Che cosa succede nel cervello quando ci innamoriamo?
Shakespeare disse in un sonetto “l’amore è una cosa dai molti splendori” e, se ne consideriamo i suoi processi chimici cerebrali, ci rendiamo conto che l’amore può essere tanto poesia quanto chimica.
Il ruolo della dopamina nell'innamoramento
Un recente editoriale di Michael Merzenich, pioniere nel campo delle neuroscienze alla University of California, San Francisco e tra gli scopritori della neuroplasticità, descrive la tempesta chimica che viene scatenata nel cervello quando ci si innamora. Il sistema neuro-modulatorio del cervello comincia a pompare grandi quantità di dopamina e noradrenalina e questa esplosione chimica ci fa provare un senso diffuso di eccitamento e di tepore interno.
La dopamina è un neurotrasmettitore cerebrale associato al circuito cerebrale della ricompensa, corrispondente all’area tegmentale ventrale, che è attivato quando si consegue un risultato meritevole di essere esaltato e ricordato ed è ugualmente rilasciato quando si riceve qualcosa di importante o quando si ha il piacere di dare qualcosa a qualcuno. Ed appunto l’amore è un mutuo dare e ricevere qualcosa di magnifico.
Il cervello, in presenza di qualcosa di nuovo che produca sorpresa, rilascia noradrenalina per preparare adeguatamente il corpo a far fronte alla novità, per cui non c’è altro momento nella vita in cui ci si senta maggiormente vivo che quando ci si innamora.
Allorché la relazione si approfondisce, il piacere che noi associamo all’amore ci stimola a desiderarlo intensamente e la dopamina, che inizialmente è rilasciata al momento dell’eccitamento, comincia ad essere prodotta anticipatamente alle effusioni fisiche ed alla presenza della stessa persona amata.
In realtà ci si sente eccitati prima del momento della connessione e ciò contribuisce ad incrementare il desiderio di incontrare la persona. L’attivazione da parte dei neuromediatori degli hotspot edonistici del cervello, tra cui la corteccia cingolata, il nucleo accumbens e l’area tegmentale ventrale, inducono piacere ed emozioni positive.
Senza sminuire l’intensità tumultuosa dell’amore, possiamo per analogia comparare con piccole cose che, per esperienza consolidata, determinano in noi piacere come ad esempio bere un cocktail dopo una giornata di duro lavoro. Si avverte dopo il primo sorso, prima che l’alcol svolga il suo lavoro, un senso di benessere perché ne stiamo anticipando il suo effetto.
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La fase di attaccamento: l'ossitocina
Quando l’amore matura esso diventa più che una dipendenza perché quando siamo connessi con la persona la cui presenza ci fa sentire realmente ricompensati, il cervello rilascia ossitocina che contribuisce alla sensazione di “attaccamento”, ossia si crea un legame chimico sia quando si è insieme che quando ci si pensa l’un l’altro. Infatti, associamo continuamente le emozioni positive al nostro sé ed a chi sentiamo vicino a noi, ossia la persona amata, rinforzandone l’attaccamento.
La conseguenza di tutto ciò è che il cervello, attraverso la sua plasticità, ossia la capacità di riorganizzarsi chimicamente, strutturalmente e funzionalmente, fa crescere nel nostro sé la persona amata come parte di noi stessi, per cui si diviene “coniugi” nel cervello.
Conoscendo i meccanismi biochimici cerebrali dell’amore e la neuro plasticità del cervello, possiamo migliorare la nostra capacità di amare se riusciamo a vivere una vita densa di ricompense, novità, sfide e momenti interessanti, che facilitino il rilascio di dopamina e noradrenalina. Ad esempio, quando nella vita di tutti i giorni ci si comporta come una persona positiva, generosa e si cerca di essere simpatici con qualcuno si rilascia egualmente dopamina, rinforzando significativamente il nostro sistema neuro-modulatorio e se l’amore incrocia la nostra strada si è assolutamente pronti a rispondere.
Ovviamente, può anche solo accadere di essere di sorpresa colpiti al cuore da una freccia di Cupido, ma è importante essere pronti per la sorpresa. E per l’Amore.
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