Una notte di dicembre senza Babbo Natale e senza Gesù Bambino nell’Italia del Sud
Care bambine e bambini del Meridione purtroppo sara’ una notte triste in tante case di molte vostre bellissime citta’. In molti camini del Sud d’Italia Babbo Natale non riuscira’ a passare perche’ troppo obeso per scivolare giu’ nella stretta canna fumaria. Inoltre per il suo diabete, molto peggiorato in questi ultimi anni, ormai si muove male, il cuore zoppica e le gambe pure. La vicenda e’ tanto piu’ penosa perche’ i Babbi Natale piu’ grassi e piu’ malandati in metabolismo del Meridione scelgono sempre le case piu’ povere e le famiglie piu’ emarginate. Insomma, nessun dono arrivera’ proprio a quei bambini che ne avrebbero avuto piu’ diritto e maggior conforto.
Se pensate che il vostro cantastorie di fine anno stia dicendo bugie o inventando favole strane basta che diate un’occhiata alle mappe di questa povera Italia che cresce al rovescio: aumenta di peso e peggiora in diabete proprio in quel Sud che continua, allo stesso tempo, a perdere ricchezza, lavoro e servizi.
Figura 2 - Soggetti in eccesso ponderale. Prevalenze per Regione di residenza – Passi 2010-2013 |
Redditi IRPEF per Comune / 2012 Fonte: http://www.opendatabassaromagna.it/2014/04/il-reddito-degli-italiani-in-ogni.html |
Sara’ un caso, penserete voi. Invece no.
L’OMS stima che all’eccesso ponderale (sovrappeso e obesità, IMC > 24,9) sia attribuibile il 44% del carico di malattia dovuto al diabete, il 23% di quello dovuto ad ischemica cardiaca e tra il 7% e il 41% del carico di malattia dovuto ad alcuni tipi di cancro (ad es. dell’endometrio, della mammella e del colon). L’eccesso ponderale è anche un importante fattore di rischio per i disturbi invalidanti a carico dell’apparato muscolo scheletrico.
In Italia, i dati riportati nell’annuario statistico indicano che è diabetico il 5,5% degli italiani (5,3% delle donne e 5,6 % degli uomini), pari a oltre 3 milioni di persone. Nel grafico sottostante sono riportati sia i valori grezzi della prevalenza del diabete in Italia (linea blu), sia quelli standardizzati (linea verde), che tengono cioè conto del cambiamento nella composizione per età e sesso della popolazione italiana nel corso degli anni. La prevalenza standardizzata è aumentata dal 3,9% nel 2001 al 4,8% nel 2014. La prevalenza del diabete per anno è stata standardizzata per età e sesso (popolazione di riferimento: Italia 2001, stima ISTAT 57.844.017 residenti).
Fonte Istat 2013, elaborazione Iss
Troppi numeri complicati, direte voi…Ma allora? Che cosa si puo’ fare?
Diciamo subito che gli uomini che governano questo Paese sono grandi politici affiancati da grandi dottori. La loro parola magica e’ “prevenzione”. Lo so, lo so, a voi a scuola le vostre bravissime maestre e professori precari hanno insegnato, pur con stipendi da fame, che prevenzione significa rimuovere le vere cause di un fenomeno negativo. Insomma se una pianta dell’orto o una vite della vigna cagionevoli stanno per cadere bisogna subito sostenerle con un palo che le sorreggano fino a quando non raggiungano la robustezza delle piante piu’ fortunate, aiutandole con cure della terra che le circonda e dando loro tutta l’acqua di cui hanno bisogno.
Questi grandi dottori e politici, pero’, hanno una concezione tutta loro della “prevenzione”. Certo, cari bambini, bisogna avere molta pazienza con questi grandi politici e questi grandi dottori
Per loro, in questo caso, ma non solo, prevenzione del diabete mellito tipo 2 (DM2) significa “individuazione e cura dei soggetti a rischio diagnosi precoce”. In particolare, per la prevenzione del DM2, il Piano sulla Malattia Diabetica indica, tra i suoi obiettivi specifici, quello di:
“promuovere stili di vita corretti nella popolazione generale al fine di ridurre l’incidenza del
diabete o ritardarne l’insorgenza tenendo sotto controllo l’aumento di sovrappeso e obesità
nella popolazione”;
“identificare precocemente le persone a rischio e quelle con diabete nella popolazione generale".
E’ come andare nell’orto e in vigna a “identificare” le piante a terra e irrorarle di prodotti chimici invece di aiutarle prima di tutto a crescere con un sostegno per portarle alla pari delle altre.
Voi vi domanderete se questi signori hanno previsto programmi di cura “individuali”. Ma naturalmente si’!
In particolare, consiglieranno a voi e ai vostri genitori “strategie basate sull’individuo”.
Quali? Beh, diciamo che il Piano Regionale Prevenzione (PRP) 2014-2018 (DCA n.U00309 del 6/07/2015) della Regione Lazio, ad esempio, “sottolinea l’importanza dell’identificazione precoce tramite programmi che prevedano, ad esempio, la valutazione integrata dell’Indice di Massa Corporea, della glicemia e della pressione arteriosa.” E… attenzione!
“Per i soggetti individuati come a rischio, il PRP sottolinea la necessità di prevedere interventi, integrati con i PTDA, finalizzati al potenziamento delle risorse personali (empowerment individuale) per l’adozione consapevole di stili di vita corretti. In particolare, occorre prevedere l’offerta di interventi di contrasto a comportamenti e abitudini scorrette come gruppi per smettere di fumare, gruppi di cammino, prescrizione dell’attività fisica e/o la messa in atto di interventi di educazione terapeutica strutturata da parte degli operatori sanitari come il counselling motivazionale breve.”
DM2, PRP, PDTA, “empowerment”, “counselling motivazionale”…
Cari bambini, quanti termini e acronimi difficili, vero?
In poche parole, se smettete di fumare anche se siete stressati perche’ senza lavoro, se fate dei gruppi di camminatori dopo aver corso tutto il giorno per cercarne magari uno e se andate alla ASL a fare 2 ore di “counselling motivazionale” il diabete e l’obesita’ passa a voi e anche ai Babbo Natale del Sud!
Ora, pero’, veniamo all’altra triste notizia. Molti Presepi al Sud Italia, dopo la mezza notte, avranno la culla vuota, senza Gesu’ Bambino.
Voi mi direte: com’e’ possibile? Eppure e’ stato verificato ancora un calo nella mortalità infantile globale: il numero annuo dei decessi fra i bambini tra 0 e 5 anni scende per la prima volta sotto la soglia dei 6 milioni (per la precisione: 5,9 milioni). Nel 1990 era oltre il doppio (12,7 milioni all'anno).
Questi e altri dati sono contenuti nel nuovo rapporto “Levels and Trends in Child Mortality 2015”, lanciato a settembre da UNICEF, Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), Banca Mondiale e UNDESA - Divisione Popolazione.
Ebbene care bambine e bambini, sebbene i progressi siano stati significativi, 16.000 bambini sotto i cinque anni continuano a morire ogni giorno. E il calo del 53% non è stato comunque sufficiente per raggiungere l'Obiettivo di Sviluppo del Millennio 4, che prevedeva una riduzione della mortalità infantile globale di due terzi, tra il 1990 e il 2015.
Ma veniamo all’Italia.
Il nostro Paese si colloca nella top ten mondiale dei Paesi con i più bassi tassi di mortalità materna. L’Oms stima un rapporto di mortalità materna per l’Italia pari a 4 ogni 100mila nati vivi, tuttavia la mortalità materna stimata dal sistema di sorveglianza coordinato dall’Iss, in 6 Regioni che coprono il 49% dei nati nel Paese, è pari a 10 decessi ogni 100 mila nati vivi con una forte variabilità regionale compresa tra 5 morti in Toscana e 13 in Campania. L’Oms non riporta il dato stimato attraverso il sistema di sorveglianza italiano in quanto il sistema di sorveglianza non ha ancora una copertura nazionale. Tuttavia entrambe le stime confermano che l’Italia è tra i Paesi con la più bassa mortalità materna al mondo e presenta un dato identico a quello del Regno Unito e della Francia.
Insomma in buona sostanza al Sud muore piu’ del doppio dei bambini che al Nord. Come mai? Forse anche in questo caso la poverta’ influisce come nel diabete?
In Italia la poverta’ infantile e’ in rapido aumento. Nel nostro Paese 2 milioni 382mila minori vivono in povertà relativa, circa 1 su 4 nel 2013 (nel 2012 erano 1 su 5).
I bambini in povertà assoluta sono 1 milione 434mila, pari al 13% del totale e sono aumentati esponenzialmente con la crisi. Nel 2007 erano solo 482mila. Il dato peggiora rispetto al 2012 quando gli under 18 poverissimi erano 1 milione 58 mila (10,3% del totale). È quanto rileva l’Istat nel report sulla Povertà in Italia. La povertà assoluta continua ad aumentare tra le famiglie con tre o più componenti e soprattutto tra quelle con figli, in particolare se minori (dall’8,9% al 12,2%).
Sono il Nord e l’estremo Sud ad aver subìto maggiormente questo inasprimento: la sola Lombardia conta 91mila under 18 dei 526mila al Nord, mentre la Sicilia sigla la “black list” con oltre 220mila bambini e ragazzi dei 707mila al Sud costretti a vivere in condizioni familiari di preoccupante fragilità materiale e psicologica.
Secondo la Coldiretti, “l’aspetto più drammatico della povertà in Italia è il fatto che 428.587 bambini con meno di cinque anni di età nel 2013 ha avuto bisogno di aiuto per poter semplicemente bere il latte o mangiare, con un aumento record del 13% rispetto all’anno precedente”. Secondo le elaborazioni Coldiretti sulla relazione sul ‘Piano di distribuzione degli alimenti agli indigenti 2013′, realizzate dall’Agenzia per le Erogazioni in Agricoltura (Agea), la popolazione totale dei bambini indigenti, espressa in valori assoluti, è concentrata in prevalenza nell’Italia Meridionale (149.002, pari al 35% del numero complessivo di minori tra i 0 e i 5 anni bisognosi di aiuto) e nell’Italia Settentrionale (129.420 unità, pari al 30%). Oltre il 40% dei bambini bisognosi di aiuto alimentare, precisa la Coldiretti, è concentrato in Campania ed in Sicilia.
L’Italia si colloca al 33° posto su 41 Stati (dell’Unione Europea e dell’OCSE), ossia nella terza fascia inferiore della classifica sulla povertà infantile. Secondo i dati, il tasso di povertà infantile è aumentato di circa 6 punti percentuali tra il 2008 e il 2012, attestandosi al 30,4%.
Ciò corrisponde a un incremento netto, nel numero assoluto di minori in povertà, di circa 600.000 unità. In raffronto, la povertà infantile è aumentata di almeno 10 punti nei cinque Stati posizionati in fondo alla classifica (variazioni della povertà infantile secondo i dati Unicef relativi all’Italia). In oltre metà dei Paesi ad alto reddito nel mondo, 1 bambino su 5 vive in povertà. Ma in Italia questa percentuale è di 1 bambino su 3.
L’Italia compare al 22° posto (su 29 Stati) nella graduatoria complessiva del benessere dell’infanzia e si trova nella terza fascia (la più bassa) della classifica sulla povertà infantile relativa, con il 17% dei bambini italiani che vivono sotto la soglia di povertà.
Come mai allora muoiono piu’ bambini al Sud pur essendoci molti bambini poveri anche al Nord? La risposta e’ semplice: al Sud la poverta’ assoluta e’ molto piu’ estesa che al Nord.
Ora, care bambine e bambini, secondo voi al Sud Babbo Natale e’ grasso e malato solo perche’ fuma e non corre con le renne nei boschi e i bambini muoino il doppio rispetto al nord perche’ sono discoli e non vanno a scuola? E’ davvero questo il motivo per cui quest’anno non arriveranno i regali dal camino e nel Presepe manchera’ Gesu’ Bambino?...
Vorrei avere una bacchetta magica per risolvere in questa lunga notte tutti questi problemi: far dimagrire Babbo Natale e riempire le culle nei Presepi di tutto il Sud, ma non posso. E non risolverebbe il vero problema.
Perche’ quello che non va e’ proprio questo modello di sviluppo, un sistema che rende pochi sempre piu’ ricchi e tantissimi sempre piu’ poveri…e piu’ malati. Questo e’ il motivo per cui per “curare” non basta cambiare gli “stili di vita”. Occorre soprattutto cambiare uno stile di societa’ fondata sul denaro, lo sfruttamento e votata al consumo.