Dare sempre speranza: i fattori predittivi sono una mera informazione, non una condanna!

salvocatania
Dr. Salvo Catania Oncologo, Chirurgo generale, Senologo


Le più belle parole non sono “Ti amo”, ma “E’ benigno!”

[Woody Allen] 

Nessun paziente passa senza lasciare traccia e di qualcuno rimane un ricordo particolare, profondo, che non si dimentica. Che incide a tal punto da modificare il nostro modo di pensare e di agire nella relazione medico-paziente. Si tratta quasi sempre di pazienti che malgrado le nostre pessimistiche previsioni sono “uscite“ dalla griglia delle nostre statistiche.

Alcuni di questi, nella mia quasi quarantennale esperienza oncologica, hanno scritto pagine cruciali, talvolta strazianti, ma sempre straordinariamente lucide sulla loro vita dove non c’è sconfitta, non c’è rassegnazione nelle loro parole. Talvolta c’è palese persino l’incoraggiamento per il medico che non lesina il suo impegno.

Costante la consapevolezza che in momenti simili, quando sembra che ogni speranza sia perduta e che ogni cosa appare sotto una luce diversa, occorre da un versante, quello del paziente, prendere in mano le redini della propria esistenza, e con coraggio, senza abbandonare mai la speranza, fare un bilancio.

Mentre dall’altro, quello del medico, per cementare l’alleanza terapeutica, occorre “spogliarsi” (12) delle proprie verità oggettive, desunte da un certo numero di elementi studiati statisticamente, perché forse ne esistono altri ugualmente importanti, neanche oggi sufficientemente conosciuti.

Dare sempre speranza del resto risponde ad una tra le più importanti aspettative del malato e pertanto più che dare si potrebbe parlare di incoraggiare la speranza. Quando parliamo di cancro, parliamo di persone che con non molte eccezioni, cominciano ovvero continuano comunque a nutrire speranza, vedono un'opportunità laddove prima non avrebbero concesso un minimo di attenzione, nè alcun credito. Per quanto si continui a considerarla una malattia non facilmente curabile in alcuni casi, tra i malati di cancro il tasso di suicidi è incredibilmente prossimo allo zero: bizzarro! Evidentemente, la speranza sembra prevalere tenacemente a dispetto della diagnosi più nefasta.

Tra le magistrali lezioni dalla parte del paziente, quella, alla scoperta della malattia, di volersi contrapporre alla angosciante domanda

“PERCHE' PROPRIO A ME? DOVE HO SBAGLIATO?”

con differente approccio, perché il cancro non è un nemico da combattere e guarire ad ogni costo in quanto rappresenterebbe il lato oscuro della vita.

Questo diverso approccio consente di invertire il pregiudizio che la malattia possa essere considerata una risposta punitiva a una colpa, pena del contrappasso a bilanciare qualche peccato effettivamente mortale.

E quindi per sgretolare l'esigenza che nasce dal pregiudizio di dover espiare una colpa. Non c’è alcuna colpa da espiare. Non c’è alcuna lotta da approntare.

Il modello parassitario del cancro come il fantasma che ci perseguita e ci rincorre, diventa la nostra condanna in caso di fallimento delle terapie e quindi questo diverso modello della coesistenza aiuta a non farsi scoraggiare dalle storie vissute, ascoltate o anche solo lette, per resistere alla deriva depressiva.

Il modello parassitario, così purtroppo presente ed enfatizzato dai media, che sinora ha ispirato tutte le strategie di LOTTA, traghettando il linguaggio militare (persino i soggetti volontari per uno studio vengono chiamati "arruolati") direttamente dalle vittoriose battaglie contro le malattie infettive del passato, con l'obiettivo di bonificare il corpo sradicando il cancro come un virus chirurgicamente o chimicamente, è un modello quanto mai obsoleto.

Tant'è che tutte le nuovissime terapie "molecolari" tendono ad essere personalizzate per ogni tipo di tumore. Facile dedurre che un ciarlatano si riconosce subito perchè propone una unica terapia per tutti i tumori. E non solo invece sono eterogenei i tumori su pazienti altrettanto eterogenei , ma addirittura solo poche cellule di tutto il tumore sono veramente maligne, quelle che lo fanno crescere: le cellule staminali del cancro.

E soprattutto è una arma a doppio taglio perché letale sul piano psicologico in caso di fallimento delle terapie.

Quello più moderno, conoscendo sempre meglio la sua flessibile fisiologia, è di riuscire a farlo diventare più frequentemente una malattia cronica come ad esempio il diabete, malattia curabilissima che consente uno stile di vita assolutamente normale.

E se paradossalmente non fosse maligno e neanche cattivo? Non dal punto di vista della diagnosi, ma della semantica.

Se non fosse nè aggressivo, nè subdolo, se non fosse nemmeno infido?

Metti il caso che fosse al contrario stupido, ottuso e insensato.

Che non avesse scopi (13) e teologia, che non combattesse contro il suo ignaro ospite al fine di distruggerlo, ma si ritrovasse invece conquistatore anarchico e senza volontà, tanto meno di potenza?

Che non assomigliasse affatto a quell'alieno mostruoso, l'estraneo e contrario che si è impossessato del nostro corpo portandolo perfidamente alla rovina.

Che, proprio dovendo antroporfomizzare, riuscissimo a immaginarlo come un idiota arcaico e primitivo, una sorta di tonto e limitato, non per questo poco pericoloso, non per questo meno pericoloso.

Anzi pericolosissimo pur non riconoscendogli una identità dotata di una volontà malvagia,nè dotato di una "intelligenza malvagia" e che la sua pericolosità deriva dalla sua strutturale insensatezza, dalla sua primitiva organizzazione metabolica e per paradosso, distruttivo in quanto stupido e inaspettatamente elementare e afinalistico.

E’ possibile approfondire alcuni di questi concetti su 

 Medico e ricercatore di fama internazionale, David Serva-Schreiber, fu colpito all'età di 30 anni da un cancro al cervello, ritenuto oggettivamente come "letale". Diciannove anni dopo avere girato il mondo, impegnato in conferenze e presentazioni dei suoi nuovi libri, lui stesso deve ammettere che la malattia è tornata, ancora più aggressiva. Non rimpiange nulla di quel che ha fatto in questi 19 anni regalati di vita durante i quali ha convissuto con lo stupido tonto che tuttavia non gli ha impedito di vivere la normalità professionale e quella di una famiglia, con 3 figli.

E sono stupefacenti le pagine scritte poco prima di morire, con domande ancora cruciali, strazianti ma straordinariamente lucide, sulla vita.

<< Quando si perde la speranza si blocca tutto, persino la volontà di proseguire le terapie, compromettendo la sopravvivenza stessa. Per quanto mi riguarda, spero ancora tenacemente che i sintomi si risolveranno nonostante la loro gravità. Mi impegno a fondo per nutrire la vita dentro di me, rafforzare i muscoli, placare il mal di testa e conservare la serenità. Mi do da fare per rimanere in contatto con le persone a cui voglio bene e concentrarmi su tutto ciò che mi dona il piacere di vivere.

Coltivo con scrupolo tutte queste fonti di speranza che alimentano il desiderio di vivere sino a domani, poi a dopodomani, poi a dopo-dopodomani.....

Sono convinto che occorra fare di tutto per aiutare i malati a mantenere intatta la loro capacità di sperare. Non si tratta di servire loro pietose bugie, non è necessario camuffare la verità per dare speranza.

Una fonte di speranza è il piacere di stare con i propri cari. Quando vedo mia moglie ed i miei figli tocco il cielo con un dito.

Anche un semplice animale da compagnia può illuminare il grigiore della malattia. Molto tempo fa mi dovetti sottoporre ad un estenuante ciclo di chemioterapia che durò tredici mesi, e per placare le terribili nausee adottai un sistema poco ortodosso: dormire accanto al mio cane e accarezzarlo di tanto in tanto. Era come se lui avesse capito che aveva un ruolo molto importante nella mia battaglia per la salute. Ogni mattina andavo a correre con lui. O meglio lui aveva preso talmente a cuore la sua missione che sarebbe più generoso dire: "Mi portava a correre tutte le mattine".

Una cosa che il mio gatto Titus, ovviamente, non può fare. Ma mi offre la sua fedele compagnia e mi fa l'immenso regalo di dormire fra le mie gambe. Grazie Titus, con te mi sento meno solo di notte >>

 

Qui ho espresso solo il mio personalissimo parere. Ribadendo che nessuno intende minimizzare sulla pericolosità della malattia, sarebbe interessante sapere da chi ha vissuto questa esperienza, se da parte dei medici e dei media sia possibile trasmettere una chiave di lettura sul cancro più "accettabile". E questa ce la dovrebbero suggerire i pazienti

Riassumo le mie curiosità in tre punti:

1) E' preferibile essere "arruolati" in una lotta senza quartiere contro un fantasma che ci perseguita e ci rincorre, un alieno da combattere ed affamare, dotato di malvagità inusitata, da sradicare chirurgicamente, chimicamente o con le radiazioni?

2) O è preferibile pensare ad un errore(*) genetico, afinalistico, privo di malvagità, anzi tonto come un idiota arcaico e primitivo

http://www.senosalvo.com/tutti_abbiamo_un_tumore.htm

da correggere chirurgicamente, chimicamente, con le radiazioni e con il quale comunque sarebbe possibile teoricamente "coesistere" come una malattia cronica?
Ma non solo: importantissime sono da considerare le raccomandazioni di Prevenzione Primaria (=stile di vita: alimentazione + attività fisica) per correggere... l'errore (htpp://www.senosalvo.com/possibile_sfuggire_alla_morte.htm ).

(*) Difficile spiegare e soprattutto sintetizzare il ruolo dell'epigenetica nella cancerogenesi. Sono stati identificati più di cento geni con caratteristiche tali da poter essere definiti proto-oncogeni e circa 30 geni oncosoppressori. Le alterazioni genetiche dell'origine del cancro inizialmente non colpiscono geni specifici, ma alcuni di questi geni possono essere fortemente coinvolti nell'insorgenza di alcuni tumori. Si tratta di geni definiti "oncogeni", ma esistono anche altri tipi di di geni: geni regolatori con funzione protettiva, la cui funzione può venire meno, e che sono repressori degli oncogeni e per questo chiamati "oncorepressori". Si tratta di fenomeni presenti costantemente in natura e pertanto lo STUPIDO TONTO ha via libera quando le mutazioni rendono più attivi gli oncogeni oppure inattivano gli oncosoppressori.

 

3) In entrambi i casi.... nell'immaginario non cambierebbe nulla!

 Sarebbe utile per noi avere una delle tre risposte.

 

  • Attaccare o fuggire fanno parte dello scontro. Quello che non appartiene alla lotta è restare paralizzati dalla paura. Paulo Coelho, Il cammino di Santiago 1987.
  • Uno dei più efficaci mezzi di seduzione del male è l'invito alla lotta. Franz Kafka (1916)

 

Fonti:

  1. Westcott R. “Can miracles happen?” British Medical Journal (2002)
  2. Everson T.C. “Spontaneous regression of cancer” Progress in Clinical Cancer (1967)
  3. Challis G.B et al “ The spontaneous regression of cancer “ A rewiew of cases from 1900 to 1987” Acta Oncologica (1990)
  4. Col W.H. “ Efforts to explain spontaneous regression of cancer” Journal of Surcical Oncology (1981)
  5. Bodey B et al. “The spontaneous regression of cancer: possible mechanism” In Vivo (1998)
  6. Van Baalen D. et al. “Psicho-social correlates of spontaneous regression in cancer” Monograph (1987
  7. Cui Z. et al “Spontaneous regression of advanced cancer: identification of a unique genetically determined, age-dipendent in trait mice “. Proc. Of the National Accademy Science (2003)
  8. Cui Z. “The winding road to the discovery of the SR/CR mice” Cancer Immunity (2003)
  9. Mac Kie R.M. “Fatal melanoma transferred in a donated kidney 16 years after melanoma surgery. in New England Journal of Medicine (2003)
  10. Koebel C.M. "Adaptive immunity maintains occult cancer in an equilibrium state". In Nature (2007)
  11. Catania Salvo. “..e poi cambia la vita.” Ed. Franco Angeli (1998)
  12. Catania Salvo. “ Dottore si spogli”. Ed. Il pensiero Scientifico (2005)
  13. Donghi P., Peluso G. " Di cosa parliamo quando parliamo di cancro " Ed. Cortina (2014)

 

Data pubblicazione: 19 maggio 2014 Ultimo aggiornamento: 07 marzo 2017

470 commenti

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#372
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Grazie per aver risposto Dr. Salvo Catania
Cordiali Saluti

#375
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Dr.ssa Chiara Lestuzzi

@Francesca "Per mia esperienza poi, alcune persone eccezionali "scelgono" il momento della loro morte, la rinviano fissando un obiettivo e lo raggiunono, dopodichè se ne vanno, il più delle volte siamo noi a non volere lasciarle andare, e allora aspettano il momento in cui siamo pronti noi."

Io ricordo ancora molto bene -a distanza di diversi anni- un mio paziente anziano che aveva un linfoma recidivato. La prima moglie era morta di leucemia lasciandolo con 4 bambini. Poi si era risposato con una donna che era stata non solo un' ottima moglie ma anche aveva fatto da madre ai suoi figli. Dopo diversi anni (i figli ormai adulti) la seconda moglie si era ammalata anche lei di non ricordo quale tumore e il marito (il mio paziente), che seguivo per dei problemi cardiologici piuttosto seri, aveva saltato diversi controlli. Quando gli telefonai a casa per sapere come stava, mi disse che non aveva tempo di venire ai controlli perché doveva accudire la moglie che era gravissima. A un certo punto è venuto in ambulatorio perché essendo ormai morta la moglie, si "poteva permettere" di occuparsi di sé. Però era inconsolabile perché il linfoma gli aveva causato un' occlusione intestinale per cui era stato ricoverato e operato d' urgenza proprio la notte in cui lei era morta e lui si faceva un cruccio di non esserle stato vicino. Gli chiesi se c' era qualcun altro con lei e lui mi rispose che c'erano tutti suoi figli, che l' avevano amata come una madre "vera", per cui riuscii a consolarlo un po'.
La sua malattia, dopo la morte della seconda moglie precipitò, e lui diceva che non vedeva l' ora di ricongiungersi alle due donne che aveva amato. Vennero da me -uno alla volta- i vari figli accompagnati da rispettivi compagni/e a chiedermi un consiglio perché nel reparto di medicina generale dell' ospedale generale in cui era non lo accudivano a dovere, lesinandogli gli antidolorifici, trascurandolo, limitando le loro visite. Suggerii loro una casa di cura convenzionata dove sapevo che l' assistenza era invece ottima e mi diedi da fare per trovargli un posto. Quello che mi colpì, comunque, fu vedere quanto erano affrante le nuore. Ricordo che commentai: "quest' uomo deve essere stato veramente un bravo padre e un' ottima persona se è riuscito a farsi amare così tanto!". Andai a trovarlo nella casa di cura, e vidi un uomo anziano, stremato, che evidentemente desiderava solo addormentarsi per sempre, circondato da figli e annessi, tutti che piangendo gli dicevano "Papà, non lasciarci!". Sembrava che lui desiderasse solo morire, ma che si sentisse in colpa ad abbandonare questi figli (e nuore e generi). Uscii nel corridoio e dissi loro che capivo il loro amore e il loro desiderio, ma che se gli volevano davvero bene dovevano lasciarlo libero di andare senza rimorsi. Dovevano smettere di piangere e di chiedergli di non morire, ma pensare che lui avrebbe potuto raggiungere le loro due madri (perché in realtà avevano avuto due madri) e stare finalmente in pace. Dovevano piuttosto salutarlo ringraziandolo per tutto ciò che aveva fatto, e lasciarlo andare.
Ascoltarono il mio consiglio, si riunirono tutti accanto al letto non più piangendo ma solo dicendogli quanto gli avevano voluto bene. Lui si addormentò sereno e morì.

Questa storia mi torna in mente ogni tanto, e mi emoziona ogni volta che ci penso.

Quindi, Francesca: è verissimo. Ci sono persone che riescono a "tenere duro" per gli altri più che per sé stessi.

#376
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Ex utente

alcuni anni fa fece il giro del mondo la notizia che l'attore Michael J. Fox a soli 30 anni o poco più si era ammalato del morbo di Parkinson. pochi mesi dopo uscì la sua autobiografia, che se non erro si chiama "Lucky Man". io l'ho letta molto tempo fa eppure fra le altre cose mi è rimasto stampato nella mente l'ultimo capitolo, dal titolo estremamente accattivante nel contesto del racconto della vita e dnque della malattia: "Aprire il dono". concordo pienamente con quanto esprimeva l'attore in quelle pagine. mai e poi mai considererei la malattia in sé un dono, che si tratti di tumore, Parkinson, etc,... ma la malattia permette forse di aprire il dono: vivere in alcuni casi più pienamente, con un'intensità che prima era latente... io intendo questo per forza della vita, qualcosa che emerge con prepotenza in situazioni al limite (mi viene in mente anche quei casi straordinari di persone che superano condizioni estreme nel deserto, in alta montagna,...). ecco poi in realtà le parole scritte nei post precedenti mi hanno anche portato alla mente un altro pensiero: la forza della vita è legata alla qualità della vita nella condizione di malattia? fino ad un certo momento di certo no ma arriva un momento in cui per alcune persone vivere pienamente la propria vita in condizione di malattia sembra difficilissimo ... e non intendo solo qualità della vita in senso fisico ma soprattutto nel senso psicologico...
buonanotte!
elisa

#378
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Utente 275XXX

e' bellissimo il suo articolo, e importantissime le parole di Ada.

La FORZA DELLA VITA per me:
io l'ho sentita fortissima proprio nel momento in cui mi è stata fatta la diagnosi.
e' stata una sensazione ambivalente cioè mi sentivo GIA' morta, ma nello stesso tempo VIVISSIMA. come un animale cercavo una via di uscita, una fuga per potermi salvare, anche se intorno si stava facendo di tutto per salvarmi io urlavo ai medici che volevo SALVA la vita.
non solo ai medici ma anche nel blog e solo lì mi sembrava di essere compresa.
ma IO come potevo salvarmi se ero già sotto cura e si stava già facendo di tutto? mi sono aggrappata all'alimentazione e allo sport e al cercare di capire cosa mi stava succedendo grazie all'esperienza delle altre donne.
la forza della vita ancora mi accompagna e mi sostiene proprio nei momenti no, quando mi sembra di essere stanca di tutto, dentro di me c'è una voce che mi dice" DAI, DAI, DAI! hai ancora qualcosa di importante da fare."
non significa soltanto realizzare i miei sogni ma è diventato quasi vitale aiutare le altre donne alle prese con il trauma, forse per ritornare indietro e aiutare me stessa? chissà?
bei sogni a tutti.

Francesca

#379
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Dr. Salvo Catania

Come ha fatto a leggerlo in pochi minuti ? Forse aveva letto già il libro di Ada ?

#380
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Utente 137XXX

Ebbene si proprio così dott. Catania! Chi meglio di Lei conosce ne profondo il percorso di ciascuna di noi e di me in particolare.
Ci è dato di vivere una seconda volta ed il cambiamento. frutto di una voglia costante di vivere e di gustare ogni attimo perchè ogni attimo è vita, il cambiamento dicevo ti porta ad uno stato di serenità e di pace con te stessa se hai deciso di essere protagonista della nuova vita con tutto ciò che comporta l'accettazione della malattia e la consapevolezza di poter morire. Siamo diverse ma migliori perchè in noi c'è una forza interiore che non è solo coraggio e determinazione è anche SPERANZA che va coltivata e incoraggiata ( vero dott. Catania)
Mi capita spesso di rileggere i libri di Ada Burrone - anzi li cerco io spesso - e ne traggo sempre beneficio soprattutto nei momenti che frastornata e sofferente mi chiedo se posso riprendere l'equilibrio necessario per superare le difficoltà. Mai come ora mi sono sentita così vicina e in sintonia con quei preziosi scritti....Presunzione? No, ancora una volta SPERANZA ! Speranza di vita !

Un caro saluto a tutte e tutti LORI


#381
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Utente 137XXX

Il mio post 381 fa riferimento al post del dott. Catania 368
LORI

#383
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Utente 275XXX

Dott. Salvo, non lo sa che io sono un piccolo scarafaggio? e quindi vado veloce veloce? così veloce che manca poco che mi schianto con la mia bicicletta? (per questo in una e mail le ho parlato di postumo perchè l'altro giorno manca poco che mi investono.)
ho letto velocemente e poi rifletterò approfonditamente, anche se le devo dire la verità: riesco meglio a cogliere quello che afferro al volo piuttosto che quello che rifletto e medito per giorni e giorni.
a proposito dei libri di ada sono riuscita a lefferne solo uno perchè gli altri nelle librerie di Parma sono esuriti, mi sto chiedendo dove li abbiano trovati le altre, forse all'associazione?

Francesca

#385
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Dr. Salvo Catania

Lo dovrebbe chiedere alle altre !
Telefoni all'associazione. Ma intanto sulla FORZA DI VIVERE ho allegato le parti salienti del testo nel mio articolo.

#386
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Utente 343XXX

Mi aggiungo in questa discussione che mi affascina particolarmente e mi permette di rivivere alcune tappe della mia vita.
Mi è piaciuto molto quello che ha scritto la dott.ssa Chiara Lestuzzi parlando della morte a proposito di una scelta e del raggiungimento di un obiettivo. Sarebbe auspicabile per tutti poter resistere fino a che tutte le cose siano state sistemate, fino ad arrivare al momento pressoché giusto per andarsene. Non so se tutti siano in grado di fare una scelta del genere e di riuscire a portarla a termine, ma quanta consapevolezza, quanto amore anche per la vita c'è in quella storia che ci ha raccontato. Perchè come ogni grande amore che si rispetti,, anche in quello per la vita c'è un momento in cui ti accorgi di doverla rispettare, non è amore se pretendi così tanto, quando sai fondamentalmente che più di quello non ti può dare.
Mi vengono in mente le parole lette su un blog di una giovane donna che si affannava anche nella malattia a organizzare, decidere, fare, calcolare tempi delle sue giornate e di quelle della sua famiglia fino a quando un bel giorno si è resa conto di quanto tempo prezioso stesse perdendo e di quanto fosse inutile programmare ogni cosa nella consapevolezza che la vita che voleva vivere non era più la sua. Tra le righe traspariva una forza incredibile, quella che ti permette di rimanere ancorato ad un alito di speranza, ma ad un certo punto anche lei si era resa conto che quella che stava vivendo non era più la sua vita, ma quella degli altri e nella sua drammatica lucidità concludeva dicendo "La vita è di chi resta".
Vorrei un giorno poter dire che il mio attaccamento alla vita è dettato dalla vita stessa e non dalla paura della morte, ma devo ammettere che se arrivassi a sentirmi in pace con me stessa più di quello che riesco a fare ora (almeno parzialmente), beh se riuscissi a farlo, sarà per merito della malattia che ha tolto il tappo della bottiglia facendo evaporare angosce e ricordi che opprimevano la mia mente ormai da anni impedendomi di godermi quello che mi apparteneva. La malattia mi ha ricongiunto al presente e resa libera e leggera e dentro questa libertà ho trovato la mia forza.
Una forza per guardare al passato senza timore. Una forza per scrollarmi di dosso le cose futili. Una forza per donare a mio figlio la normalità di cui aveva bisogno e per accettare quello che mi era capitato semplicemente perchè era capitato.
E poi tutto il resto che ho cercato oltre la paura e che ho trovato.

#388
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Utente 343XXX



"con la malattia non si lotta: si affronta sapendo che poco dipenderà da noi. Nè colpa né merito sono legati alla guarigione o alla progressione. Nulla è più coraggioso del mettere a nudo la propria vita, attraversando con dignità un passaggio unico e personalissimo, potente e misterioso come la nascita, dove l’unica sconfitta può essere chiudere gli occhi alla realtà"

Queste DOtt. Salvo sono le parole di una sua collega, anche lei scrive su un blog. Le ho riportate perchè rispecchiano a pieno l'approccio che ho avuto durante questo anno e mezzo di malattia. Inizio a parlare al passato perchè ieri ho finito definitivamente le cure.

#389
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In particolare lo chiedo agli psicologi. Ho letto su altro blog di quanto accaduto a Donatella.
Superfluo descrivere cosa accada in simili frangenti a ciascuna di noi. C'è una strategia per non restare travolti dalla confusione e poter riprendere il filo conduttore della speranza ?

#390
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E al dottor Catania, che ha scritto altrove che "la morte non è sempre da considerare una sconfitta.........", resta sempre della stessa idea ? Oppure questi accadimenti minano tale convinzione ?

#391
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Psicoterapeuta

>C'è una strategia per non restare travolti dalla confusione e poter riprendere il filo conduttore della speranza ?

È una bella domanda, ma ne presuppone altre. Speranza in cosa? Nella "certezza" della guarigione? Nella possibilità di sconfiggere la morte?

La ringrazio di cuore per questa sollecitazione. Mi ha fatto tornare in mente tante cose belle.

Donatella che, ripresasi nottetempo da quella perdita di coscienza che l'aveva colpita il giorno del compleanno del suo piccolino, alle 4 del mattino chiede e pretende una fetta di torta.

Il racconto di suo marito (grande uomo), di lei in sedia a rotelle che balla ad un matrimonio, qualche settimana fa.

Il suo essersi ripresa, e voler ricevere visite, qualche giorno fa. Con un filo di voce, poche forze, fare il segno di vittoria con le dita mentre le leggevo i vostri messaggi.

E tutto questo mentre continuava a farele cure. E mentre predisponeva i suoi funerali.

È perdere la speranza questo? È illudersi?

"Finché ce n'è me la godo", diceva...

#392
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Utente 258XXX

E' Donatella che con la sua testimonianza ci ha dato le linee guida per non restare confuse, per vivere sperando. Credo che nessuna persona possa, dopo averla incontrata, anche solo virtualmente, vivere la propria malattia senza confrontarsi con la sua storia.
Non è un semplice ricordo ciò che resta di lei in noi.
Cari saluti a tutti e a tutte!
Antonia

#393
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Dr. Salvo Catania

Prima di rispondere alla domanda "la morte è una sconfitta?" allego stralci del testamento di Donatella a noi rivolto. Così restiamo sullo spunto che ci ha offerto Antonia

>>io sono Donatella 38 anni, operata ad ottobre 2013 ma già alle prese con delle mestasti al liquor spinale, ma ciò non mi ferma davanti a nulla, la mia migliore arma è il sorriso (che ho scoperto disarmare un sacco di gente) e poi nessuno sa quando e come la nostra vita avrà termine, quindi perché pensare che debbano essere delle stupide metastasi a farlo per me?

Care Amiche e sorelle d'avventura ... Siete uno dei doni più preziosi che questo tumore mi ha donato e volevo che lo sapeste.

... io, forse egoisticamente, ho bisogno di voi, del vostro sostegno, delle vostre parole e anche dei vostri silenzi...

... Mi aspetta una battaglia davvero tosta, la più grande che abbia mai combattuto, ma so che non sono sola!!!

... Oggi ho proprio voglia di gridare un grosso ASF a tutto...alla chemio che mi aspetta, all'esito della risonanza che farò dopo la chemio, all'esito della possibilità di fare l'ipertermia a Roma, alla mia sedia a rotelle...insomma ad un bel po' di cose...

... Stamattina ho ricevuto l'unzione degli infermi, per chi crede è un sacramento davvero importante, spesso si somministra ai malati terminali come "estrema unzione" io l'ho richiesto come ennesima richiesta di aiuto ad un Dio in cui credo, che mi ha messo sulla strada tanta gente davvero speciale, tutti voi compressi, solo Lui, l'autista del nostro bus può sapere quando scade il nostro biglietto e ci trasborta alla funivia (si spera in salita eheheh) verso altri viaggi ...

... Nel ruolo di "comandante" che mi hanno a pieni titoli riconosciuto elargisco compiti a tutti, nessuno escluso.
Ieri ho trovato il metodo per spostarsi dalla carrozzina alla macchina senza dover pesare e gravare su mio marito...e ora chi mi ferma più!!!

... Stamattina invece di essere svegliata dai bravissimi infermieri che si sono curati di me in ospedale, sono stata svegliata da 4 occhietti vispi che non vedevano l'ora di darmi la loro medicina...baci e sorrisi, potentissimo mezzo terapeutico che nessuna casa farmaceutica potrà mai incapsulare! ...


... Oggi col fisioterapista abbiamo applicato un nuovo metodo per stimolare i muscoli delle gambe: mi ha detto immagina di schiacciare quelle brutte metastasi e ti dirò...ha funzionato, mi ha detto che ho messo una forza davvero forte...

... Ho imparato a vivere al meglio ogni mio singolo giorno, ogni momento della mia vita e la sera vado a letto soddisfatta di come ho goduto della giornata ...

... tutte le rfs e medici che avete un pensiero per me...vi ringrazio, è bello sapere di essere nei vostri pensieri. >>

#394
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Dr. Salvo Catania

All'utente 347542 ( /#390 ) >>E al dottor Catania, che ha scritto altrove che "la morte non è sempre da considerare una sconfitta.........", resta sempre della stessa idea ? Oppure questi accadimenti minano tale convinzione ?>>

Questi accadimenti rafforzano tale convinzione.
Anche se in realtà quello che ho scritto "altrove" (*) non aveva alcun significato trionfalistico generico sul fenomeno della morte, ma era riferito alla mia esperienza di medico addolorato per la morte di alcune pazienti e paradossalmente rassicurato e confortato proprio dai familiari delle stesse.

(*) altrove vuol dire che io l'ho scritto solo nel Volume ....".....e poi cambia la vita " [Ed. Franco Angeli-1998] nel capitolo "Dottore si spogli" pag .148

Ecco letteralmente il passaggio che spiega in quale contesto sia stato scritto : >>Conservo per me, invece, alcune lettere di familiari di pazienti decedute, che mi provocano ancora una emozione indescrivibile : loro ed io sappiamo bene, che paziente e medico hanno fatto del loro meglio e la morte non rappresenta una sconfitta o il fallimento di una cura.

Essere rassicurati dalla comprensione dei familiari non è un privilegio di poco conto, se pensiamo al ruolo tradizionale del medico, caratterizzato da un esasperato senso del dovere, che è causa di continui dubbi e che porta a sentirsi responsabili al di là delle possibilità umane e, parafrasando Lerry Leshan " a giocare a fare i padreterni senza averne le qualità ".
E' evidente che quanto io ho scritto si riferiva ad un contesto del tutto differente rispetto al tema di cui qui si sta discutendo.

#395
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Utente 284XXX

Una morte come quella di Donatella non è certo una sconfitta, a meno che per sconfitta non si intenda la morte stessa, allora sicuramente tutti, prima o poi, saremo sconfitti!

Una morte come quella di Donatella è addirittura auspicabile, non certo per il contesto in cui questa è avvenuta (ma questo non lo decidiamo noi) ma per come è stata vissuta e affrontata (e questo lo decidiamo noi). Il contesto, caso mai, rende ancora più grande l’insegnamento che ha dato a tutti noi Donatella: gustare la vita, sempre!
Cristina

#396
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Utente 275XXX

da quando mi sono ammalata, ho pensato molto alla mia morte, prima con grande terrore e senso di rifiuto, piano piano però sto accettando che questa avverrà nonostante che io non la voglia.
Piano piano e oggi, ancor di più grazie al grande insegnamento ed esempio di Donatella, a succhiare il nettare della vita fino all'ultima goccia, e nello stesso tempo preparandosi alla sua morte e preparando alla morte i suoi cari( c'è un bellissimo scritto rivolto al marito, su facebook), sto pensando alla morte come ad un passaggio, non come ad una sconfitta.
la sconfitta è arrivare in punto di morte ed accorgersi di non avere mai vissuto.

Cara utente 344572, mi piacerebbe chiamarti con il tuo nome, perchè no? ma anche con uno falso.
forse per te è ancora presto, forse sei nel momento della negazione.

Un abbraccio.
Francesca

#397
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Utente 343XXX

utente intendi forse sconfitta della medicina???mah non mi sembrerebbe appropriato neppure pensare a questo, del resto Donatella sapeva benissimo che il suo tipo di tumore (che è anche il mio) è uno dei più aggressivi per il quale non ci sono ancora cure mirate. Lo sapeva bene e ci scherzava su.
E' comunque stata sfortunata perchè effettivamente le metastasi leptomeningee non sono proprio una meta classica del tumore al seno....una volta mi sembra al telefono scherzo' pure su quello dicendo di essere "un caso di sicuro interesse" per la medicina.
Perciò penso come ho scritto più su che la vera sconfitta sia chiudere gli occhi alla realtà, perchè di cancro si può ancora morire e lei questo lo ha sempre accettato. Anzi l'ha sbeffeggiata questa realtà nuda e cruda, l'ha presa per i fondelli dimostrando di arrivare con dignità alla fine di un percorso senza perdersi per strada e senza rinunciare a vivere e a viversi fino all'ultimo respiro. E come tutti ha fatto il suo percorso su questa vita terrena.

#398
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Dr. Fernando Bellizzi

Cara utente 347542 nel post #389 scrive
> C'è una strategia per non restare travolti dalla confusione e poter riprendere il filo conduttore della speranza ?

Si... quella che ognuno trova per sè... :)
Magari ci fosse la formula magica o la *app* per farlo...
Certo, delle linee guida noi psi siamo invitati a trovare, e delle volte le troviamo grazie ad altri esseri umani che incrociamo. Ma siamo consapevoli che siamo anche individui per cui non è detto che *quell'abito* calzi a pennello a tutti.

Però così non le ho dato una risposta, e neanche questo è del tutto giusto.

Sicuramente accettare la confusione è un passo importante, in quanto confusione, caos ed indecisione sono parte della nostra vita: in realtà siamo molto confusi dentro, proprio come esseri umani, se vale quella distinzione dicotomica tra emisfero destro ed emisfero sinistro, per cui metà cervello funziona in modo diverso dall'altra metà!
Più confuso di così???

La confusione è anche il segnale che ancora qualcosa ci sconvolge e che non viviamo in mondo retto e matematico in cui tutto è preciso ed ordinato: per qualcuno sarebbe una sicurezza per altri una noia mortale.

*...il filo della speranza*. Beh, già sperare che ci sia un filo da ritrovare è segno che la speranza c'è ed ancora non è morta. I Greci, quelli di un tempo (tutti morti ormai) dicevano che la speranza era l'ultima a morire.

La confusione è segno di vita, ed ogni bisogna far ordine, e riprendere il filo.
E attenzione: la confusione vuol dire anche che la certezza della morte non è poi così forte o presente.

Sulla morte. Brutta bestia, indubbiamente. Ma anche unico episodio della vita prevedibile con certezza in ognuno di noi. E se non ci fosse la morte come sarebbe l'eternità? Io pigro come sono vivrei all'insegna del motto "non fare domani nè dopodomani quello che puoi fare tra tre giorni". Invece con questa storia della fine del tempo (ogni scadenza è una piccola fine) mi devo adattare al "non fare domani, quel che puoi fare dopodomani".

;)

Il nostro bus è un pò come un trasporto scolastico: s'impara qualcosa durante il viaggio, ma ti riaccompagna a casa. Ebbene si, Salvo Catania, io son pigro e pure la funivia mica mi va bene: preferisco lo scuolabus che mi lascia davanti casa! :) Tu libero di prendere la funivia! :)

#400
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Dr. Salvo Catania

Grazie a tutti per i bellissimi contributi !

Fernando, se leggi bene, la funivia l'ha evocata Donatella....e non il sottoscritto (^_____^).

#401
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Dr. Fernando Bellizzi

Ops...diamo a Cesare quel che è di Cesare ed a Donatella quel che è di Donatella! :)

#402
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Utente 137XXX

Eccomi, ci sono anch'io ! Leggo e rileggo il testamento prezioso di Donatella e tengo saldo il filo della speranza!!!!
Confrontarsi con la sua storia.....inevitabile e doloroso. Il rischio è di vanificare il significato di alcune nostre riflessioni e le parole sacrosante che tutte noi continuiamo a coltivare....coraggio, dignità, SPERANZA, tutto è possibile: guarire o no, vivere o morire il testamento di Donatella è la prova tangibile che la vittoria DEVE essere nostra fino alla fine. Ogni frase, ogni parola ci aiuta e ci aiuterà, almeno per me, a riprenderci e ad andare avanti a testa alta raccogliendo le energie nascoste di ciascuna dii noi per non perderci per strada.
Non tutte abbiamo la simpatica ironia e la forza di Donatella, io stessa che nell'accettazione ho messo tante cose compresa la consapevolezza di poter morire, devo a questo punto fare ordine nei miei pensieri tenendo conto dell'insegnamento e dell'esempio della nostra cara amica.
Nadine cara, " di cancro si può ancora morire " io aggiungo come di qualsiasi altra malattia o evento tragico del destino. Sconfitta non è un termine appropriato per noi . Non esiste! Esiste solo la SPERANZA in tutto ciò che ci può far vivere e gustare ogni attimo di questa vita che è meravigliosa e se per puro caso siamo state emarginate da una brutta malattia,siamo anche decise a riprenderci la nostra vita e giocarcela fino in fondo con la " bestiaccia " Ce lo ha isegnato Donatella ed è un dono prezioso averla incontrata nel nostro cammin

lori

#403
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Utente 101XXX


Lori,

condivido ogni parola ed ogni concetto che hai espresso e quindi non mi esprimo ulteriormente in tal senso.

Tu sei una FORZA innegabile, così come tutte le Ragazze lo sono, ognuna a modo suo!

Nel tempo (aaaahhhhh... il TEMPO, prezioso alleato!!!) abbiamo imparato la "tecnica", abbiamo scavato nell'anima, abbiamo rivoltato i modi di intendere e di vivere... sovente abbiamo anche cambiato il percorso che pensavamo segnato, a prescindere.

NOI siamo la vera SPERANZA, siamo QUI a dimostrare proprio questo!

Di sconfitta inutile parlarne...neppure la morte è una sconfitta, se la vita è stata un successo! Passa in secondo piano...
L'esempio lampante?
Eccolo: quando ci esprimiamo su Donatella non parliamo mai di morte...ma solo di come lei è vissuta...
Tutt'al più la morte è il divenire di quanto siamo state...

Se ci lasciamo andare a qualche attimo di debolezza è solamente perché ...AHIME'... apparteniamo al genere umano e pertanto OGNI TANTO dobbiamo pur fare i conti con questa appartenenza che ci limita un po'...
Le Wonder Woman non sono di questa terra... benché noi in molti frangenti potremmo essere annoverate nella categoria! :-):-) :-)

Andiamo avanti, come dici tu, Lori!

Adelante siempre, come dico io!

Teniamo duro, come facciamo tutte!

Rosella :-)

#404
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Dr. Fernando Bellizzi

Grazie a Donatella per l'esempio che ci ha lasciato, ma soprattutto grazie all'esempio che siete! :)

C'è un detto:
Il buio permette di apprezzare la luce.

E così la debolezza ci permette di apprezzare la forza, e soprattutto ci permette di ricaricare le pile.

#406
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Dr. Salvo Catania

Sei un chiaroveggente perché tra le melodie struggenti avevo proprio ieri salvato un altro pezzo di Einaudi : "ORA"
http://www.youtube.com/watch?v=yjprWxdr6q0 ....mentre il pensiero ritornava più volte su Donatella mi aveva colpito questo commento di un utente
>> Still... the lamp above your head increases in brilliancy. You perceive its growing light reflected in the mirror, for a time showing the ideal image of yourself in more and ever more marvelous clarity and excellence. Then... the glorious reflection gradually becomes merged in the dazzling silvery whiteness >>

#Ancora ... la lampada sopra la testa aumenta di luminosità. Percepite la sua luce che cresce riflessa nello specchio, per un tempo che mostra l'immagine ideale di se stessi, in più e sempre più meravigliosa chiarezza ed eccellenza. Allora ... il riflesso glorioso gradualmente si fonde nel bianco argenteo abbagliante #

#408
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Dr. Salvo Catania

Comunque grazie per l'assist che mi ha incoraggiato ad allegare il link dove io ci vedo (ma ciascuno ci vedrà quel che sente la propria "anima") la luce che combatte contro il buio...ed alla fine....

http://www.youtube.com/watch?v=yjprWxdr6q0 ....

mentre nei giorni scorsi ero tentato, ma non ne avevo avuto il coraggio di allegare : IN UNA ALTRA VITA

http://www.youtube.com/watch?v=-whS3PD53qEe

e ANDARE

http://www.youtube.com/watch?v=9olcTJmDphA

Si chiama stupida e struggente nostalgia.... quella che può uccidere...chi resta !

#409
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Utente 101XXX


E noi non abbiamo bisogno nè di stupidità, nè di struggente nostalgia perché tutto vogliamo fuorché...essere uccisi! :-)

Grazie, Dottor Catania e Dottor Bellizzi...felice notte a voi!

Rosella :-)

#410
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Utente 275XXX

Ma siamo telepatici???
ieri sera mi sono affannata a cercare un brano tratto dal libro di Umberto Veronesi : L'OMBRA E LA LUCE , la lettera della figlia di Giovanni Maria Pace:

" In fondo viviamo tutti più di una sola vita, circoscritta da un corpo con una scadenza biologica definita, perchè accompagniamo sempre le persone che ci sono state care e che a loro volta provano affetto per noi. il dialogo fra una persona lontana o scomparsa con coloro che restano pesiste attraverso il ricordo delle piccole eccentricità, del modo di pensare, di percepire, di agire, che continuano ad essere una presenza forte con cui misurarsi. e questo nonostante non ci si possa più abbracciare o guardare negli occhi.allora un padre è più di un padre, un compagno è più di un compagno.
E' una persona che porta con sè un mondo di interessi , di entusiasmi, di convinzioni. il senso di responsabilità e di libero arbitrio che ci porta ad avere fiducia nella nostra capacità di intervenire sulla nostra vita e forse anche di influenzare positivamente quella degli altri................................
.
Ai medici che oggi si sentono sconfitti vorremmo ricordare che nella corsa contro il tempo, un pò di tempo è stato guadagnato e questo tempo è stato per noimolto prezioso, per noi ma anche per lui. gli anni della malattia ci hanno permesso di dirci cose che altrimenti non ci saremmo mai detti".

Un caro saluto a tutti.
Francesca

#412
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Ex utente

Grazie a tutti/e per le belle e garbate risposte.

#414
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Utente 275XXX

L'articolo sul riappropriarsi della morte mi ha fatto un pò pensare.... intanto sono d'accordo sul fatto che sia un grande tabù. io però sono stata condotta fin da ragazzina a salutare i defunti, ma di fronte a quei corpi immobili e freddi ho sempre provato e lo provo tuttora un misto di orrore e di angoscia, la morte non viene più considerata qualcosa di sacro, e quel velo pietoso che prima rappresentava, se non ricordo male, il fatto di non contaminare la persona che ora era santa, invece oggi quasi si mette per coprire e forse proteggere noi vivi. forse mi manca il pezzo successivo cioè la fede nel pensare che lo spirito è sicurametne da qualche parte. e' comunque un grande mistero, e mi vengono in mente le parole di mio figlio quando mi chiese dove si va dopo la morte, io risposi e' un grande mistero, " ma mamma, tu dove vorresti andare?
Ma? in un bellissimo posto sul mare.
Mamma, non credo proprio. con l'aria di chi deve dare un dispiacere.
E perchè ?
Perchè il mare non è un grande mistero.!

sul come morire poi, anch'io preferirei la morte improvvisa, e possibilmente nel sonno, ma quello che scrive nell'articolo mi ha aperto un varco verso un percorso che è giusto fare , interrogandosi a fondo.
sto pensando alla morte di Donatella e a quella, avvenuta nello stesso giorno della ragazza americana che ha preferito l'eutanasia. con tutto il mio rispetto per le scelte degli altri, bè devo dire che la nostra Donatella ha succhiato il nettare della vita fino all'ultima goccia e forse è questo che è esemplare.
la ragazza americana ha fatto il giro del mondo, l'eroismo della nostra Donatella lo conosciamo solo noi.
Buona notte a tutti
Francesca

#415
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Dr. Salvo Catania

Sì, che lo si voglia ammettere oppure no ma la morte resta un grande tabù. Valore o disvalore molto variabile perché ciascuno di noi ha già una sua idea probabilistica della morte.
Questa variabile è in relazione non solo alla nostra esperienza di vita ma persino alla nostra educazione.

Io invito sempre le mie pazienti a portarci i bambini in vacanza per visitare il villaggio e l'ossario di Hallstatt in Austria, patrimonio dell'Unesco. In questo villaggio incantato
periodicamente gli abitanti riesumano i propri morti e abbelliscono le loro ossa dipingendole, soprattutto i crani, con il risultato di esorcizzare sin da bambini questo tabù.

http://www.tripadvisor.it/ShowUserReviews-g190427-d607564-r152806589-Hallstatt_Ossuary-Hallstatt_Upper_Austria.html




#416
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Utente 284XXX

Ho avuto diverse esperienza di come sia tabù parlare della malattia e della morte ai bambini. L’ospedale della mia città fino a poco tempo fa impediva l’ingresso per visite ai bambini. Ora, non più(il regolamento recita ... a discrezione dei genitori) ma spesso si incontrano difficoltà. E così accadde a me, quando, con mia mamma ricoverata con una prognosi infausta, decisi di farle una sorpresa per il suo compleanno e le feci trovare i suoi 4 nipoti nell’atrio del reparto. Era praticamente un saluto, e dentro di noi, lo sapevamo. Venni bruscamente sgridata dall’infermiera perché i bambini potevano portarle malattie ... (a mia madre avevano dato forse un mese di vita). Ebbi un battibecco con questa infermiera in quanto, secondo la mia discrezione, era importante questa visita, era VITALE per mia mamma che, prima della malattia trascorreva ogni giorno con i suoi nipoti, perché privarla di questa gioia. Fu l’ultima volta che vidi mia madre veramente felice e commossa, con la piccola di un anno sulle sue ginocchia mentre lei era in sedia a rotelle, i miei due figli di 6 e 10 anni e la nipote grande di 20 che la circondavano in clima festoso. Mia madre di lì a qualche giorno perse la lucidità a causa della sua malattia e uscì dall’ospedale poco dopo per il suo funerale...

Ma i sanitari non pensano che le relazioni con i propri cari, soprattutto in queste situazioni, pur con tutti gli accorgimenti del caso, restano la cosa più importante per il malato? E che i bambini, con il giusto supporto dell’adulto, vedano che non esistono solo cartoni animati nella vita, ma che malattia e morte sono eventi reali e naturali che prima o poi colpiscono tutti (impareranno poi da noi come si affrontano questi momenti).

Altro fatto da evitare ai bambini è la visita ai defunti ... cosa che io non ho mai evitato ai miei figli, ancora oggi fieri per aver salutato tutti i loro cari, fin dalla più tenera età. E così salutarono la loro nonna-bis, una loro cara pro-zia, salutarono la loro nonna ma il ricordo più tenero che ho è quello di mio figlio di quattro anni che, allestita la camera ardente in casa per la morte del nonno, tra le visite delle persone della contrada, giocava attorno alla bara a nascondino, facendo anche qualche scherzetto al nonno, forse nella speranza di ricevere una risposta ... Non rimase scioccato, anzi capì ancor meglio (con l’aiuto delle nostre spiegazioni) il motivo di quel vuoto che poi si fece sentire, in quella casa senza il nonno ... e dormì per tutto il funerale, forse sognando i bei momenti trascorsi con il nonno che tanto lo adorava.

Motivo di disagio, con i miei cari, è stata la bugia pietosa! Io ho chiesto consiglio, quando mi dissero che mia madre aveva circa due mesi di vita, ero combattuta e non sapevo cosa era meglio fare e mi venne risposto di non dire bugie e di non dire la completa verità. A questo punto sarebbe meglio che anche i clinici non si pronunciassero su tempi di sopravvivenza che con precisione non conoscono neanche loro, perché mettere un parente nella condizione di saperne più dell’interessato (ancora vigile e lucido) significa creare un disagio in un momento già carico di sofferenza. Si ha il timore di dire la verità, ... si vuole evitare la sofferenza nell’altro, sofferenza che poi sarà inevitabile ma sarà vissuta in completa solitudine ..., tanto per chi va quanto per chi resta.

Poi, la paura della morte, o forse della sofferenza, ci fa sperare in una morte improvvisa, magari nel sonno ... ma qui penso che dipenda molto da persona a persona. Io preferirei avere tempo di prepararmi e di preparare i miei cari, potrei aver cose importanti da sistemare, ma soprattutto dovrei occuparmi della dimensione spirituale, come quando ci si prepara per un sacramento.
Credo che questo mondo, che manca di dimensione spirituale, non possa proprio vedere di buon occhio la morte, cercando di relegarla in un angolo nascosto, lasciando che ci colga impreparati, pur sapendo da sempre che è inevitabile.

Bellissima, dr. Catania la considerazione che la morte è un “dono” per chi resta ... “L’ultimo gesto d’amore dell’individuo nella sua esistenza terrena è quella di “regalare” la propria morte, dando un senso che gli altri possano accogliere”... e noi lo abbiamo appena sperimentato con Donatella! CRistina

#418
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Dr. Salvo Catania

CRistina,da medico già dal secolo scorso educato a non negare mai le emozioni, in contrasto agli opposti insegnamenti scolastici, non faccio alcuna fatica a riconoscere al suo bellissimo contributo un effetto realistico, TOCCANTE ed un senso di voltastomaco per le sue verissime denunce allo scarso livello di empatia che ha riscontrato nelle istituzioni sanitarie.

>>Venni bruscamente sgridata dall’infermiera perché i bambini potevano portarle malattie ... (a mia madre avevano dato forse un mese di vita). >>

Pensi che io invano da tempo conduco battaglie contro il vento perché i malati gravi e degenti per lungo tempo possano ricevere la visita del proprio cagnolino....figuriamoci quella dei figli !

#419
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Utente 101XXX

Ho appena terminato di scrivere un mio intervento, una lunga riflessione che, al momento dell'invio, ... E' SCOMPARSA!!!!

NOOOOOOOOOOOOOOOOO......

Bene, ricomincio! E chi m' "ammazza" a me?
Che, a pensarci bene, calza a pennello con l'argomento MORTE... :-)
_________________________________________________

Nella mia Verde Valle è consuetudine, ancora oggi, permettere ad un proprio congiunto di esalare l'ultimo respiro fra le pareti della propria abitazione...
Pertanto, quando l'ammalato ricoverato ne fa richiesta, i Parenti prossimi esaudiscono la sua volontà con amore.
Successivamente, nella notte e nella giornata che seguono, Amici e Parenti si presentano personalmente al suo capezzale condividendo del tempo con la Famiglia, a volte anche parecchio, e si trascorre il tempo raccontando aneddoti e risvegliando ricordi piacevoli, per lo più concernenti istanti di vita vissuta allegramente.

La stessa cosa accade potrebbe accadere anche in una camera mortuaria, ma il sapore della condivisione in casa è decisamente meno formale e lascia spazio alla spontaneità delle azioni e delle parole.

Quando il mio Papà è mancato in Ospedale (lontano da casa peraltro...), io mi sono rifiutata di attendere il giorno del funerale per riportarlo fra i suoi monti e sono riuscita, non so come, a farlo tornare a casa per una notte ed un giorno interi.

Sono anche riuscita a far riaprire la bara, cosa che non accade mai se il decesso avviene in ospedale.

Tutto ciò è accaduto molti anni fa, ma rifarei daccapo tutto quanto perché sono sicura di averlo reso "felice" nel concedergli che la sua aria lo avvolgesse per l'ultima volta...

Parentesi:
Dottor Catania, leggendo il Suo articolo mi sono sentita direttamente presa in causa in quanto, come ho già avuto modo di scrivere altrove, mi posso annoverare fra le persone che hanno privato dei suoi diritti l'ammalato...
Ebbene si. ho protetto il mio Papà scegliendo per lui, gli ho nascosto la sua morte prossima, forte del fatto di aver sentito troppe e troppe volte che la paura della sofferenza lo avrebbero ucciso anzitempo...
Lo proteggerei ancora, se i presupposti rimanessero tali... ma per me non vorrei lo stesso trattamento.
A onor del vero, però, io non ho mai detto, come invece ripeteva mio Padre, che mi ucciderei se avessi un cancro...tant'è che ce l'ho (AVUTO) e sono ancora qua, con tutti Voi! :-)

Quando ero piccina, avevo 4 anni, ho vissuto la morte di una mia Nonna con molta naturalezza, sono stata al suo funerale, ed ho anche presenziato accanto al suo letto di morte.
Stessa cosa è accaduta con tutti i miei bisnonni.
Ho ricordi molto chiari di come toccavo le mani fredde o di come osservavo i particolari attorno a me...
Ricordo bene come fossi incuriosita dai pizzi viola attorno al cuscino o come osservassi quegli occhi semichiusi pensando che in realtà stavano osservando cosa avveniva nella stanza.
Ricordo anche che focalizzavo lo sguardo sul ventre del Defunto cercando di cogliere un movimento che facesse pensare ad un respiro.

A volte ero sicura di vedere un dito che si muoveva un pochino...

Più avanti con gli anni mi chiedevo il motivo per cui i piedi del Defunto non rimanevano posizionati verticalmente, ma si aprivano a ventaglio... poi provavo io stessa su di me, per comprendere meglio...

Se nessuno avesse pianto, in quelle occasioni, non avrei percepito quegli istanti come momenti di dolore e di sofferenza.

Nei giorni seguenti al funerale, sentivo chiaramente la presenza di chi fisicamente non c'era più...per me era lì, non altrove, benché avessi visto personalmente interrare la bara.

Mi è stato raccontato che, quando avevo poco più di un anno, un mio pro-zio prima di “andarsene” aspettò che io venissi portata al suo capezzale, dopo di che chiuse finalmente gli occhi, sereno...

Anni dopo, ormai adulta, quando la Nonna a me più cara arrivò al termine del suo percorso terreno, io vegliai su di lei giorno e notte perché non volevo che se ne andasse senza avermi accanto.
Lei mi fece un dono speciale: pochi istanti prima di spirare riaprì gli occhi per l'ultima volta e mi disse sorridendo : Non piangere, Rosellina, quei begli occhi non devono mai piangere...

Io so che lei mi ha portata con se'...

Ora che bimba non sono più (ahimè...) sono cosciente del fatto che l'educazione che mi è stata impartita mi ha regalato la capacità di trarre serenità dalla dipartita di una persona cara e, pur restando ancorata al dolore inevitabile che provoca il distacco, pur non essendo profondamente credente in alcuna religione, io credo di aver trovato una ragione di vita nella morte.....

Dottor Catania, Lei ha scritto una verità assoluta:
>>L’ultimo gesto d’amore dell’individuo nella sua esistenza terrena è quella di “regalare” la propria morte, dando un senso che gli altri possano accogliere....

Io colgo questa Sua affermazione e ne condivido ogni sfumatura.

Qualche giorno fa scrissi un mio pensiero sul nostro Blog, ora desidero ribadire anche qui che Donatella non avrebbe potuto essere chiamata in altro modo in quanto ci ha DONATO esattamente ciò che Lei ha scritto...

Ada stessa lo ha fatto e l'eredità che ci ha lasciato non è quantificabile...

>> Infatti parla a voce molto più alta ora che è morto che non quando era vivo”

Questo è quanto accade e accadrà...come è accaduto per David.

Grazie, Dottore, per aver condiviso i Suoi pensieri con Noi e per farci riflettere sul reale senso del ciclo della vita...

E, nonostante la morte, VIVA LA VITA!

Rosella :-)

#420
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Una nota a margine, rivolta allo Staff...
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Senza gli spazi che un testo di lettura prevede per essere ben compreso, leggere gli interventi diventa a volte di difficile interpretazione...

Non si potrebbe cortesemente ripristinare quelle opzioni?

Grazie davvero per la vostra attenzione,
Rosella

#421
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Rosella leggo solo ora il tuo intervento e devo assolutamente abbracciarti con il pensiero oer le emozioni che sai dare con le tue parole. Il racconto delle usanze della bellissima Valle Verde è senz'altro da considerare il giusto trasferimento per niente drammatico e triste delle persone a noi care, sarebbe tanto bello che avvenisse anche ora. Io non avendo avuto un'infanzia felice come immagino deve essere stata la tua da come ri esprimi, non riesco a parlare della morte in termini così sereni e comunque "ai miei tempi" era più verosimile considerarla un tabù. I mieI ricordi..........una cella mortuaria per mio padre morto in un incidente stradale a 48 anni e una stanza d'ospedale per mia sorella malata terminale a 37 anni. Con tutto ciò negli anni ho cercato di considerare questo evento in altra maniera correggendo dove ho potuto le abitudini di questi tempi, ma sai bene anche tu che ora i funerali alle volte sono pura convenienza verso la famiglia ed è già tanto parlarne come la conclusione di un ciclo che si conclude in modo sereno e senza sofferenza.
Non ti nascondo che ho faticato molto e ancora ci sto lavorando a considerare che tutto può succedere prima o poi ( spero molto POI ) e ora come ora penso solamente al dolore che darei ai miei e mi piace veramente quello che ha scritto il dott. Catania >L’ultimo gesto d’amore dell’individuo nella sua esistenza terrena è quella di “regalare” la propria morte, dando un senso che gli altri possano accogliere....> ci devo pensare! Intanto A TUTTA VITA !!!
LORI

#422
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Dr. Salvo Catania

Quante cose belle emergono scavando nel dolore !

#423
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Dottor Catania...

si, condivido il Suo pensiero: il dolore sovente è un buon concime... fa crescere consapevolezze sopite, ma al contempo nutre germogli di speranza...

Felice notte e Lei....

Rosella :-)

#424
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Leggere le vostre esperienze mi aiutano a comprendere meglio il perchè io abbia la mia idea sulla morte.
e' come se ogni volta che qualcuno parla si apra come un cassettino nella mia mente.
La mia domanda era questa:

come mai io ho sempre avuto il terrore di morire? perchè è stato anche per me un tabù, nonostante mia madre mi abbia parlato spesso della morte e abbia cercato di prepararmi a questo evento, tante volte rimandato?
perchè io nonostante abbia partecipato alle veglie funebri dei defunti del paese non ho lo stesso ricordo di serenità che ha Rosella?
dopo l'intervento di Lori, il cassettino che mi si è aperto è stato quello che mi faceva ricordare tutte le volte che mia mamma mi parlava della nonna e di mia zia, spesso nei suoi silenzi, nei suoi ricordi, nella voce spezzata, nel suo non averne rielaborato il lutto.
veder morire giovani e di cancro le donne della propria famiglia è stato terribile per mia mamma.
la morte delle mie congiunte non è stata un dono, ma un castigo, una terribile disgrazia.


vi copio e incollo qui una bella poesia che mi è tornata in mente, questa volta il cassettino l'ha aperto il dott. Salvo allegando la LETTERA ALLA FIGLIA. POST 411

Se potessi vivere di nuovo la mia vita.
Nella prossima cercherei di commettere più errori.
Non cercherei di essere
così perfetto, mi rilasserei di più.
Sarei più sciocco di quanto non lo sia già stato,
di fatto prenderei ben poche cose sul serio.
Sarei meno igienico.
Correrei più rischi,
farei più viaggi,
contemplerei più tramonti,
salirei più montagne,
nuoterei in più fiumi.
Andrei in più luoghi dove mai sono stato,
mangerei più gelati e meno fave,
avrei più problemi reali e meno immaginari.
Io fui uno di quelli che vissero ogni minuto
della loro vita sensati e con profitto;
certo mi sono preso qualche momento di allegria.
ma se potessi tornare indietro, cercherei
di avere soltanto momenti buoni.
Che, se non lo sapete, di questo
è fatta la vita,
di momenti: non perdere l'adesso.
Io ero uno di quelli che mai
andavano da nessuna parte senza un termometro,
una borsa dell'acqua calda, un ombrello e un paracadute;
se potessi tornare a vivere, vivrei più leggero.
Se potessi tornare a vivere
comincerei ad andare scalzo all'inizio
della primavera
e resterei scalzo sino alla fine dell'autunno.
Farei più giri in calesse,
guarderei più albe
e giocherei con più bambini,
se mi trovassi di nuovo la vita davanti.
Ma vedete, ho 85 anni e so che sto morendo.

FATE BEI SOGNI, tutti.

Francesca







#426
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Buongiorno Dr. Salvo Catania, l'argomento riguarda la Neurologia ma penso sarebbe importante anche il suo parere di Oncologo. Questo messaggio l'ho inviato più di un mese fa anche al Neurologo Prof. Vincenzo Rossi, il quale però non ha risposto. Allora Dr. Salvo, visto che in altre occasioni Lei ha gentilmente risposto alle mie domande che riguardavano le possibili cause e cure delle malattie Oncologiche e Neurologiche, apprezzerei un Suo Stimato parere su questa che io penso sia una realtà facilmente verificabile. Dallo studio inviato si legge che un gruppo di Ricercatori-Medici dell'Istituto Scientifico San Raffaele di Milano, a seguito di una terapia che consiste nella Ventilazione a Pressione Positiva d'Aria utilizzando la macchina ventilatrice C-Pap, dopo alcuni mesi con questa terapia, i Ricercatori del San Raffaele hanno riscontrato la Rigenerazione di alcune aree del Cervello deteriorate in precedenza a causa delle apnee che possono verificarsi nel sonno. Possiamo capire Dottor Salvo che, con la terapia che aumenta l'ossigenazione al Cervello, cioè, aumenta principalmente la pO2 Cerebrale, si ottiene la Rigenerazione delle Cellule del Cervello precedentemente deteriorate dalle apnee nel sonno e quindi dalla carenza di ossigeno disciolto paramagnetico nel flusso Cerebrale e in tutto il Corpo. E allora Dottor Salvo, se consente Le rivolgo questa domanda: con la stessa terapia la quale aumenta l'ossigenazione al Cervello utilizzando la macchina ventilatrice C-Pap, può essere possibile curare con efficacia tutte le malattie Neurodegenerative. Apprezzerei molto una Sua risposta Dottore Salvo Catania. Cordiali Saluti. Pino Fronzi

#428
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Dr. Salvo Catania

Signor Pino non Le pare che ora stia esagerando ? Ha avuto risposte in tutte le aree in cui Lei è entrato a gamba tesa, quasi sempre OFF TOPIC, rispetto al tema trattato dal blog.

Lei è gentile e garbato nella forma (echissenef....), ma oltremodo irrispettoso quando irrompe in un tema trattato come questo delicatissimo della MORTE .

Se continua così prevedo che tutti i colleghi la censureranno nelle loro aree di competenza.

Non Le sorge il dubbio che sul suo ossigeno paramagnetico ormai, da quante volte ce l'ha somministrato, tutti noi ci potremmo scrivere una corposa relazione o addirittura una lectio magistralis da esportare in campo internazionale specie sulla eziologia dei tumori, che noi non abbiamo chiara mentre per Lei non ci sarebbero dubbi di sorta ?.

#429
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Grazie per la risposta Dr. Salvo Catania, ho descritto quello che penso di aver capito svolgendo la ricerca sulle malattie degenerative, le cui cause gli Istituti Scientifici di Ricerca Medica ancora non conoscono. Chiedo scusa, la mia intenzione è quella di indicare alcuni semplici controlli tramite i quali si potrà capire che, la carenza di ossigeno disciolto paramagnetico nel sangue, cioè, la diminuzione più o meno consistente della pO2 arteriosa, causa la riduzione dei potenziali elettrici di membrana (potenziali d'azione) causando il deterioramento cellulare e le conseguenti malattie degenerative del Cervello e del Corpo. Dottor Catania, mi scusi, non pensa anche Lei che dovrebbero essere abbastanza facili questi controlli? E' solo necessaria l'importante e autorevole indicazione da parte dei Medici alle Autorità Sanitarie. Ringrazio comunque per aver avuto la possibilità di scrivere queste che io ritengo certissime realtà, ma non intendo causare eventuale irritazione e quindi non aggiungerò altro. Cordiali Saluti Dr. Salvo Catania. Pino Fronzi.

#430
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Dr. Salvo Catania

>>Ringrazio comunque per aver avuto la possibilità di scrivere queste che io ritengo certissime realtà, ma non intendo causare eventuale irritazione e quindi non aggiungerò altro>>

Sig. Pino Lei ha avuto la possibilità di scrivere in tutte le aree specialistiche e nessun collega, e ne avrebbe avuto facoltà, ha oscurato le sue considerazioni. Medicitalia ha un rank di gran lunga superiore a forum cancro dove Lei scrive da tempo e le sue conclusioni saranno in bella vetrina per sempre. Mi sembra per Lei un bel risultato o no ? Pretendere però che chi legge debba sposare le sue teorie mi sembra un po' eccessivo o no ?.

In ogni caso se Lei si inserisce FUORI DAL TEMA nei blog, disturba la eventuale discussione in corso. Questo fa irretire e non tanto il suo ossigeno paramagnetico disciolto nel sangue con il quale ormai ci siamo abituati a convivere.

Pertanto ci lasci alla nostra discussione. Se ha considerazioni da fare sulla MORTE, ultimo tema della nostra discussione, si aggreghi pure, a condizione che anche per la "mortalità" non ritiri in ballo l'ossigeno paramagnetico...........

#439
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Utente 275XXX

dott. Salvo, cosa intende per " morte come disvalore"?
post 415

Francesca

#440
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Dr. Salvo Catania

DISVALORE = “ciò che rappresenta la negazione, il contrario di un valore; valore negativo...”
Lo scrivevo a proposito di # 415 >>Sì, che lo si voglia ammettere oppure no ma la morte resta un grande tabù. Valore o disvalore molto variabile perché ciascuno di noi ha già una sua idea probabilistica della morte.
Questa variabile è in relazione non solo alla nostra esperienza di vita ma persino alla nostra educazione.>>
Nel senso quindi di un valore visto come negativo o positivo, se considerato nel sinonimo di “mortalità” come evento naturale della vita.

#441
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Utente 137XXX


Avevo da poco ricevuto l'esito della mia ultima Pet/TC e ho subito scritto alle Ragazze nel nostro https://www.medicitalia.it/spazioutenti/forum-rfs-100/come-si-calcola-il-rischio-reale-per-il-tumore-al-seno-44-31/ per condividere con loro la mia contentezza ..Poi ho inviato una mail al Dott. Catania per metterlo al corrente dei risultati più che soddisfacenti, sicura che ne sarebbe rimasto ultra contento. Naturalmente mi ha risposto subito come fa sempre e mi ha consigliato di raccontarlo qui alle amiche che senz'altro avrebbero gradito avere mie motizie. Sono BRICIOLE DI SPERANZA che contribuiscono a mantenere fortemente la nostra voglia di vivere e di credere che tutto è possibile,,che non si deve mollare mai e che la speranza va coltivata con la fiducia nelle cure, nei medici e soprattutto in noi stessi.- Perciò sono ben felice di regalare a chi mi legge questo modesto pensiero di rinascita e di conquista costante a piccoli passi ma senz'altro sicura! Ringrazio il dott. Catania per questa opportunità e ....consigliata e autorizzata mi accingo al fatidico copia/incolla della mia mail e della risposta del dott. Catania :

< Dott. Catania, mi fa piacere metterLa al corrente delle novità di questo lungo percorso di cure e di speranza. Sono tranquilla nel vedere che tutto sommato sto bene e Le trascriverò quello che mi si dice con l'ultima PET. Ciò nonostante l'oncologa che mi segue intende farmi continuare con le stesse dosi di cura che mi creano qualche problema ( da considerarli problemini al confronto) e se ne riparlerà in seguito. I risultati le danno ragione ed io per questo sono tranquilla e accetto tutto ormai d'abitudine.
So che Lei da lontano segue ognuna di noi e questo ci da maggiore sicurezza, perciò Le racconto volentieri l'ennesima puntata della mia storia che avrà senz'altro un lieto fine e potremo godercelo! (mi permetta alla faccia del cancro e delle statistiche !)
Colgo l'occasione per augurare Buone Feste a Lei e Famiglia. >

< Al controllo odierno, rispetto al precedente del 9/9/2014 l'esame PET/CT ha evidenziato una ulteriore riduzione della captazione del tracciante metabolico in corrispondenza del femore dx (SUV attuale 3.27 versus precedente 3.35) Lievemente aumentata la captazione alle faccette articolari contrapposte di destra del passaggio C4/C5 e al margine anteriore dx del passaggio D9/D10 da riferire a patologia flogistica osteo-articolare. Non evidenza di ulteriori aree di significativo accumulo del tracciante nei restanti distretti corporei esaminati.
Conclusioni: Buona risposta metabolica con segni di stabilità alla terapia in corso. >

NON MALE VERO !!!!!!!!!!!

E la risposta :

< Minkia (con la k è in svedese e non in siciliano !) .....se NON MALE ! !!!

Se parliamo di valore delle statistiche ora LE PROBABILITA' CHE IO PARTECIPI AI SUOI FUNERALI SONO LE STESSE DI QUELLE CHE SIA LEI A PARTECIPARE AI MIEI >

Mi ha fatto venire in mente la cara Ada Burrone alla quale va il mio pensiero affettuoso unitamente a Donatella.. A tutte / tutti che il Nuovo Anno sia ricco di cose belle e di serenità

Lori




#442
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Dr. Salvo Catania

Confermo il Minkia in svedese, espressione di ..."CHE BELLO ! ", espressione niente affatto di sorpresa.

Mi piace molto questa tendenza non comune di voler comunicare alle altre compagne di avventure le "belle notizie", perché sono abituato ad assistere nelle sale di attesa degli ambulatori ai contagi virali tra ammalati della stessa malattia attraverso il virus delle "cattive notizie".

Espressione non di sorpresa perché contemporaneamente ricevevo la mail di una mia paziente quarantenne operata da me nel 2012 per un carcinoma quasi inoperabile in stadio avanzato. Sorpresa ma felice mi comunicava che nell'ultima Tac si assisteva alla quasi completa scomparsa di tutte le metastasi epatiche (anche di diametro di 6 cm) rispetto alla Tac di febbraio 2014. E mi chiedeva di diffondere questa felice sorpresa ad altre donne che hanno perso tutte le speranze. Intanto lo scrivo qui, ma poi ci farò un articolo non appena mi avrà inviato le immagini della TAC di PRIMA e della Tac di DOPO, cosa che Lei ha fatto a settembre.

http://www.senosalvo.com/ragazzefuoridiseno/terapia_speranza_determinazione.htm

#443
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Dr. Salvo Catania

Non stia a cercare nel dizionario svedese perché il neologismo, anche se vivo a Milano da più di 40 anni, è rigorosamente siculo, come le mie origini (^____^)

#444
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Utente 101XXX


E qui un MINKIA aggiuntivo di sostegno, ci sta alla grande! :-)

Dottor Catania,

Le confesso che la riflessione che mi ha "costretta" a fare è davvero "rivoluzionaria" per il mio modo di percepire alcune attitudini a livello di comunicazione.
E non mi riferisco alla sua esclamazione nordico-sicula! :-)

Le spiego:

ci comunica della Sua soddisfazione nel leggere di quando una Ragazza comunica un "successo" riguardo alla sua salute o di un approfondimento andato bene oltre le aspettative o di una tempistica sorprendente o ancora di un quasi inspiegabile regresso di metastasi.

E fin qui mi sento di dire: evviva, vorrei vedere il contrario!!!

Ma Lei va oltre...

>> Mi piace molto questa tendenza non comune di voler comunicare alle altre compagne di avventure le "belle notizie", perché sono abituato ad assistere nelle sale di attesa degli ambulatori ai contagi virali tra ammalati della stessa malattia attraverso il virus delle "cattive notizie".<<

Bene, e qui chiamo Lori a testimonianza, io (ed anche lei, Lori...) mi sono sempre posta il problema di comunicare alle mie compagne di viaggio il mio stato di salute, soprattutto se le risposte che aspettavo di volta in volta erano positive e magari in quel periodo l'atmosfera sul Blog faceva respirare un'aria di pesantezza e di preoccupazione per altre storie meno "fortunate".
Ricordo la prima volta in cui sentii un impedimento in tal senso ed era alla risposta della mia biopsia che, tutto sommato, era molto meglio di quanto si potesse temere.

Allora, era il settembre dello scorso anno, aspettai parecchi giorni prima di condividere la lieta novella (!) in quanto alcune Compagne di viaggio stavano vivendo situazioni personali piuttosto pesanti...

Mi sembrava quasi di essere poco rispettosa del dolore altrui, a comunicare un "successo", pensavo che non si trattava di una "gara" a chi stava meglio (o meno peggio...) e che forse altre Persone avevano bisogno di concentrare l'attenzione sulla loro storia, mentre la mia notizia avrebbe distolto l'attenzione dalla loro...quindi posticipavo la condivisione nella speranza che nei giorni successivi i commenti delle Ragazze mi permettessero di introdurre il mio pensiero.

Lori lo sa bene... ne abbiamo disquisito privatamente più di una volta e anche lei si poneva sovente lo stesso scrupolo, anche nelle situazioni opposte.
In effetti la stessa "ttenzione" l'ho riservata in contesti di problematiche negative che sono emerse inaspettatamente.
Ciò in quanto comunicare una triste notizia poteva voler significare rompere un equilibrio di speranza che le mie Compagne stavano vivendo in quel frangente temporale..

Eccesso di zelo?

Non so... ma so di sicuro che oggi ho ricevuto una bella lezione di etica, di affettivià ed anche di coraggio... e non solo: sovente quel voler "suggerire" a qualcuno quanto sa importante essere un po' "egoisti" (in senso positivo!!!) dovrebbe rappresentare anche per me un'àncora di salvezza, soprattutto nei momenti in cui io stessa avrei bisogno di sostegno e di una pacca sulla spalla oppure di un sorriso che condividesse la mia gioia...

Forse la delicatezza con cui ogni tanto mi pongo fa "bene" a chi legge, ma ne fa meno a me... ma d'altra parte è pur vero che pensare di rappresentare la forza e la positività per qualcuno significa inevitabilmente gratificazione ...

Ed è anche vero, ma non meno importante, che, come si è sempre detto e ripetuto molte volte, noi non siamo SOLO il nostro istologico...

Vero Antonella? :-)

Ho arzigogolato mica male e forse anche un po' pasticciato i concetti che volevo esprimere... ma ho scritto di getto senza rileggere, proprio per evitare di complicare ancor più!

Chissà se sono riuscita a trasmettere il mio pensiero...

:-)

Rosella

#445
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Utente 137XXX

Cara cara Rosella, non hai pasticciato per niente, i tuoi concetti sono esattamente i miei e devo dare atto che sono della maggior parte delle Ragazzefuoridiseno.
Ricordo perfettamente quando io sono entrata nel blog e temendo di rattristare le mostra amiche chiedevo consiglio al dott. Catania e in seguito quando ho visto il risultato del mio percorso faticoso che si delineava così positivo da non crederci, lo stesso dott. Catania ha saputo come "offrire" la mia esperienza su un piatto d'argento. E questo perchè detto da Lui le nostre Ragazze sono speciali, mature abbastanza per condividere le gioie e i dolori delle altre.
Sappiamo tutte quanto bene fa poterne parlare con qualcuno in termini positivi o negativi perchè siamo sicure di essere comprese innanzi tutto e poi perchè questo non è l'albergo delle persone tristi ma il pullman della vita che vogliamo percorrere insieme.
Solamente quando Donatella se n'è andata abbiamo avuto tutte uno sbandamento perchè è successo troppo presto e in una situazione veramente troppo triste, non eravamo preparate a parlarne così " in diretta" (scusate il termine) però subito ci siamo riprese e manteniamo intatto il suo ricordo con l'affetto che merita.
E' vero Rosella non siamo in gara a chi sta meglio e a chi sta peggio ma io mi sono convinta nel tempo che gli eventi positivi danno sparanza, come da speranza l'esempio di Donatella che pur in una situazione non felice ci ha lasciato questo ricordo dolce di serenità e di attaccamento alla vita. A tutta vita! Ricordi?

Ecco perchè mi sono sentita di condividere la mia contentezza con le nostre amiche, sono sicura che hanno capito che se ce la faccio io tutto è possibile ! E poi se una di noi riesce a trovare quel giusto equilibrio per mantenersi serena nonostante i problemi ( anzi come dice Laura insieme ai problemi ) può essere d'esempio alle altre.
Poichè spero che chi non scrive sta superando o ha superato alla grande il periodo critico, ci raccontasse proprio questo.

E allora ANDIAMO AVANTI A TUTTA VITA !
Lori




#446
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Dr. Salvo Catania

Forse dopo l'A staccato Fanculo di Francesca ed il Minkia di Salvo Catania, stiamo prendendo una brutta piega (^___). Noi abbiamo ampiamente sdoganato queste espressioni , ma pensate all'utente che non leggesse tutta la discussione !

Ma forse qui ci sta anche un bel ecchissenef.... !

#447
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Utente 101XXX

Aaaahahahahah....

ben detto...

un sonoro ECCHISENEF.... anche da parte mia!!!

Rosella :-)

#448
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Ciao tutti, è vero, il nostro caro Dottor Catania ci insegna sempre qualcosa...
e al momento giusto!

La nostra amicizia ha attraversato tanti momenti: di grande gioia come la fine delle cure per molte di noi, le ottime notizie della Pet di Super Lori, ma anche di profondo dolore e smarrimento come è stato per Ada e Donatella...ma siamo rimaste qui, siamo sempre una accanta all'altra. Siamo maturate insieme per sostenerci nella gioia e nel dolore.

Poco più di un anno fa, alla scoperta della mia recidiva, anch'io scrissi al Dottor Catania per chiedere consiglio su come comunicarlo. All'epoca fummo cauti per non turbare l'equilibrio fragile del forum. Ma quando, durante il nostro incontro, vi ho confidato tutto ho visto nei vostri occhi solo affetto, appoggio e nessuna paura. Li ho capito che stavamo facendo qualcosa di grande.
GRAZIE GRAZIE GRAZIE.
Questo è il mio messaggio per ognuna/o di VOI, carissime/i compagni di viaggio. A TUTTA VITA !!!
Laura

#449
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Dr. Salvo Catania

Chi è fiero della propria paura
osa tendere cavi sui precipizi;
si lancia all'assalto dei campanili;
allontana e unisce le montagne

(Philippe Petit, "Trattato di funambulismo")
.
E stiamo parlando di follia, di un M.Petit in un perenne stato alterato della coscienza, ovvero........... Fuori di Seno.

In topic perché mi consente di spiegare meglio gli stati alterati della coscienza di chi è in grado di gestire la paura , correre rischi inimmaginabili, accettare la mortalità, non la morte, come evento ineluttabile della vita.
Questo intendevo quando acquistai il dominio di
www.ragazzefuoridiseno.it
Ci sono molti esercizi per alterare il proprio stato di coscienza e gestire meglio le paure quotidiane della vita.
Oggi saprei dare delle risposte alla famiglia di Donatella solo se in perenne stato di alterata coscienza e se in Salvo Catania prevalesse l'emisfero emotivo, (i fuori di seno hanno 2 emisferi emotivi !!!) che non riconosce ad esempio il valore delle statistiche, tanto care all'emisfero razionale.

Io ho provato sulla mia pelle un esperimento su quanto vi sto raccontando.
Nel secolo scorso ero un medico come tanti inevitabilmente destinato ...alla sindrome del Bourn Out, dell'esaurimento psico-fisico per eccessivo coinvolgimento emotivo oppure all'inaridimento inevitabile come strumento di difesa verso il totale coinvolgimento.

Poi mi colpì una evidenza , anche se piena di contraddizioni.
Poiché contemporaneamente praticavo sport estremi, mi stupivo che a Milano un Salvo Catania dedicasse decine di ore al giorno per salvare la vita degli altri, e contemporaneamente, praticando i più pericolosi sport estremi, lo stesso Salvo Catania andasse a mettere a repentaglio la propria : deltaplano, parapendio, ultramaratone nel deserto e in solitaria.
Lo stesso Salvo Catania che a Milano temeva il vuoto delle grandi altezze, il gran caldo, il gran freddo, i serpenti e scorpioni, poi quando si trovava ad affrontare questi pericoli ( in perenne stato di alterata coscienza ????) sulle grandi montagne o nei deserti del Sahara o dell'Asia, si ritrovava nei panni di un M.Petit

Chi è fiero della propria paura
osa tendere cavi sui precipizi;
si lancia all'assalto dei campanili;
allontana e unisce le montagne.


Con estrema naturalezza il Salvo fuori di seno, era in grado di prendere con le mani serpenti o scorpioni che si riparavano dal freddo delle ventose notti sahariane sotto il sacco a pelo, per rimetterli in libertà nel LORO ambiente naturale.

Erano gli stessi serpenti e scorpioni
http://www.senosalvo.com/il_deserto_parte_VI.htm

che animavano invece le paure del cittadino Salvo, "normale" , razionale, quello delle statistiche, di Milano.

Perché parlo di "stati alterati della coscienza" nello sport estremo...per comprendere meglio lo stato di "ragazza fuori di seno " ??

Perché in entrambi i casi ci si confronta con la morte., inaccettabile, se non si è allenati ad un "perenne stato di alterata coscienza ", si fa per dire ovviamente.

Esempio : se mi chiamasse oggi il marito di Donatella con il bambino in braccio e mi chiedesse PERCHE' PROPRIO A NOI ?

Salvo razionale avrebbe delle risposte ? Cosa direbbe ? Sarebbe una risposta soddisfacente quella di riesumare la prognosi sfavorevole della malattia di Donatella ? Sarebbe una risposta soddisfacente richiamare la mera sfortuna ?
Non credo proprio.
Allora io mi tengo il Salvo Fuori di seno cui poco importa COSA DIRE ma , per il suo perenne alterato stato di coscienza, si preoccupa solo del COME DIRE.

Ci si allena in tanti modi ad un perenne stato alterato della coscienza, su cui c'è scarsa (o quasi nulla) letteratura.
Io ho avuto una palestra importantissima nella pratica quasi quarantennale di sport estremi.
Sui praticanti degli sport pericolosi viene spesso proiettata l'ombra dell'eroe, con il suo lato negativo e malato
Paracadutisti, esploratori, speleologi, alpinisti sono comunemente considerati dei pazzi incoscienti, amanti del pericolo gratuito, degli scriteriati sui quali aleggiava complice una certa psicoanalisi da strapazzo- il sospetto di ben precise patologie :narcisismo, volontà di potenza, instabilità emotiva e desiderio di morte.
E' veramente così, da giustificare il pregiudizio che li fa vedere malati (in un certo senso....per fortuna....lo sono !) ???

https://www.medicitalia.it/blog/oncologia-medica/1584-marco-simoncelli.html

http://www.senosalvo.com/senosalvo_sport.htm

Ci sono molti strumenti per mantenere a lungo alterato uno stato di coscienza .
Il più importante è l'esercizio fisico costante.
L'esercizio fisico è in grado di indurre un notevole incremento dei livelli plasmatici di ACTH e beta-endorfina.
A livello cerebrale sono stati identificati molti peptidi con attività biologica simile a quella dell'oppio, chiamati ENDORFINE, termine con il quale si vuole identificare tutti i peptidi oppioidi endogeni.. La loro azione consiste nel modulare fisiologicamente la sensazione di dolore ed è molto verosimile che siano responsabili della analgesia provocata dalla agopuntura.
Le endorfine, inoltre, esplicano un ruolo nella termoregolazione, nella regolazione dell'appetito e possono essere applicate nel meccanismo euforia/depressione, cioè hanno effetti sul comportamento. Esse influenzano in maniera diretta lo stato di umore ed il meccanismo sonno/veglia.
La dimostrazione di tali effetti è stata rivista alla luce di alcuni stati particolari di comportamento che la persona che pratica sport, in particolare nel campo della corsa lunga distanza (jogging, maratona, ultramaratona), sembra possedere.
I "corridori obbligati" o "corsa-dipendenti"[ con questo termine si vogliono identificare coloro i quali presentano in modo particolarmente eccessivo il desiderio di praticare jogging ] presentano infatti una personalità tra loro abbastanza comune :
Essi riescono a dominare il senso di fame, hanno un straordinaria capacità di sopportare la fatica fisica e le variazioni ambientali esterne (temperatura) e soprattutto il dolore. Pretendono prestazioni eccezionali dal loro fisico, rifiutano l'idea di poter essere malati o debilitati ed ha una tendenza alla instabilità emotiva (euforia e depressione). La depressione è generalmente ben mascherata...anche a sé stessi. Lo scopo principale della loro vita è il correre e mostrano in particolare forti alterazioni di umore e tendenza alla depressione quando per motivi superiori (es. infortuni), debbono interrompere il loro ritmo di allenamenti, tanto da far coniare agli autori americani il termine di "sindrome da privazione di esercizio".
Non è possibile rendersi conto degli effetti positivi dell'esercizio fisico costante se moderato, ma ci sono senz'altro anche se si tratta di piccole dosi.

Io ho potuto sperimentarlo a dosi massicce (non raccomandabili ai non allenati )
Leggere ....

http://www.senosalvo.com/sport_estremo_stati_alterati.htm

#450
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Anche io mi aggiungo alla GRANDE contentezza generale per il risultato delle cure di Lori!
volevo raccontarvi una cosa che fa ridere e che ho già raccontato a Lori per telefono qualche giorno fa.
in attesa del risultato della pet di Lori, le mando un bel messaggio !" A quando il tuo NUDO integrale?"
mi arriva la risposta: " Non ne ho idea."
Boh ? Mi sembrava strana come risposta, così faccio per rispondere e cosa vedo? ho sbagliato persona volevo mandare a Lori e invece ho mandato a Lore. vaglielo a spiegare cos'è il nostro nudo integrale....

dott. Salvo, questa cosa della corsa-dipendenti e delle endorfine può succedere anche agli scrittori -dipendenti?
non è una battuta ma una cosa molto seria....

e' bello stare qui nell'ambulatorio della speranza.

Francesca

#452
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Dottor Catania...

il link che ha indicato non si apre...

Rosella

#453
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Rosella, il link puoi aprirlo cliccando sulla mail personale che avrai ricevuto. Te lo consiglio perchè merita la lettura di tutto rispetto!
Evviva IL MAESTRO e evviva LA SPERANZA!!!
lORI

#454
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Grazie, Lori,

ci avevo già provato, ma non mi si apre neppure se clicco direttamente sul link della email... si apre il sito dell'Espresso, ma compare sempre la scritta che dice che quella pagina non è stata trovata...

Proverò nuovamente fra un po'....

Un abbraccio a te!!!

Rosella :-)

#455
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Lori e Rosella, piacerebbe tanto anche a me accedere ai contenuti del link ma non ci riesco! .... come Rosella :)
Ciao carissime.
Antonia

#457
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Finalmente, letto, GRAZIE Dr. Catania!
Concordo con Lori, è da conservare e rileggere al bisogno ..... ne avevo bisogno!
Antonia

#458
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Fantastico!!!

Quindi SPERANZA è un po' anche OTTIMISMO, POSITIVITA'... è non tarpare le ali, è non spegnere la fiammella...
E' cambiare registro se parlo di me o se parlo con altri di loro stessi...
E' il titolo di questo spazio...

Dottor Catania... SPERANZA è ciò che Lei sa regalare, SALVO COMPLICAZIONI...!
_____________________________________________

Antonia... ciao!
...tutto bene? :-)
Ti abbraccio fortissimamente e ti invio un sorriso!!!

Rosella :-)

#459
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Dr. Salvo Catania

Nulla di nuovo perché la produzione sui vantaggi della scrittura espressiva sulla salute è già imponente.

Potrà sembrare una tecnica sciocca di auto-aiuto , ma scrivendo, correggendo e rivedendo la propria storia, si può modificare la percezione di sé e individuare quali ostacoli si frappongono al raggiungimento di una salute migliore.

Questo non vale in tutti i casi per tutti perché ad esempio parafrasando Carmelo Bene sulla scrittura dinnanzi al dolore " quando si soffre , il dilettante inizia a scrivere , il professionista invece smette "

Ora vengono pubblicati sul Journal of Personality and Social Psychology i risultati strabilianti di alcuni test che indicano la scrittura espressiva come strumento di cambiamento non solo riguardo ai problemi della salute, ma persino nei problemi di coppia e rendimento scolastico : avere davanti la verità su ciò che sta a cuore diventa l'occasione per cambiare.
Test
1) Coppie : l'invito a scrivere i loro recenti litigi come se riguardassero una terza persona ha nettamente migliorato la loro relazione
2) Salute : studenti invitati a scrivere dei loro problemi si sono ammalati meno dei compagni (test Texas University)
3) Scuola : la scrittura della propria storia e difficoltà ha abbassato il tasso di abbandono scolastico del 75% rispetto al gruppo di controllo.

#460
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Dr. Fernando Bellizzi

...e quanti sono stati i grandi scrittori che hanno scritto di sé stessi?
Grandi opere autobiografiche o primi embrioni di medicina narrativa? ;)

#461
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Concordo che non si è mai troppo ebbri....di SPERANZA !

#462
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Dr. Salvo Catania

Ebbri di speranza...non l'avevo mai letto, ma mi piace molto !

#463
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questa sera mentre cercavo il video di Benigni sul Talmud, mi sono imbattuta in questo articolo che mi ha ricordato la discussione sulla morte che abbiamo fatto un pò di post più avanti, volevo condividerlo..


Un’infermiera rivela le 5 cose di cui tutti i pazienti si pentono poco prima di morire


4 gennaio 2015

L’articolo originale è stato scritto da Bronnie Ware, un’infermiera che per molti anni è stata responsabile delle persone che hanno scelto di morire in casa
Per molti anni ho lavorato in cure palliative. I miei pazienti erano quelli che andavano a casa a morire. Abbiamo condiviso alcuni momenti speciali.

Stavo con loro per le ultime 3-12 settimane di vita. La gente matura molto quando si scontra con la propria mortalità. Ho imparato a non sottovalutare la capacità di una persona di crescere. Alcuni cambiamenti sono stati fenomenali. Con ognuno di loro ho sperimentato una varietà di emozioni straordinaria. La speranza, il rifiuto, la paura, la rabbia, il rimorso, la negazione e, infine, l’accettazione. Tuttavia, ogni paziente ha trovato la pace prima di lasciarci.

Alla domanda su quali rimpianti avessero avuto o su qualsiasi altra cosa che avrebbero fatto in modo diverso, sono emersi alcuni argomenti costanti. Questi sono i cinque più comuni:

1. Vorrei aver avuto il coraggio di vivere una vita fedele a me stesso, non la vita che gli altri si aspettavano da me: questo è stato il rimpianto più comune di tutti. Quando le persone si rendono conto che la loro vita è quasi finita e guardano indietro, si ritrovano davanti tutti i sogni rimasti insoddisfatti. La maggior parte delle persone non aveva ancora realizzato la metà dei propri sogni e doveva morire sapendo che ciò era causato dalle scelte che aveva fatto, o non fatto.

E’ molto importante cercare di concretizzare almeno alcuni dei propri sogni. Perchè la salute a un certo punto va via, ed è troppo tardi. Stare bene porta una libertà di cui pochissimi si accorgono, finchè non ce l‘hanno più.

2. Vorrei non aver lavorato così tanto: questo pensiero è stato ammesso da tutti i pazienti di sesso maschile di cui mi sono presa cura. Si sono persi la giovinezza dei propri figli e la compagnia della propria moglie. Anche le donne hanno parlato di questo rimpianto, ma dato che la maggior parte di loro era di una vecchia generazione, molti dei pazienti di sesso femminile non erano state educate come capifamiglia. Tutti gli uomini che ho curato erano profondamente pentiti di aver vissuto una vita di solo lavoro.

Semplificando il tuo stile di vita e facendo scelte consapevoli, potresti accorgerti di non aver bisogno dello stipendio che desideri. E concedendoti più spazio nella vita, sarai più felice e più aperto a nuove opportunità.

3. Vorrei aver avuto il coraggio di esprimere i miei sentimenti: molte persone sopprimo i propri sentimenti al fine di mantenere la pace con gli altri. Come risultato, si stabilizzano in un’esistenza mediocre e non diventano mai quello che erano veramente in grado di diventare. Molte malattie si sviluppano come un risultato relativo all’amarezza e al risentimento che provoca questa consapevolezza.

Non possiamo controllare le reazioni degli altri. D’altra parte, però, anche se le persone possono inizialmente reagire quando si comincia a parlare loro onestamente, alla fine il rapporto raggiunge un livello completamente nuovo e più profondo. O questo, o eliminare i rapporti malsani. In entrambi i casi, si vince.

4. Vorrei aver avuto più contatti con gli amici: spesso ci si rende conto realmente dei benefici che portano i vecchi amici solo dopo settimane di convalescenza, e non sempre è possibile trovarli. Molti erano così presi da se stessi che avevo abbandonato le amicizie, scomparse tra gli anni che passano. A tutti mancano i propri amici quando si sta morendo.

E’ comune per chiunque abbia uno stile di vita frenetico lasciare che amicizie scompaiano. Ma quando si trovano di fronte alla morte, i dettagli fisici della vita scompaiono. La gente vuole avere i loro affari finanziari in ordine ,se possibile. Ma non è il denaro ciò che conta veramente per loro. In realtà, vogliono solo mettere le cose in modo più a vantaggioso per coloro che amano. Di solito, però, sono troppo stanche per gestire questo compito. Alla fine tutto si riduce ad amore e relazioni. Questo è tutto quello che si lascia nelle ultime settimane, l’amore e le relazioni.

5. Vorrei aver permesso a me stesso di essere più felice: questo è un rimpianto sorprendentemente comune. Molti non si rendono conto fino alla fine che la felicità è una scelta. Rimasti bloccati in vecchi schemi e abitudini – il cosiddetto ‘comfort’ della famiglia – e bloccati dalla paura del cambiamento, hanno vissuto per gli altri negando a se stessi la felicità.

Non è mai tardi per cominciare a cambiare le cose che dobbiamo cambiare …












#464
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Dr. Andrea Annoni

Molto bello ! Potrebbe allegare il link dell'articolo ?

#466
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Utente 275XXX

Ben ritrovato dott. Annoni, sono contenta che ogni tanto faccia capolino per salutarci.
ho cercato l'articolo che avevo trovato l'altra sera, ma non l'ho trovato, ho trovato comunque questo link

http://www.huffingtonpost.it/2013/06/15/prima-morte-cinque-desideri-_n_3445740.html

VORREI AVERLO FATTO.

Ma noi siamo ancora in tempo per fare tutto quello che potremmo "regret" in tempo di morte, no?

vorrei raccontarvi una cosa molto personale, so bene che non siamo sul blog dove per poco ho dato anche il pin del mio bancomat ( comunque quasi in rosso...), però mi è venuto in mente ora che sono qui, a proposito delle cose che... VORREI AVERE FATTO.

ho avuto uno splendido rapporto con mia madre, ma non altrettanto buono con mio padre.
fin da quando ero piccola l'ho visto prendere una valigia e partire per qualche viaggio di lavoro, ma non ne ero dispiaciuta per via di un carattere difficile ( il suo, naturalmente), una visione del mondo e delle cose molto diversa dalla mia, un autoritarismo che mi ha tarpato le ali e non mi permetteva di respirare.
insomma 0 rapporto affettivo. dopo la morte di mia mamma che lui ha profondamente amato, lo ritrovo non più leone, ma pecora e quasi quasi mi viene voglia di fare quello che ha fatto con me cioè colpirlo nella sua debolezza, un pò l'ho fatto, a mio modo mi sono vendicata.
Poi la malattia, il cambiamento, il cercare di capire e andare oltre il giudizio, il perdonarsi e perdonare. PER DONO, sto riflettendo molto su questa parola. ma è difficile recuperare un rapporto che non c'è mai stato.
un giorno però mi viene in mente una frase che avevo pronunciato da piccola quando lui di ritorno da un suo viaggio raccontava le cose che aveva visto e vissuto " Babbo, un giorno scriverò tutte le tue bellissime avventure."
così, quasi per gioco, quando lo vado a trovare e lo vedo sempre più stanco e sempre più solo, molto vicino alla morte con il pensiero, gli dico: "Babbo non sarà ora che lo scriviamo quel libro delle tue avventure che volevo scrivere da piccola? Incomincia a farti tornare un pò di memoria." Lui ci pensa un pò e poi una sera mi chiama "sai Francesca, per quel libro che vuoi scrivere, per me va bene, ho già cominciato a rivedere la mia vita." lui così ha l'opportunità di riscrivere la sua vita particolarissima e io ho finalmente il coraggio di chiedergli cose rimaste in sospeso, ricucire quello strappo che sembrava insanabile.
potere magico della scrittura.

Fate dei bellissimi sogni.

Francesca

#468
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Dr.ssa Angela Pileci

Da questo blog emerge davvero il potere non tanto della scrittura quanto della narrazione e del raccontarsi che permette di mettere ordine e di diventare sempre più consapevoli.
Quando in passato avevo scritto un articolo sui gruppi di auto e mutuo aiuto stavo proprio pensando a voi ma sinceramente è sorprendente vedere l evoluzione di questo fantastico gruppo

#470
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Utente 501XXX

Bellissimo articolo a chi ha fame di...Speranza !

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