Torneremo a vedere grazie a un topolino ?

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Dr. Luigi Marino Oculista, Medico legale

Recentemente medici oculisti e i ricercatori cinesi hanno scoperto un nuovo tipo di protesi retinica, che si basa sulle nanotecnologie e che ripristina la risposta dei fotorecettori retinici alla luce.

A differenza di altre protesi oggi in commercio che si inseriscono nello spazio sotto-retinico, questi nuovi dispositivi, una vera e propria rete di "nanofili" multicolori e con delle suggestive chiazze dorate, sostituisce i fotoricettori retinici danneggiati e si interfaccia direttamente con i neuroni, evitando così la necessità di hardware elettronico aggiuntivo esterno.

Se i successi ottenuti oggi sui topini daranno i risultati sperati anche sugli esseri umani, questo dispositivo ( di "nanofili") potrebbe potenzialmente aiutare le persone con malattie degenerative degli occhi, come la retinite pigmentosa o la degenerazione maculare miopica o legata all'età (AMD)

Questo tipo di approccio innovativo potrebbe anche rivelarsi utillissimo per migliorare la visione dopo traumi oculari o bulbari o dopo un distacco di retina.

La protesi retinica oggi esistente, l'Argus II (Second Sight), si basa sugli degli occhiali collegati una videocamera per trasmettere informazioni a un chip impiantato sotto la retina.

Un altro dispositivo, Retina Implant Alpha AMS (Retina Implant AG) simula i fotoricettori ponendosi sotto la retina, ma richiede una grossa batteria esterna. Lo scorso anno, altri ricercatori hanno realizzato una protesi che si impiantava in maniera totale , costruita con polimeri fotosensibili, ma non era affatto chiaro quanto bene questo dispositivo si interfacciasse davvero con la retina.

Questa nuova protesi basata su di una rete di nanofili è stata testata in alcuni Topini affetti da un tipo di cecità degenerativa,.

i ricercatori hanno pubblicato il loro lavoro recentemente, il 9 marzo 2018, nel numero di Nature Communications.

Questo tipo di fotorecettori artificiali che costituiscono la rete di nanofili rispondono alla luce verde, blu e ultravioletta con la risoluzione "impressionante" di 50 micron (Eye and Ear Infirmary dell'Università dell'Illinois Chicago).

 

Sostituire i fotorecettori malati o degenerati con quelli artificiali che possano utilizzare e fondersi con la rete elettrica naturale inerente della Retina.

Gli scienziati ed i medici oculisti cinesi sono riusciti a realizzare fotoricettori di nanoparticelle che è in grado di trasmettere segnali alle cellule gangliari nei topolini ciechi, che finalmente hanno risposte corticali allo stimolo luminoso.

(noi vediamo con il cervello).

a) Posizione dell'impianto;
b) strati retinici con la posizione della corretta della "rete di nanofili impiantati " (NW).

 

Probabilmente saranno necessari ancora molti anni di lavoro, per capire 

quando questo nuovissimo dispositivo funzionerà anche negli occhi di esseri umani e se davvero possa sostituire i fotorecettori danneggiati da malattie degenerative retiniche o traumi bulbari e oculari.

Sogno davvero che questa nuova protesi di nanofili costituisca non solo un trionfo ingegneristico ma che sia davvero in breve tempo di grado di sostituire v i fotorecettori retinici malati o degenerati nei nostri pazienti "umani" ciechi.

 

Data pubblicazione: 22 marzo 2018

2 commenti

#1
Foto profilo Dr. Luigi Marino
Dr. Luigi Marino

Due anziani colpiti da degenerazione maculare legata all'età hanno recuperato la vista grazie ad una terapia innovativa con le staminali embrionali provata per la prima volta. In uno dei due occhi gli è stato impiantato un 'cerotto vivente' fatto con le cellule del tessuto della retina, ricavate dalle staminali. La terapia sperimentale, testata al Moorfields Eye Hospital di Londra e descritta sulla rivista Nature Biotechnology, verrà ora estesa ad altre 8 persone.
La macula è la zona centrale della retina ed è composta da due tipi di cellule nervose sensibili alla luce: i coni e i bastoncelli, dietro ai quali c'è uno strato di cellule 'nutrienti' chiamate epitelio pigmentato retinico. Quando quest'ultimo inizia a non funzionare, si produce la degenerazione maculare e la progressiva perdita della vista. In questo caso sono state usate cellule staminali embrionali, che sono state convertite nelle cellule che costituiscono l'epitelio pigmentato retinico, e poi inserite in una striscia sottilissima composta da un solo strato di cellule, impiantata nell'occhio con un intervento di due ore. "Questo nuovo approccio terapeutico, provato solo su un occhio per paziente, sembra sicuro e dare buoni risultati. Si tratta di un piccolo gruppo di malati, ma speriamo che i risultati dello studio possano dare benefici nel futuro", commenta Lydon da Cruz, coordinatore dello studio. I due pazienti, un uomo di 86 e una donna di 60, dal non poter leggere, ora riescono a leggere 60-80 parole per minuti dall'occhio operato.

#2
Foto profilo Dr. Luigi Marino
Dr. Luigi Marino

Valutazione dell’AMS alfa ( impianto retinico elettronico) per il ripristino della visione in pazienti con retinite pigmentosa allo stadio terminale


Il Retina Implant Alpha AMS è stato impiantato nell’occhio peggiore di 6 pazienti con RP di stadio terminale ( reclutati per questo studio) e nessun tipo di percezione utile della visione .
L'impianto subretinico Alpha AMS ha migliorato le prestazioni visive in 5 dei 6 partecipanti e ha funzionato per 24 mesi.
Sebbene la chirurgia di impianto rimanga difficile, i nuovi sviluppi come il microscopio a guida OCT hanno apportato grossi miglioramenti alla tecnica microchirurgica chirurgica.


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© 2017 dell’American Academy of Ophthalmology #realvision #profluigimarino
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