Vuoi migliorare l'asma bronchiale? Cala di peso
L’obesità costituisce uno dei più importanti problemi di salute pubblica in tutto il mondo. Anche la prevalenza dell’asma bronchiale è cresciuta negli ultimi vent’anni nei paesi industrializzati, ad esempio le ultime stime in Canada nel 2013 hanno evidenziato una incidenza del 7,9% nella popolazione generale, pari a 2.400.00 di asmatici solo in questo Paese.
La crescita simultanea di asma e obesità hanno suggerito l’ipotesi di un legame causale tra queste due condizioni patologiche. Precedenti ricerche hanno evidenziato che l’incidenza dell’asma è di 1.47 maggiore negli obesi rispetto alla popolazione normo-peso e che un incremento di tre unità del BMI (Body mass index, indice di massa corporea) è associate con un aumento del 35% del rischio di asma. Inoltre, ad ogni incremento di una unità del BMI si determina un incremento del 3,1% dell’iperreattività bronchiale, la caratteristica fondamentale dell’asma bronchiale.
La spiegazione di questo collegamento tra obesità ed asma non è ancora del tutto chiara. Diversi studi hanno suggerito che l’obesità sia in grado di limitare la funzionalità respiratoria, determinando dei sintomi (tosse, dispnea, costrizione toracica, broncospasmo) simili a quelli dell’asma bronchiale ed amplificando, inoltre, gli effetti di una pre-esistente asma bronchiale.
Altre ricerche hanno dimostrato che l’asma può essere associata con una ridotta attività fisica e che gli steroidi orali prescritti per le riacutizzazioni, o con maggiore frequenza nell’asma grave non controllata, determinano aumento di peso. Questa osservazione suggerisce che l’obesità può essere una conseguenza dell’asma.
Nonostante questa evidente correlazione tra asma e obesità, pochi studi hanno esaminato se la perdita di peso negli asmatici sia in grado di migliorare i sintomi respiratori causati dall’asma bronchiale. Una revisione del 2008 si è focalizzata su quattro studi su soggetti obesi con asma, suggerendo che la perdita di peso sia associata con un miglioramento del controllo dell’asma, sui sintomi respiratori, uso di farmaci aggiuntivi, severità della difficoltà respiratoria, indici di funzionalità respiratoria. La qualità metodologica di questi studi era tuttavia povera, ed il numero dei pazienti considerati molto limitato, ma la qualità dei risultati era promettente.
Un ulteriore limite derivava da una non precisa diagnosi, visto che molti pazienti venivano inclusi solamente sula base dei sintomi senza una corretta diagnosi di funzionalità respiratoria (spirometria con test di broncodilatazione, successivo test alla metacolina nei casi dubbi).
Per questo un gruppo di ricercatori canadesi dell’Università di Ottawa ha recentemente pubblicato su Chest i risultati di una loro ricerca riguardante gli effetti della perdita di peso sulla severità dell’asma bronchiale. Tutti i soggetti inclusi sono stati sottoposti ad un test alla metacolina prima dell’inclusione dello studio, per confermare la diagnosi e verificare l’iperreattività bronchiale basale.
Lo studio prevedeva due gruppi di asmatici confrontabili: il primo gruppo ha seguito rigorosamente una dieta a basso contenuto calorico che ha determinato un significativo calo di peso; un secondo gruppo, di confronto, era costituito da asmatici obesi che erano in attesa della chirurgia bariatrica e non stavano osservando alcuna dieta.
I pazienti inclusi presentavano un BMI molto elevato (45.7 kg/m2)ed una precedente diagnosi di asma bronchiale e si erano rivolti ad un centro di eccellenza dell’Ospedale di Ottawa per la gestione dell’obesità ed una possibile chirurgia bariatrica per migliorare questo problema.
La chirurgia bariatrica (o chirurgia dell'obesità) è quella branca della chirurgia che si occupa del trattamento chirurgico dei pazienti affetti da obesità. Numerosi studi a lungo termine hanno documentato che la chirurgia bariatrica offre una notevole riduzione del rischio di mortalità e del rischio di sviluppare nuove patologie associate (comorbilità) al sovrappeso e all'obesità.
La chirurgia bariatrica è l'unico trattamento in grado di determinare una perdita di peso significativa nel lungo termine in caso di obesità. Tuttavia – da sola – non garantisce un'automatica e sicura guarigione, ma rappresenta ad oggi un efficace strumento di supporto alla necessità e alla determinazione della persona obesa di perdere l'eccesso di peso e di riuscire a mantenerlo nel lungo periodo, obiettivo quest'ultimo molto difficile da raggiungere con il solo approccio comportamentale-conservativo.
Almeno i due terzi dei soggetti obesi patologici che hanno scelto un intervento bariatrico riescono a non recuperare almeno il 50% del peso in eccesso nell'arco di 10 anni e oltre quando sono motivati a farlo e aderiscono alla terapia. La chirurgia bariatrica ha un rapporto costi/benefici particolarmente vantaggioso (sin dal primo anno di trattamento), e spesso consente un notevole risparmio sui costi socio-sanitari rispetto all'approccio conservativo.
Gli interventi di tipo gastro-restrittivo riducono la capacità gastrica, con un'azione prevalentemente meccanica che limita l'introduzione di cibo. Si basano essenzialmente sulla separazione di una piccola parte alta dello stomaco (per esempio con il posizionamento di un anello gonfiabile come nel bendaggio gastrico regolabile) per formare una tasca gastrica che si svuota nell'area rimanente dello stomaco attraverso un orifizio stretto e non dilatabile. La chirurgia gastrorestrittiva riduce la quantità di cibo che si può assumere in un solo pasto, in modo da percepire più precocemente il senso di sazietà e più a lungo. Di conseguenza la persona obesa mangia meno e perde peso. Appartengono a questa tipologia: il bendaggio gastrico regolabile (uno degli interventi più frequentemente realizzati in Italia), la gastroplastica verticale e la più recente sleeve gastrectomy (gastrectomia verticale parziale).
Tutti i pazienti dello studio canadesi sono stati sottoposti, per conferma la diagnosi, ad un test alla metacolina. Successivamente hanno scelto l’opzione di intraprendere un programma di dieta per calare di peso, oppure di essere sottoposti alla chirurgia bariatrica. La dieta era piuttosto drastica e prevedeva tre pasti da 300 calorie ciascuno, quindi solo 900 calorie al giorno.
I pazienti erano controllati regolarmente da nutrizionista, psicologo, fisioterapista ed effettuavano delle sedute di gruppo settimanalmente.
Il gruppo che ha seguito una dieta drastica è riuscito a perdere ben 16 chili nei primi tre mesi, mentre il gruppo di controllo in attesa della chirurgia bariatrica ha guadagnato circa mezzo chilo. Nei soggetti che sono riusciti a calare di peso la dose soglia della metacolina è praticamente raddoppiata. Sono inoltre migliorate la funzionalità respiratoria basale, l’uso dei farmaci al bisogno e la qualità di vita.
Nessuno di questi parametri è migliorato nei soggetti che non sono riusciti a calare di peso. Questi risultati confermano studi precedenti che avevano dimostrato miglioramenti della spirometria, controllo dell’asma e qualità di vita a seguito della dieta. Il calo ponderale è risultato molto consistente in questo studio canadese, per cui potrebbe esserci una relazione dose-risposta tra calo di peso ed alcuni parametri, ma di sicuro per migliorare la reattività bronchiale il calo deve essere consistente. Il programma prevedeva anche una moderata attività sportiva quotidiana, per cui anche l’attività fisica può avere un ruolo importante nel miglioramento che è stato osservato.