Fibre alimentari rischio demenza.

L’alimentazione ricca di fibre riduce il rischio di demenza

maurocolangelo
Dr. Mauro Colangelo Neurologo, Neurochirurgo

Dal Paese del Sol Levante arriva un nuovo studio sugli effetti benefici della dieta nella prevenzione della demenza: Kazumasa Yamagishi dell’Università di Tsukuba (Giappone) ha esposto nel lavoro “Dietary fiber intake and risk of incident disabling dementia: the Circulatory Risk in Communities Study”, pubblicato il 6 febbraio 2022 su Nutritional Neuroscience [1], i risultati di una ricerca condotta dal 1999 al 2020, che mostra che un alto contenuto dietetico di fibre, particolarmente solubili, si associa ad un più basso rischio di demenza.

Cosa sono le fibre solubili e insolubili?

Per definizione, le fibre alimentari sono carboidrati di origine vegetale che l’apparato digerente dell’uomo con i suoi enzimi non è in grado di digerire ed assorbire; le fibre se si sciolgono in soluzione acquosa, formando una sostanza dalla consistenza gelatinosa, sono solubili altrimenti sono insolubili.

Le pectine, gomme e mucillagini sono fibre solubili di cui sono ricchi i legumi quali piselli, fagioli, soia.

Frutta fresca come prugne, banane, frutti di bosco, pere, mele con buccia, avocado; verdure quali broccoli, carote, topinambur; la cellulosa e la lignina sono invece fibre insolubili contenute nei cereali integrali e nelle verdure.

Per approfondire:Il Fast Food aumenta il rischio di demenza

Rischio demenza e fibre: quale relazione?

I ricercatori hanno somministrato un sondaggio sulla dieta seguita da una popolazione di adulti in buono stato di salute e attraverso un follow-up di 20 anni è emerso che coloro che consumavano più fibre prevalentemente di tipo solubile avevano un rischio all’incirca del 25% più basso di sviluppare demenza, risultato di enorme valore preventivo. In questo studio di coorte esteso a cinque comunità giapponesi, Yamagishi ha valutato l’associazione inversa fra l’assunzione dietetica di fibre ed il declino cognitivo disabilitante.

L’interazione fra cervello e intestino è stata di recente focalizzata per il suo potenziale meccanismo nello sviluppo della demenza, nel senso di una comunicazione bidirezionale fra il sistema nervoso centrale ed il tratto gastro-intestinale, suggerendo che il microbioma possa influenzare la plasticità del cervello e le funzioni cognitive. Precedenti ricerche in modelli animali hanno evidenziato che una dieta ricca di fibre solubili attenua la neuro-infiammazione e che le fibre insolubili posseggono un benefico effetto sul microbioma.

È ben nota l’influenza esercitata dalle fibre assunte con la dieta attraverso cereali, patate, vegetali e frutta sulla flora batterica intestinale, che da recenti studi sperimentali si è dimostrato essere in grado di coinvolgere le funzioni cognitive.

Per approfondire:Mangiare sano aiuta a migliorare la salute mentale?

I risultati dello studio

I partecipanti (n= 3.739), di età fra 40 e 64 anni (età media 51 a.) al momento i cui sono stati sottoposti al sondaggio sull’assunzione dietetica, hanno partecipato dal 1985 al 1999 ad una valutazione annuale di check-up, che includeva la determinazione dei fattori potenziali di rischio per la demenza. Questi soggetti sono stati poi seguiti dal 1999 al 2020 per rilevare l’incidenza di demenza di entità tale da richiedere l’assistenza dal sistema nazionale di assicurazione.

I ricercatori hanno suddiviso i partecipanti in 4 parti uguali (quartili) in base al quantitativo di fibre totale, solubili ed insolubili assunto con la dieta, da cui risulta innanzitutto che gli uomini tendono a consumarne comparativamente meno delle donne. Nel corso del follow-up, in 670 partecipanti si è rilevata demenza e il quantitativo globale di fibre, particolarmente quelle solubili, è apparso inversamente e linearmente associato con il rischio di sviluppare demenza (P=. 03) anche aggiustando per fattori potenziali per l’incidenza di demenza, quali pressione arteriosa, indice di massa corporea, colesterolo del siero e diabete (Trend P=.05).

Il meccanismo possibile esercitato dalle fibre solubili, secondo Yamagishi, è ascrivibile ad una riduzione della neuro-infiammazione e Uma Naidoo, del Massachusetts General Hospital, Boston, conferma che una dieta ampiamente basata sul consumo di fibre sia una componente essenziale di uno stile di vita ottimale per la salute neurologica e psichica attraverso la sua incidenza favorevole su peso corporeo, pressione arteriosa e livelli di glucosio e lipidi.

Fonti:

[1] Dietary fiber intake and risk of incident disabling dementia: the Circulatory Risk in Communities Study

Data pubblicazione: 14 marzo 2022

3 commenti

#1
Foto profilo Dr. Antonio Ferraloro
Dr. Antonio Ferraloro

Bene, carissimo Mauro, grazie per l'ulteriore tassello che viene fuori da questo ampio studio effettuato in un numero congruo di anni riguardo i fattori di rischio modificabili nella la prevenzione della Malattia di Alzheimer. Sappiamo infatti che la malattia può riconoscere più cause, alcune non modificabili (genetiche), altre parzialmente modificabili (ambientali) e altre modificabili (stile di vita). Tra queste ultime l'alimentazione può svolgere un ruolo molto importante come si evince da questo studio, che tu mirabilmente spieghi, in quanto emerge una riduzione del rischio di sviluppare demenza di circa il 25% con una dieta ricca di fibre prevalentemente solubili. Torna quindi prepotentemente il concetto che la dieta mediterranea è tra le più salutari per salvaguardare il benessere psicofisico della persona. Grazie Mauro.

#2
Foto profilo Dr. Mauro Colangelo
Dr. Mauro Colangelo

Grazie del tuo competente e gentilissimo commento, caro Antonio.

Per aggiungere il tuo commento esegui il login

Non hai un account? Registrati ora gratuitamente!

Guarda anche demenza 

Contenuti correlati