Alzheimer dieta mediterranea.

Dieta mediterranea ed Alzheimer

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Dr. Mauro Colangelo Neurologo, Neurochirurgo

Un nuovo studio fornisce ulteriore evidenza al dato già solidamente comprovato di quanto una dieta salutare protegga dal rischio della Malattia di Alzheimer (AD) e rallenti il declino cognitivo.

La ricerca, condotta da Puja Agarwal del Rush University Medical Center, Chicago (USA), dal titolo Association of Mediterranean-DASH Intervention for Neurodegenerative Delay and Mediterranean Diets with Alzheimer Disease Pathology, è stata pubblicata l’8 Marzo 2023 su Neurology.

È stata determinata la presenza di beta-amiloide e di grovigli di proteina tau fosforilata esaminando post-mortem i tessuti cerebrali di una coorte di soggetti deceduti, che avevano aderito per una decade circa al progetto MIND ed alla dieta mediterranea, per valutare la associazione di questi due pattern di dieta con l’incidenza dell’Alzheimer.

Da questo studio emerge ancora una volta che una alimentazione salutare migliora la salute del cervello, proteggendo il potere cognitivo; infatti fra coloro che hanno più rigorosamente seguito le due tipologie di dieta mediterranea si è avuta una probabilità più bassa del 40% circa di diagnosi autoptica di AD.

Benché simili, la dieta mediterranea raccomanda vegetali, frutta ed almeno tre pasti a base di pesce per settimana, mentre la dieta MIND indica almeno un piatto di pesce settimanale e dà priorità a vegetali a foglia verde, come gli spinaci, cavolo verde e cavolo bianco, unitamente ad altri vegetali e indica come frutta le bacche (more, mirtilli e lamponi). Ambedue le forme di dieta raccomandano un uso estremamente parsimonioso del vino.

Per approfondire:La prevenzione dell'Alzheimer inizia dall'alimentazione

Lo studio di Puja Agarwal è stato focalizzato su 581 soggetti deceduti nel corso della partecipazione al MAP (Rush Memory and Aging Project), che sono stati annualmente sottoposti a valutazione clinica e che avevano dato il consenso per l’esame autoptico dopo la morte.

I partecipanti avevano completato con frequenza annuale i questionari sul regime alimentare; il follow-up medio ha avuto una durata di 6.8 anni. Fra tutti i partecipanti, prima del decesso, a 224 soggetti pari al 39% era stata diagnosticata clinicamente la demenza da malattia di Alzheimer.

I ricercatori hanno utilizzato una serie di analisi della regressione per investigare la dipendenza dell’Alzheimer dalle componenti dietetiche delle tipologie di dieta, MIND e Mediterranea, e da una serie di variabili costituite da sesso, livello culturale, lo stato dell’APO-ε4 e le calorie totali.

Nel complesso, ambedue le diete erano significativamente associate a più bassa incidenza globale di AD (MIND: β = -0.022, P =. 034; e Mediterranea: β = -0.007, P =. 039), specificamente con minor presenza di beta.amiloide (MIND: β = -0.068, P =. 050; Mediterranea: β = -0.040, P =. 004). Questi reperti sono stati confermati quando l’analisi è stata ulteriormente aggiustata considerando attività fisica, fumo, malattie vascolari ed escludendo dallo studio i partecipanti con declino cognitivo lieve o demenza all’accertamento del baseline.

I soggetti che avevano più intensamente seguito la dieta mediterranea avevano un valore medio di carico di β-amiloide come se fossero di 18 anni più giovani dei loro coetanei con più bassa aderenza, rapporto che analogamente scendeva a 12 anni fra i partecipanti con più alta e più bassa aderenza alla dieta MIND.

A riguardo delle componenti dietetiche, coloro che avevano introdotto sette o più pasti per settimana a base di vegetali a foglia verde avevano meno incidenza globale di AD dei coetanei che ne avevano assunto di meno (β = -0.115, P =. 0038) e nel paragone l’ammontare delle placche di β-amiloide nel cervello corrispondeva ad essere di circa 19 anni più giovane.

Dallo studio emerge che assumere più verdure a foglia verde è per sé stesso associato a minor segni di AD nel cervello e questo lo rende particolarmente interessante per indurre le persone a modificare il proprio habitus dietetico per la prevenzione dell’Alzheimer. Infine, I dati risultati dal MAP mostrano che anche in presenza di patologia AD l’aderenza alla dieta MIND consente di migliorare la memoria e le abilità di pensiero.

Ma oltre che ricercare l’esatta “ricetta” che riduca il rischio dell’Alzheimer è importante assumere una dieta salutare per il cuore, che incorpori i nutrienti di cui corpo e cervello hanno bisogno per funzionare al meglio.

Fonte:

https://doi.org/10.1212/WNL.0000000000207176

Data pubblicazione: 20 aprile 2023

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