#1
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Utente 169XXX

Egregio Dottor Pacini buongiorno. Leggo sempre con molto interesse i Suoi articoli e i Suoi interventi ai vari quesiti che gli utenti del portale, me compreso, pogono. A mio avviso Lei è preparatissimo, schietto e, senza smancerie, io vedo nella Sua figura professionale l'erede perfetto del Professor Giovanni Battista Cassano. (Sò che è stato pure un Suo allievo quindi...n.d.r.). Tornando a Vasco Rossi e al suo coming-out sul "mal di vivere" mi permetta di aggiungere che pure "Vivere" e "Stupendo" rispecchiano stati d'animo negativi e disagi; premetto Dottor Pacini che Vasco Rossi io non lo apprezzo nè come artista nè come persona, ma prendo atto che con il suo talento e il suo voler essere fuori dalle regole, ha riempito stadi per anni, trascinando a sè folle oceaniche di intere generazioni. Tanto di cappello ad una carriera così.
Considerando che da sempre io "vivo" in mezzo alla musica, ho creato una mia personale play-list dove ho incluso brani che se ascoltati con un minimo di attenzione, descrivono in modo chiaro "sintomi" che richiamo a disturbi d'ansia quali attacchi di panico, disturbo ossessivo, depressione, disturbo bipolare. Eccoli:
"La scala buia" - Mina; "..paura, più paura una piazza vuota non mi fà.." qui a mio avviso siamo in un caso di attacchi di panico con agorafobia.
"Fiume Amaro"- Mikis Theodorakis; "lunga è la spiaggia e lunga è l'onda, l'angoscia è lunga, non passa mai"...." e il non sapere in quale istante il tuo dolore ti assalirà" è chiaro che anche in questo caso siamo ancora in presenza di attacchi di panico con tanto di ansia anticipatoria.
"Je suis malade" - Serge Lama; depressione più nera, senza più speranza.
"Morire d'amore" Charles Aznavour; disperazione per un'amore finito con il chiaro intento di suicidio "..ma chi mi capirà? Non mi condannerà...".
"Io vorrei, non vorrei ma se vuoi" - Lucio Battisti; "..anche se non voglio torno già a volare, le distese azzurre e le verdi terre; le discese ardite e le risalite su nel cielo immenso e poi giù il deserto e poi ancora in alto con un grande salto" . Repentini cambi di umore, tormenti ed estasi classici del disturbo bipolare.
" Domani è un altro giorno" - Ornella Vanoni; distimia, o meglio aristocrazia del dolore.
"Zum zum zum" - Silvye Vartan; "..la canzone che mi passa per la testa.." pur essendo una canzoncina semplice e ridanciana,contiene il pensiero ripetitivo e fastidioso delle ossessioni.
Questo è quanto Dottor Pacini. Non oso immaginare la Sua espressione del viso nel leggere questo mio intervento, ma, nel bene e nel male Le chiedo: cosa ne pensa?
La ringrazio per l'attenzione e Le porgo i miei più distinti saluti. G.V.

#2
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Dr. Matteo Pacini

Anch'io tengo una playlist e una cinelist "psichiatrica", di Battisti ho "I giardini di marzo" che descrive molto bene uno stato misto "...cieli azzurri e praterie dove corrono dolcissime le mie malinconie, l'universo trova spazio dentro me ma il coraggio di vivere, quello ancora non c'è"...

Apprezzo molto i suoi suggerimenti di ascolto. Qua e là dovrebbero anche esserci riferimenti ad altri cantautori, come Guccini che ho usato per un articolo su miafarmacia magazine

https://www.medicitalia.it/blog/psichiatria/434-disturbo-bipolare-spiegato-con-una-canzone-articolo-su-miafarmacia-magazine.html

Grazie per la stima, la mia espressione non è affatto stupita. La musica è uno dei canali di comunicazione delle emozioni "bipolari", perché i sentimenti depressivi, senza il seme della bipolarità, resterebbero muti, incomunicati, da Leopardi a Vasco Rossi. L'artista invece si dice misantropo, si dice isolato ma coltiva in sé il desiderio, che è ciò che lo spinge a comunicare il proprio malessere.

#3
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Utente 169XXX

Egregio Dottor Pacini buongiorno. Mi ha fatto molto piacere che Lei abbia apprezzato il mio, seppur lungo, commento al Suo blog, grazie davvero. Su "I giardini di marzo" mi era sfuggito il messaggio di "stato misto"; essendo io un Battistiano di lunga data, avendone inciso alcuni brani una quindicina di anni fà quale tributo ad un cantautore di così ampio spessore, riproponendoli poi "dal vivo" nei vari recital e concerti che ho tenunto nel corso del tempo, proprio ne " I giardini di Marzo" io avevo notato più sfumature che riportano alla fobia sociale, alla timidezza; ovvio poi dottor Pacini che le chiavi di lettura, o in questo caso di ascolto in un brano possono essere varie, condizionate a mio modesto parere anche dallo stato d'animo del singolo ascoltatore. Alla fine è il tono che fà la differenza no?
Tornando alla mia "play-list" di ieri, mi sono dimenticato di includere quello che possiamo definire il brano per eccellezza sulla malattia mentale : "Sognando" di Don Backy. Alienazione, delirio, allucinazione "..ad un tratto sento che, gli artigli neri della notte, mi fanno fare azioni non esatte; d'un tratto sento quella voce e qui comincia la mia croce, vorrei scordare e ricordare la mente mia stà per scoppiare.." arrivando poi alla contenzione "..non sò che male posso fare se sogno solo di volare, io non capisco i miei guardiani, perchè mi legano le mani...". Mi creda che nel riportare tali strofe mi è venuto lo strozzo in gola!
Prima di concludere Le vorrei chiedere gentilmente se, quando avrà tempo e/o voglia, mi può fare un'elenco della Sua cinelist "psichiatrica" per confrontarla con la mia.
Nel ringraziarLa con la stima di sempre, Le porgo i miei più distinti saluti. G.V.

#4
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Dr. Matteo Pacini

Nei giardini di Marzo ci sono diverse suggestioni di uno stato misto, il vestito della madre - il più bello - era nero. Il bello è ripensato come ricordo, passato, morto, e nero. C'è autosarcasmo, quando dice che la sera tornava a giocare con i tarli della mente. Sì, ci sono sicuramente descrizioni di una ansia sociale, ma è come nell'infinito di Leopardi, la dimensione reale non è il limite oggettivo, ma quello soggettivo. Oggettivamente uno potrebbe vivere dietro una siepe senza problemi, soggettivamente invece se brama l'infinito, la siepe gli crea problemi, che si chiami ansia sociale o panico, o ossessione. Da qui la maggiore inquietudine.
E anche in "emozioni", la descrizione è quella di uno stato misto, l'aggressività e la malinconia, l'impossibilità di spiegare a parole l'agrodolce delle emozioni, la contraddizione fluente dello stato misto, in cui si ride e si piange di facce della stessa medaglia.
Il suo repertorio è complementare, lo approfondirò. Se spulcia nel blog ci sono alcuni titoli cinematografici e vorrei inserirne altri. Evito quelli chiaramente di argomenti psichiatrico, preferisco quelli che rappresentano senza far riferimento al contesto della malattia mentale. Anche perché di solito i film che parlano di ospedali psichiatrici e malattie mentali con un nome preciso commettono errori che mi fanno fastidio.

#5
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Al di là della canzone di Vasco ,che tra l'altro la trovo come un autentica poesia ,dedicata al suo manager morto di cancro, oltre alla depressione, gli angeli incappano anche di cadute libere ,la classica caduta degli angeli ,dove Carrara la interpretò al meglio con la sua scultura ,la interminabile lotta tra il bene e il male.
Questo solo per ricordare la notizia odierna della morte della psichiatra di Pisa,che a causa delle falle della legge Basaglia,anche la vostra professione non è più sicura .

#8
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Ex utente

Ecco ,che le magie informatiche di Harry Potter ricompaiono :)
Al 6 e7 commento rispondo
con una battuta della famosa saga "Tutti abbiamo luce e oscurità dentro di noi. Ciò che conta è la parte su cui scegliamo di agire".

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