Camminare a passo veloce può abbassare il rischio di demenza
Una delle strade percorribili per ridurre il rischio di demenza è costituita da una regolare attività fisica, essendone per converso molto più esposti i soggetti anziani sedentari, come conferma questo nuovo studio Association of Daily Step Count and Intensity With Incident Dementia in 78 430 Adults Living in the UK, pubblicato il 6 settembre 2022 da Borja del Pozo Cruz su JAMA Neurology. [doi:10.1001/jamaneurol.2022.2672], svolto su una popolazione di circa 80. 000 partecipanti, inseriti nella Biobank del Regno Unito.
Contare i passi è un approccio popolare per perseguire un target di attività fisica, facile da afferrare e memorizzare da parte di soggetti con incipiente declino cognitivo e quindi ideale da inserire in linee-guida per la prevenzione della demenza. Ma sinora non vi era stata alcuna ricerca sulla relazione dose-risposta ossia fra il numero di passi e l’incidenza di demenza e neppure se ciò sia influenzato dall’intensità dell’andatura.
Per poterlo definire, i Ricercatori delle Università della Danimarca del Sud e di Sidney, Australia, hanno condotto uno studio cooperativo, arruolando fra Febbraio 2013 e Dicembre 2015 una coorte di 78. 430 soggetti, di età compresa fra 40 e 79 anni (media: 61), 44.7% maschi e 55.3% donne, non affetti al baseline da demenza, malattie cardio-vascolari o demenza, sottoposti a valutazione almeno per 3 giorni (> 16 ore di registrazione).
Per misurare l’attività fisica, i soggetti sono stati forniti di un “accelerometro” da indossare costantemente al polso del lato dominante, in grado di registrare le differenti modalità di andatura in base al numero di passi. Il team ha calcolato non solamente il numero di passi ma anche quali fossero le loro caratteristiche:
- occasionali (<40/min) come spostarsi da una stanza all’altra
- finalistici (≥40/min) come in corso di esercizio fisico
- di picco (media di passi più veloci) con cadenza di 30’, non necessariamente consecutivi, ma registrati /24h
Per approfondire:Diffusione Alzheimer: cosa dicono i dati?
In un follow-up medio di 6.9 anni, concluso il 31 Ottobre 2021 con analisi dei dati definita a Maggio 2022, 866 partecipanti (1.1%) hanno sviluppato demenza. Aggiustando per un ampio range di covarianti e potenziali confondenti (età, abitudine all’alcool, consumo di frutta e verdura, storia familiare di malattie cardio-vascolari o cancro, uso di medicinali e qualità del sonno) il team di ricercatori ha trovato una associazione non-lineare fra il numero dei passi ed il rischio di demenza.
Dall’analisi dei passi quotidiani sono emersi i seguenti risultati:
- dose ottimale: 9.826 [Rapporto di Rischio] 0.49 (95% CI 0.39 a 0.62)
- dose minima: 3.826 [RR] 0.75 (95% CI 0.67 a 0.83)
ed in relazione alla tipologia dei passi le dosi ottimali sono:
- occasionali: 3.677 [RR] 0.58 (95% CI 0.44 a 0.72)
- finalistici: 6.315 [RR] 0.43 (95% CI 0.32 a 0.58)
- di picco: 112/min [RR] 0.38 (95% CI, 0.24 a 0.60)
Per minimizzare variazioni di causalità inversa che potessero alterare i risultati, che secondo i Ricercatori possono essere di significativo contributo per la salute pubblica, sono stati esclusi i soggetti risultati affetti da demenza entro i primi due anni del follow-up.
Sulla scorta dei dati emersi dalla ricerca, il team ha concluso che un totale di 9.800 passi diminuirebbe del 50% il rischio di demenza, mentre con una dose minima di 3.800 si abbasserebbe del 25% e che, superando la dose di 9.800 passi, i benefici sarebbero estremamente limitati. Ma, diversamente dai precedenti studi, questa nuova analisi enfatizza l’importanza di incrementare l’intensità dei passi come fattore preventivo della demenza, essendo emerso che 6.300/24h di passi finalistici ne riducono il rischio del 57% e quelli di picco (112/min) del 62%.
Concludendo, da questo studio emergono taluni aspetti positivi: innanzitutto che la dose ottimale per ridurre del 50% il rischio di demenza è di 9800 passi, un po’ al di sotto del target popolare di 10.000 passi che intimidisce alquanto, e che l’intensità dei passi è maggiormente foriera di benefici; ma è altrettanto incoraggiante che con una prestazione marcatamente più bassa di 3.800 passi si consegua comunque una riduzione almeno pari al 25%.
Ciò può consentire, a mio avviso, di incoraggiare anziani sedentari a ritagliare un programma adatto alle proprie capacità ed alle proprie limitazioni, all’insegna del “far poco è meglio che niente”, mirando a benefici conseguibili nel lungo termine.
Per approfondire:Mens sana in corpore sano e... si rischia meno la demenza
Fonte
Studio Association of Daily Step Count and Intensity With Incident Dementia in 78 430 Adults Living in the UK, JAMA Neurology. [doi:10.1001/jamaneurol.2022.2672]