Da un prelievo di sangue si potrà diagnosticare anni prima l'Alzheimer
La diagnosi di Malattia di Alzheimer (AD) viene generalmente sospettata dal Neurologo allorquando nel paziente si rilevino, attraverso una attenta anamnesi e la somministrazione di test cognitivi, iniziali disturbi della memoria e del funzionamento nella routine quotidiana.
La diagnosi di Alzheimer è consecutivamente confermata da specifici esami di neuroimaging, quali la Risonanza Magnetica, la FDG-PET, la Amyloid-PET e una rachicentesi con dosaggio liquorale di beta amiloide e proteina tau.
Non si dispone sinora di uno specifico marcatore biologico, che consenta di diagnosticare la AD quando ancora nessun disturbo di memoria o cognitivo si sia manifestato. La diagnosi precoce è infatti preliminare a interventi terapeutici con i farmaci attualmente disponibili, finalizzati a ritardare il declino delle funzioni cognitive e l’esordio della disabilità.
Un nuovo test sul sangue: lo studio
Al 14th Clinical Trials on Alzheimer's Disease CTAD 2021, svoltosi a Boston, USA, il 9-12 Novembre 2021, Paul Kinnon CEO [Chief Executive Officer ] della Azienda Biotecnologica Diadem di Solana Beach, California, USA, ha annunciato con la sua conferenza “Positive Discovery Results” la realizzazione di un nuovo test ematico che, identificando una variante della proteina P53, sembra in grado di predire la AD 6 anni prima della diagnosi clinica.
La P53, anche conosciuta come proteina tumorale 53 (gene TP53), ha diffusione ubiquitaria incluso il cervello e svolge la funzione di soppressore tumorale, nel senso che preserva la stabilità del genoma attraverso la prevenzione delle mutazioni e per questa ragione costituisce uno dei più frequenti target per lo sviluppo di terapie antiblastiche.
Il test AlzoSure Predict messo a punto dalla Diadem consente, attraverso un prelievo di sangue, di misurare il livello di un derivato della P53 (U-p53 AZ ) che, essendo implicato nella formazione dell’amiloide, si ritiene coinvolto nella patogenesi dell’Alzheimer.
I Ricercatori hanno utilizzato, in due studi separati, campioni di sangue provenienti da pazienti (età > 60 anni), arruolati nello studio AIBL (Australia Imaging, Biomarkers, and Lifestyles) con differenti livelli cognitivi, analizzati ad intervalli multipli di tempo in un periodo di 10 anni.
Nel primo studio (discovery study), sono stati inclusi i prelievi di 224 pazienti con declino cognitivo iniziale, per i quali il test ha mostrato un PPV (Positive Predictive Value) > 90%, essendosi evidenziato clinicamente l’AD alla fine dei 6 anni. Parallelamente, in base al valore del test si è potuto al 95% classificare lo stadio cognitivo del paziente se in condizioni di disturbo soggettivo della memoria, di iniziale disturbo cognitivo oppure di malattia di Alzheimer.
Nel secondo studio (validation study), gli investigatori hanno esaminato campioni ematici da un gruppo completamente differente di 482 pazienti, ottenendo risultati con valore di PPV superiore al 90% ed anche di assoluta specificità, in quanto l’evoluzione del declino rilevata era verso l’AD e non per altre forme di demenza.
Per approfondire:Un test rapido per la diagnosi precoce di Alzheimer
I risultati della ricerca
Kinnon ha ben specificato che il test indica la presenza di amiloide e di tau prima che la loro concentrazione sia rilevabile con altre indagini, come accade negli stadi successivi dell’Alzheimer: pertanto obbiettivo primario dell’AlzoSure Predict è di identificare quali pazienti con declino cognitivo iniziale progrediranno verso l’AD.
La identificazione di soggetti con AD in itinere consente sia un loro trattamento in fase precoce, ma in prospettiva può anche riverberarsi utilmente sullo studio di nuovi farmaci per questa malattia, in quanto gli sperimentatori potranno arruolare nei trial clinici pazienti con declino cognitivo già orientato all’AD, rendendo gli studi statisticamente rilevanti ed accurati.
Conclusioni
Percy Griffin, Direttore scientifico della Alzheimer's Association invita alla cautela, essendo il test negli stadi iniziali di applicazione e richiede di essere validato da sperimentazioni ulteriori e più estese. Personalmente, ritengo che disporre di un test ematico per lo screening precoce dell’AD ci aiuterebbe ad informare ed educare i pazienti su stile di vita ed idonee misure psico-sociali, per cui auspico che quanto prima venga immesso sul mercato.