Lussazione inveterata della clavicola: operarsi sì o no?
La lussazione acuta della clavicola è un evento particolarmente doloroso poiché impedisce ogni funzione e movimento del braccio. Diverso è invece quando la lussazione è inveterata.
Prima di descrivere cosa è opportuno fare in caso di lussazione inveterata della clavicola (intendo quella del lato articolare con la scapola) è adeguato dare un breve cenno di anatomia.
La clavicola è mantenuta nella sua normale posizione oltre che dalla capsula articolare (tessuto che sta intorno all’articolazione) anche da alcuni legamenti (una sorta di tiranti) che partendo dalla clavicola giungono alla scapola, fissandola.
Esiste una classificazione della lussazione acromion/claveare (A/C) che stabilisce 4 gradi a seconda delle lesioni di questi legamenti (fig. 1).
Una lussazione inveterata della clavicola può dare origine a diversi problemi. Chiaro che molto dipende dal grado di lussazione però tutti determinano dolore, difetti posturali, spostamento in avanti della scapola ed infine, non trascurabile, il danno estetico (fig.2).
In caso di lussazione di 1°-2° grado (quando i legamenti sono integri) la stabilizzazione della clavicola, nella sua normale posizione, per lo più è mantenuta. L’unico elemento presente è il dolore e la possibilità che si possa sviluppare una particolare patologia che si chiama “Sindrome da conflitto sub acromiale”.
Nei casi di lussazione di 3°-4° grado la instabilità articolare A/C determina ripercussioni sulla dinamica funzionale della spalla. Tali alterazioni con il tempo influiscono sulle strutture anatomiche determinando danni anche gravi.
Ritengo che quando si è portatori di una lussazione inveterata dell’articolazione A/C è opportuno l’intervento chirurgico di stabilizzazione; in particolar modo questo è indicato nei casi di lussazione di 3°-4° grado. Per i casi di 1°-2° grado credo che deve essere valutato volta per volta.