Cibi ultraprocessati UPF.

Non c’è dubbio: i cibi ultra-processati danneggiano il cervello

maurocolangelo
Dr. Mauro Colangelo Neurologo, Neurochirurgo

Repetita iuvant dicevano i latini ossia le cose ripetute aiutano, nel senso che una certa cosa a forza di ripeterla viene appresa da chi ascolta. 

Per questo, riecheggiando un articolo di recente pubblicato nel mio blog "Il Fast Food aumenta il rischio di demenza", ne ho scritto un altro di analogo argomento, che riferisce i risultati dell’Abstract 63301, presentato il 1°Agosto 2022 da Natalia Goncalves, dell’Università di São Paulo (Brasile), alla Alzheimer's Association International Conference (AAIC) 2022.

UPF fattore di rischio per il declino cognitivo

La ricerca di Goncalves, basata sui risultati dello studio longitudinale ELSA, suggerisce che una dieta ricca di cibi ultra-processati [ultraprocessed foods (UPF)] è dannosa in quanto accelera l’invecchiamento del cervello, causando un più precoce declino cognitivo globale e delle funzioni esecutive.

Gli UPF sotto la lente sono gli alimenti altamente manipolati, con aggiunta di zuccheri, grassi e sale e poveri in proteine ed in fibre. Esempi tipici: soft drinks, chips, gelati, dolciumi, cioccolata, cereali zuccherati, minestre pronte, hotdogs, crocchette di pollo, patatine fritte.

Nel corso degli ultimi 30 anni, nel mondo intero, c’è stato un incremento esponenziale nel consumo di questi alimenti, ritenuti all’origine di infiammazione sistemica e di stress ossidativo che causano obesità, malattie cardio-vascolari e cancro. Gli UPF costituiscono parallelamente un provato fattore di rischio per il declino cognitivo, anche se non è ancora ben chiaro il meccanismo patogenetico.

I Ricercatori hanno valutato i dati longitudinali di 10.775 adulti (età media 50.6 anni; 56% donne), inclusi nello studio brasiliano ELSA, in tre distinte ondate (2008-2010, 2012-2014 e 2017-2019). Attraverso frequenti questionari sono state ottenute dettagliate informazioni sulla dieta dei partecipanti e sul consumo di cibi per niente o minimamente processati e di UPF. In relazione al consumo di UPF i soggetti sono stati raggruppati in quartili ossia ripartiti in quattro parti di uguale numerosità, dal più basso al più alto. Per ciascuno partecipante è stata valutata la performance cognitiva mediante una batteria di test. Usando un modello lineare ad effetti misti, che è stato aggiustato sulle variabili socio-demografiche, dello stile di vita e dello stato clinico, i Ricercatori hanno potuto determinare l’influenza esercitata nel tempo dalla dieta con UPF, come percentuale delle calorie totali quotidiane, sulla performance cognitiva.  

Il follow-up ha avuto una durata media di 8 anni ed ha evidenziato per i soggetti inseriti nei quartili da 2 a 4, a differenza di quelli del quartile 1 (niente UPF), un significativo declino cognitivo globale (P =. 003) e della funzione esecutiva (P =. 015). I soggetti che avevano riportato un consumo superiore al 20% di calorie quotidiane provenienti dagli UPF avevano un tasso più accelerato del 28% di declino cognitivo globale e del 25% delle funzioni esecutive rispetto a coloro con un consumo di calorie da UPF inferiore al 20%.

Per approfondire:Se aumenta la pancia diminuisce il cervello

Per avere un’idea di questo 20% delle calorie quotidiane proveniente dagli UPS, per una persona che assume un totale di 2000 Kcal al giorno, esso è costituito da due barrette di KitKat (45 gr.) o da cinque fette di pane o da circa un terzo di una busta di patatine di 240 gr.

Percy Griffin, direttore scientifico della Alzheimer's Association, commentando questi dati presentati al Congresso, fa notare che un’aumentata assunzione di UPF caratterizza la dieta di oltre la metà degli americani e che è anche in relazione a taluni fattori socio-economici, costituiti da ridotto accesso a cibi salutari, inclusi gli alimenti integrali, nonché minor tempo disponibile per preparare i pasti partendo da zero.

In conclusione, la notizia positiva è che si può ridurre il rischio di declino cognitivo con una dieta bilanciata ancor di più se coniugata ad altri fattori, quali esercizio fisico ed impegno mentale ed anche se si comincia ad incorporare nelle abitudini di vita una sola di queste azioni virtuose si è già sulla buona strada.

Per approfondire:L’alimentazione ricca di fibre riduce il rischio di demenza

Fonte

  1. Alzheimer's Association International Conference (AAIC) 2022: Abstract 63301.
Data pubblicazione: 18 agosto 2022

4 commenti

#3
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Utente 510XXX

Ancora un articolo interessante che,di sicuro, dovrebbe aprire gli occhi a tutti, in particolare alle nuove generazioni che, purtroppo, hanno tante delle cattive abitudini che Lei annovera nel suo articolo. In particolare nel periodo estivo c'è un particolare aumento dei consumi dei UPF, vuoi per comodità vuoi perché le uscite pomeridiane e serali diventano frequenti,si preferisce un "pasto" veloce ed economico. Speriamo bene che,per il futuro, si possano modificare le cattive abitudini e ci si dedichi ad una maggiore cura sia dell'alimentazione che del corpo, come Lei suggerisce. Buona estate dott. Colangelo e grazie sempre.

#4
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Dr. Mauro Colangelo

Grazie a Lei per l'aassiduità con cui segue le mie news e per i commenti sempre molto pertinenti

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