COVID-19: telemedicina in neurologia
Il Ministero della Salute e l’Istituto Superiore di Sanità hanno emanato le linee guida riguardanti l’epidemia di coronavirus, facendo un esplicito riferimento all’opportunità di effettuare visite "virtuali" a distanza, con l’obiettivo di ridurre all’essenziale il ricorso all’ambulatorio e i conseguenti rischi di contagio, nell’interesse del paziente e per tutelare la sicurezza dei medici.
Pertanto, la pandemia di COVID-19 ha incentivato l’utilizzo della telemedicina che, anche se per molte specialità è un territorio inesplorato e per le quali rappresenta una grossa sfida, per altre costituisce una enorme risorsa che riverbera il suo effetto positivo sull’intero sistema sanitario.
Mitchell S.V. Elkind, professore di Neurologia ed Epidemiologia alla Columbia University College of Physicians and Surgeons, New York City (USA) ritiene al riguardo che la crisi COVID-19 nell’ambito della Neurologia, che già da anni si avvale della tecnologia di Telemedicina per consulti in remoto degli accidenti cerebrovascolari (stroke telemedicine), abbia accelerato l’approfondimento della metodologia ampliandone il campo di applicazione.
E’ opinione corrente che vi siano taluni settori della Neurologia per i quali la transizione alla Telemedicina sia abbastanza facilmente attuabile.
Di fatto, Jacqueline French, direttore della Epilepsy Foundation al NYU Langone Medical Center, New York City, stima che il 99% delle valutazioni di pazienti affetti da epilessia effettuate in ambulatorio possano egualmente essere efficacemente realizzate in remoto, basandosi sulla scrupolosa raccolta dei dati anamnestici e sulla discussione dei sintomi.
Ancorché vi sussistano ovvie limitazioni, tuttavia anche per altre sub-specialità della neurologia, che richiedono l’esame fisico del soggetto, è attuabile il teleconsulto, ricorrendo ad adeguati e creativi accorgimenti.
Nell’attuale contingenza, l’American Headache Society (Società Americana delle Cefalee) ha sponsorizzato il servizio di Telemedicina e Jaclyn Duvall, neurologo dell’Utica Park Clinic in Tulsa, Oklahoma, spiega come effettuare in un paziente affetto da cefalea, ad esempio utilizzando la luce del suo smartphone, un esame completo della motilità oculare e dei riflessi pupillari e parallelamente la valutazione degli altri nervi cranici.
Michael Okun, direttore della Parkinson's Foundation, riferisce che già da una decade si stava lavorando intensamente in telemedicina con i pazienti parkinsoniani, ciò che ha consentito di accumulare una vasta esperienza, che nella attuale crisi costituisce un lato estremamente positivo per la valutazione di pazienti con morbo di Parkinson in quarantena o affetti da COVID-19.
Beth Kallmyer, vice-presidente della Alzheimer's Association, rende noto che grazie al supporto dei teleconsulti i pazienti affetti da demenza ed i loro familiari sono regolarmente seguiti dagli specialisti restando nel proprio domicilio e che per i casi di nuova diagnosi sono stati approntati strumenti di screening cognitivo da somministrare via telemedicina. Infatti, sono state create versioni del Mini-Mental State Examination (MMSE) e del Montreal Cognitive Assessment (MoCA) validate per uso su smartphone. Ciò consente di realizzare visite virtuali che in definitiva finiscono per equivalere ad una visita ambulatoriale.
In conclusione, in questa fase critica per la salute pubblica con le conseguenti restrizioni ai movimenti che si sono rese necessarie, la tecnologia viene in soccorso per consentire di proseguire al meglio possibile l’attività diagnostica e terapeutica in talune specialità e fra queste in neurologia, garantendo la sicurezza dei pazienti ed anche ovviando all’eventuale indisponibilità dei medici perché positivi al virus oppure in quarantena.
Link utili:
Ministero della salute - Covid-19: Raccomandazioni per gli operatori sanitari