Lacrima: ruolo della lattoferrina e del lisozima
La superficie dell’occhio è continuamente esposta ad agenti patogeni ma solo raramente va incontro ad infezioni.
Questo grazie al film lacrimale, che contiene diversi componenti ad azione antimicrobica che si rigenerano con la lacrimazione.
Il film lacrimale fornisce alla cornea ed alla congiuntiva un complesso sistema di difesa che è costituito da un insieme di proteine dall’azione anti-microbica basata su diversi meccanismi.
Lo strato acquoso del film lacrimale, contiene proteine di derivazione sierica e proteina sintetizzate in loco. Le principali proteine sintetizzate localmente sono
- LISOZIMA,
- LIPOCALINA,
- IMMUNOGLOBULINA A e
- LATTOFERRINA.
La LATTOFERRINA e' prodotta dalla ghiandola lacrimale.
E’ una PROTEINA globulare multifunzionale.
La lattoferrina appartiene alla famiglia delle TRANSFERRINE e possiede due siti di legame per lo IONE FERRICO (Fe3+ ) con cui forma complessi 2:1.
La LATTOFERRINA costituisce circa il 25% delle proteine lacrimali, con una concentrazione di circa 2,2 mg/ml.
Vi possono essere differenze nel contenuto di LF nella lacrima variabili tra 0,63 e 2,9 g/l con una media di 1,42 g/l.
La concentrazione di LATTOFERRINA si riduce con l'avanzare degli anni e in presenza di patologie quali
- Sindrome di Sjogren,
- occhio secco,
- congiuntivite primaverile giganto palpillare o di Vernal,
- congiuntivite giganto-papillare indotta da uso di lenti a contatto
- tracoma,
- cheratite da herpes simplex,
- cheratocongiuntivite sicca,
- dry eye associato a gravi alterazioni corneali
- cheratopatia.
I livelli di LATTOFERRINA sono differenti tra sonno e veglia.
Il profilo proteico delle secrezioni lacrimali è costituito da 3 principali proteine:
LISOZIMA,
LIPOCALINE LACRIMALI E
LATTOFERRINA.
Quando stiamo con gli occhio aperti, è maggiormente richiesta una difesa antimicrobica, il fluido lacrimale allora diventa particolarmente ricco in LATTOFERRINA e LISOZIMA.
Nel film lacrimale la LATTOFERRINA svolge un’azione ANTIMICROBICA E ANTINFIAMMATORIA
La LATTOFERRINA ha la capacità di chelare gli ioni Ferro contendendosi con i batteri questo cofattore essenziale.
La proprietà di chelare il ferro da parte degli agenti patogeni è ritenuta un requisito fondamentale ai fini della loro colonizzazione e proliferazione.
La LATTOFERRINA è in grado di inibire la crescita di una serie di specie batteriche implicate in eventi patologici a livello della superficie oculare quali Escherichia coli, Haemophilus influenzae, Bacillus subtilis, Streptococcus, Staphylococcus, Pseudomonas.
La LATTOFERRINA possiede inoltre un'attività battericida ferro-indipendente, essendo in grado di attaccare e lisare la membrana batterica, sfruttando l'affinità dei propri domini cationici nei confronti della membrana batterica (carica negativamente), che, in combinazione con il LISOZIMA, comporta la morte del batterio per CITOLISI.
I meccanismi alla base dell'effetto immunomodulatore della LATTOFERRINA in caso di infiammazione non sono ancora del tutto chiari: gioca sicuramente un ruolo nella risposta anticorpale primaria, nella proliferazione dei linfociti e nel favorire la citotossicità di monociti e cellule NK.
Alcuni studi internazionali hanno concluso che ridotti livelli di LATTOFERRINA in corso di DRY EYE possono creare una attivazione della cascata del complemento, in particolar modo durante il sonno, dunque abbiamo un aumento di processi infiammatori a livello di cornea e congiuntiva.
Inoltre, la LATTOFERRINA e' utile nel contrastare la formazione di micro colonie batteriche sulla superficie delle lenti a contatto.
In sinergia con il lisozima e/o con antibiotici somministrati topicamente, la LATTOFERRINA può favorire la penetrazione di questi agenti antimicrobici all’interno del biofilm.
Il LISOZIMA fu rilevato per la prima volta nel film lacrimale da Alexander Fleming nel 1922 che evidenziò la sua azione antimicrobica sui Gram+.
Questo enzima rappresenta il 20-30% delle proteine totali del film lacrimale.
Ridotti livelli di LATTOFERRINA e di altri e di LISOZIMA nelle lacrime espongono maggiormente l’occhio all’azione di metaboliti ossidativi con conseguente aumentata suscettibilità nei confronti di infezioni.
L’acido LATTOBIONICO costituisce un ideale MIMETICO della LATTOFERRINA condividendo con essa un’elevata capacità chelante per il Fe+++
L’Acido Lattobionico è un poli-idrossiacido complesso, ed esattamente un poli-idrossiacido bionico, (bionico – bi, sta ad indicare due unità).
E’ costituito da Acido gluconico (si trova naturalmente nelle cellule ed è la forma acida del gluconolattone) e Galattosio (uno zucchero anch’esso presente naturalmente nel corpo umano: è un componente dei glicosaminoglicani) che conferisce capacità di riparazione cutanea.
L’Acido Lattobionico possiede un forte potere igroscopico per la presenza di 9 gruppi ossidrilici e di conseguenza un elevato potere idratante in grado di agire a livello superficiale (riesce ad attirare acqua dall’esterno e a mantenerla sulla pelle) e profondo.
L’Acido Lattobionico è un ottimo chelante del ferro, con cui forma complessi 1:1
L’acido Lattobionico ha una potentissima azione antiossidante, tanto che da anni è usato come costituente principale dei fluidi in cui si conservano gli organi da trapiantare.
L’acido Lattobionico è un efficace inibitore delle Metalloproteinasi con effetto dose dipendente (azione antinfiammatoria)
In dermatologia ha dimostrato di avere una notevole attività riparativa cicatrizzante, propria del galattosio nella sintesi e aggregazione del collagene e nei fenomeni di migrazione cellulare, e contenendo al suo interno una molecola di alfa-idrossiacido (l’acido gluconico) favorisce l'esfoliazione e il rinnovamento cellulare, modulando il processo di cheratinizzazione.
I risultati sperimentali indicano che l'applicazione topica dell'acido lattobionico aumenta il turgore cutaneo e corregge i segni istologici dell'invecchiamento cutaneo con profili di tollerabilità e di irritazione sovrapponibili a quelli della soluzione fisiologica.
La capacità igroscopica dell’acido lattobionico in paragone ad altre molecole è stata misurata portando a secco ciascuna molecola, mantenendolo poi in atmosfera satura di acqua (100% di umidità) per 4 ore, e misurando poi la quantità di acqua assorbita (come incremento di peso in gr):
L’acido LATTOBIONICO, per le sue caratteristiche, può costituire una risposta razionale allo squilibrio ossidativo, delle difese antimicrobiche e infiammatorio caratteristico del Dry-EYE.
La sua azione mimetica nei confronti della Lattoferrina (per l’azione chelante sul Ferro) e indirettamente nei confronti del Lisozima può costituire un valido approccio in condizioni legate all’invecchiamento dell’occhio e/o patologie infiammatorie di superfice.
LUIGI MARINO MD PhD Dry Eye Specialist
Centro Italiano Occhio Secco
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