Cos'è e come si cura la sindrome vertiginosa: ecco svelati i misteri

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Dr. Luigi Grosso Chirurgo generale, Chirurgo oncologo, Ortopedico, Algologo

COSA SIGNIFICA VERTIGINE?

            Con il termine di  vertigine (dal latino vertere) viene indicato  una "falsa sensazione di movimento dell'ambiente circostante rispetto al proprio corpo (vertigine oggettiva) o del proprio corpo rispetto all'ambiente (vertigine soggettiva)". (Non confondere vertigine da capogiro)

PERCHE’ AVVIENE?
            Per rispondere a questa domanda, bisogna fare un passo indietro ed aver ben chiaro il concetto di percezione del corpo nello spazio (sensibilità spaziale) che è alla base del nostro equilibrio. Le fonti di informazione del corpo nello spazio sono: 1] recettori vestibolari (Orecchio) 2] esterorecettori ((visivi-tattili-uditivi) 3] propriocettori (muscoli-articolazioni-visceri, ecc)   La risultante di queste percezioni ci dà l’equilibrio e la possibilità della stazione eretta.

QUALI SONO I SINTOMI?

La vertigine può essere:

  1. di origine centrale (disturbi del sistema nervoso centrale – disturbi della psiche)
  2. di origine periferica (disturbi dell'orecchio interno – dell’apparato visivo – della colonna vertebrale cervicale - della occlusione dentale, ecc.)

Una forma particolare di vertigine di tipo posturale è definita “dizziness”. Questa è spesso accompagnata da senso di insicurezza o di disorientamento spaziale, da sbandamento laterale o dalla sensazione di "camminare sull' ovatta" o di "sprofondare nel vuoto".
Nella forma periferica (più frequente) è   la sindrome vertiginosa è spesso associata a nausea  e a sudorazione profusa; altre volte la sindrome vertiginosa si accompagna ad emicrania e a sintomi cocleari (fullness: senso di orecchio pieno; ipoacusia: sensazione di sentirci di meno; acufeni: percezione di fischi o ronzii nell'orecchio). Spesso il paziente limita la descrizione dei sintomi alla sola nausea o al vomito (vale a dire alle sensazioni più spiacevoli) e questo può trarre in inganno il medico non esperto.  Altre volte è la cervicalgia il primo segnale di un inizio di sindrome vertiginosa.

Nella forma centrale (meno frequente) è molto più complessa, i sintomi si associano a disturbi dell’encefalo e/o della psiche e, quindi, variano volta per volta a seconda del caso.

COME SI PUO’ FARE DIAGNOSI?

 Un corretto inquadramento clinico della vertigine è alla base della sua cura. Come detto, la vertigine può essere espressione non solo di disturbi vestibolari (orecchio)  ma anche di malattie extravestibolari di notevole importanza e pericolosità. E’ fondamentale stabilire se la vertigine è di appartenenza dello specialista ORL, dell’ ORTOPEDICO, dello GNATOLOGO e/o del POSTUROLOGO. Ciò nella misura in cui si è già escluso una pertinenza della vertigine di origine centrale.

L'interrogatorio approfondito e ben condotto del paziente è pertanto un momento fondamentale. Un'anamnesi ben condotta, infatti, permette di formulare una ipotesi diagnostica corretta che verrà poi confermata dall'esame specialistico.

La cosa migliore per il paziente affetto da sindrome vertiginosa, sarebbe quella di un centro per la cura delle patologie CRANIO-CERVICALI-GNATOLOGICHE-POSTURALI applicando un check-up completo esplorando a tappeto tutte le componenti. In tal modo non solo si ha la possibilità di effettuare una giusta diagnosi ma, altresì,  un corretto trattamento medico.

Una forma particolare di vertigine emicranica è la vertigine parossisitica benigna dell'infanzia che può colpire bambini anche molto piccoli (2-3 anni) ed è spesso predittiva della comparsa di una patologia emicranica in età adulta.
    

  Una  forma comune di vertigine è la cosiddetta Vertigine Parossistica Posizionale (VPP). Tale sindrome è scatenata da movimenti del capo ed è caratterizzata da episodi di vertigine soggettiva/oggettiva di breve durata sempre associati a nausea e vomito. Una sensazione di "camminare sulla gomma piuma" o di avere "testa vuota" e pesante" è spesso frequente nei periodi intercritici.
 Va da sé che ad ogni specialista (ORL-ORTOPEDICO-GNATOLOGO-POSTUROLOGO) corre l’obbligo di procedere ad attivare tutti i criteri clinici (semeiologici e tests) nonché quelli strumentali per arrivare ad una  corretta definizione diagnostica. Una menzione particolare vorrei fare per il POSTUROLOGO poiché oggi vi è un grande rispetto per lo studio e la valutazione del controllo posturale statico e dinamico  in diverse condizioni (Posturografia Statica/Dinamica Computerizzata).

COME SI CURA?

Dopo che si è posta una corretta diagnosi sia topografica (patologie periferiche o centrali) che eziologica e funzionale, si può concretamente stabilire la terapia.

La terapia della vertigine può così essere:

  1. sintomatica: aumentando la soglia della sensibilità alla vertigine con farmaci specifici e/o evitando le cause che la stimolano come bruschi movimenti del capo, ecc.
  2. causale: questa si differenzia in terapia farmacologica diversa a seconda dell’inquadramento ORL, ORTOPEDICO, GNATOLOGICO e POSTUROLOGICO. Logico pensare che laddove si tratti di una patologia vertiginosa a componente centrale psichica, entra in giuoco anche lo psicologo. La terapia chirurgica si rende indispensabile quando a provocare la vertigine è soprattutto una patologia di tipo vestibolare (ORL) oppure dell’articolazione temporo-mandibolare (GNATOLOGO). Non sono escluse, in ogni caso,  particolari forme di patologia vertebrale cervicale di interesse ORTOPEDICO. Infine, anche il NEUROCHIRURGO può essere chiamato in causa per quelle patologie ad interesse neurologico.
  3. riabilitativa: questa terapia integra quelle precedenti poiché tende al recupero della funzione globale dell’equilibrio del “VERTIGINOSO

Dr. Luigi Grosso

Data pubblicazione: 19 agosto 2011

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