Esiste realmente il long Covid?
Nell’ultimo giorno di questo complicato 2021 ho deciso di scrivere questa news, sollecitato negli ultimi mesi dall’impatto crescente di richieste di aiuto per le sequele del Covid-19, per cercare di fare il punto sull’argomento Long Covid.
Cos'è la sindrome del long Covid?
La sindrome post-acuta del Covid-19, conosciuta anche come long-haul Covid (Covid a lungo tragitto), è stata descritta sin dall’inizio della pandemia, ma la sua connotazione nosografica risulta tuttora tristemente vaga, anche se il 6 Ottobre 2021 l’OMS ne ha rilasciato la seguente definizione di consenso:
- Occorre in soggetti con storia di infezione accertata o probabile di SARS-CoV-2
- Consiste di sintomi che si verificano entro 3 mesi dall’infezione, che persistono almeno 2 mesi e che non possono essere giustificati da una diagnosi alternativa
Quali sono i sintomi del long Covid?
Virtualmente la lista è molto lunga essendo inclusi:
- annebbiamento del sensorio (brain fog),
- disturbi neuropatici (sensazioni di spilli),
- ansia e depressione,
- vertigini,
- debolezza muscolare,
- dolori addominali,
- palpitazioni,
- febbre intermittente,
- allergie di nuova insorgenza ed ancora altri.
Guarda il video: 5 domande sul Long Covid
Cosa dicono gli studi?
Tra le tante pubblicazioni su questo topic ho trovato interessante l’articolo “Association of Self-reported COVID-19 Infection and SARS-CoV-2 Serology Test Results With Persistent Physical Symptoms Among French Adults During the COVID-19 Pandemic”, pubblicato su JAMA Internal Medicine [1] dal gruppo di studio francese SAPRIS-SERO diretto da Joane Matta, che da un certo punto di vista metterebbe in discussione la reale esistenza del long COVID.
Personalmente non dubito che esistano sintomi post Covid-19, ma la questione biologica che emerge dallo studio è duplice: è il COVID che causa questi sintomi e se è così è unicamente il COVID che li causa?
In altri termini, poiché molteplici studi pre-pandemia avevano già evidenziato che i due terzi dei pazienti sopravvissuti a un ricovero in terapia intensiva presentano sintomi persistenti, si può ritenere che il long COVID sia analogamente la sequela di una malattia grave oppure il Covid-19 è una malattia unicamente pericolosa per una varietà di organi a prescindere dalla sua gravità di presentazione clinica?
I ricercatori francesi, attingendo alla coorte di partecipanti ad uno studio in corso dal 2012 basato sulla popolazione, hanno ricercato la presenza di anticorpi anti–SARS-CoV-2 su 36.000 volontari durante il picco della prima ondata in Francia, da Maggio a Dicembre 2020, per determinare quanti individui avessero contratto l’infezione. Da dicembre 2020 a Gennaio 2021 hanno quindi interrogato le stesse persone sulla presenza di sintomi persistenti chiedendo se pensavano di aver contratto il COVID.
Si sono in tal modo creati quattro gruppi di persone:
- Negativi (senza evidenza sierologica e che negavano l’infezione), ed erano la maggioranza
- Positivi (che credevano di aver contratto l’infezione ed infatti avevano sierologia positiva)
- Asintomatici (che ignoravano di aver avuto l’infezione ma avevano evidenza sierologica)
- Convinti di pregressa infezione (ma che non avevano alcuna positività sierologica)
Se il Long Covid fosse appannaggio esclusivo del COVID ci si sarebbe attesa una sua più elevata prevalenza fra i soggetti con evidenza sierologica di infezione anziché fra coloro che meramente ritenevano di averla contratta, ma non è stato così.
I ricercatori hanno posto in un modello multi-variabile il convincimento di aver avuto il COVID e l’evidenza sierologica del COVID ed è emerso che se si è convinti di aver contratto l’infezione è molto verosimile lo sviluppo di sintomi di long COVID, a prescindere se il convincimento sia o meno supportato da evidenza sierologica.
Long Covid: servono altri studi
Questo studio, a mio avviso, getta luce su un aspetto che merita di essere approfondito in ulteriori ricerche, ossia sul fatto che la positività sierologica non sia necessariamente un elemento certo di predizione di long COVID e che ulteriori studi di follow-up chiariscano in modo più definito le reali sequele di una infezione COVID.
Infatti, al presente, ciascuno di noi nel trattare pazienti con long COVID, che esiste di certo ma in maniera mal definita, avverte un senso di frustrazione per la mancanza di test diagnostici, per cui sintomi vaghi inducono a diagnosi vaghe e si rischia anche di etichettare erroneamente individui che hanno tutt’altro come pazienti con long COVID.
Fonti: