Qual è la relazione fra la Covid-19 e la cefalea?
È ben noto come la cefalea costituisca uno dei sintomi iniziali dell'infezione nella Covid-19 ed egualmente che una cefalea persistente, con sensazione di testa annebbiata, sia parte integrante del long Covid, ossia l'insieme dei sintomi che accompagnano il paziente anche per mesi dopo la guarigione, con una qualità di vita nettamente peggiorata.
La cefalea persistente, come sequela di infezioni virali, era già conosciuta da oltre 30 anni, quando fu segnalata per la prima volta in relazione alla mononucleosi, ed è inclusa come tale nella Classification of Headache Disorders third edition (ICHD-3).
Il Covid-19 peggiora la cefalea?
Yasem Youssef, il 21 Agosto 2021 ha pubblicato su The Journal of Headache and Pain [volume 22, Article number: 97 (2021)] l’articolo “Coronavirus disease-19 and headache; impact on pre-existing and characteristics of de novo: a cross-sectional study”, che cerca di definire la relazione intercorrente fra la Covid-19 e i pazienti che soffrono di cefalea da sempre e coloro che non ne avevano mai sofferto in precedenza. Lo studio si è proposto inoltre di indagare se la cefalea durante la Covid-19 costituisca un possibile fattore prognostico per la gravità dei sintomi e il potenziale sviluppo di sintomi neurologici oppure se rappresenti una sequela cronica della Covid-19.
L’Autore ha condotto questo studio trasversale al Ibn Sina Hospital, Kuwait, fondato su un campione di 121 pazienti, nel range di 18-60 anni (età media 35.29 + 9.54), di cui l’83.5% di sesso femminile, che tre mesi prima avevano contratto la Covid-19. I dati sono stati raccolti attraverso un questionario che riportava frequenza, durata ed intensità degli attacchi, misurata con il VAS (Visual Analogue Scale), e numero di analgesici usati.
A 89 partecipanti della coorte (73.6%), che risultavano già affetti da emicrania (64.5%) e da cefalea tensiva (9.1%), veniva richiesto di specificare se la cefalea post-Covid era simile o differente rispetto a quella sofferta precedentemente; in 32 soggetti (26.4%), senza una storia antecedente di emicrania, la cefalea era insorta de novo durante o immediatamente dopo la Covid-19.
I risultati dello studio
Tre mesi dopo la Covid-19, il 41.2% dei pazienti già emicranici ha riportato un peggioramento nella severità degli attacchi, con conseguente aumento dell’uso di analgesici per mese (2.31 ± 1.65 vs. 3.05 ± 2.09, p = 0.002) ed il 36.5% anche un aumento della frequenza mensile; il 66.7% dei soggetti con cefalea di tipo tensivo ha registrato aumentata intensità (p<0,05) degli attacchi ed il 55.6% incremento della frequenza (p<0,01) ed analogamente dell’uso di antalgici (5.556 ± 1.86 vs. 7 ± 2.25, p = 0.033).
I soggetti con emicrania pregressa di età <40 anni (18.50 ± 16.44 vs 5.5 ± 9.07, p = 0.045) hanno presentato una durata maggiore degli attacchi di cefalea (19 rispetto a 6 ore; p<0,05) e gli uomini hanno avuto maggiori probabilità (p<0,05) di soffrire di cefalea grave rispetto alle donne (8.66 ± 1.15 versus 5.93 ± 2.01 p = 0.04). Nei pazienti che avevano sofferto un’infezione Covid-19 più marcata hanno presentato attacchi di cefalea di più severa entità rispetto a coloro che avevano avuto forme più leggere di infezione (6.12 ± 2.06 versus 8.50 ± 2.12, p = 0.044).
Nel 65% dei soggetti che hanno sviluppato la cefalea post Covid-19, le sedi di localizzazione più frequenti sono state rappresentate dalla regione fronto-orbitaria e da quella temporale (41% rispettivamente).
Sulla scorta dei dati desunti da questo studio cross-sectional, gli Autori hanno concluso che la cefalea preesistente peggiora per intensità e frequenza dopo la Covid-19, mentre le cefalee de novo solitamente si risolvono entro un mese; le cefalee correlate alla Covid-19 erano solitamente emicranie e i soggetti di sesso maschile più giovani hanno presentato i sintomi più gravi.