Mangiare sano aiuta a migliorare la salute mentale?
I documenti medici più remoti della civiltà indicano come gli alimenti siano da sempre stati usati per prevenire e curare le malattie. Se ne reperiscono tracce risalenti a migliaia di anni or sono nel Papiro Edwin Smith, il più antico trattato di medicina, nell’Ayurveda, la medicina tradizionale utilizzata in India da cinquemila anni, e nel Corpus Hippocraticum in cui il Padre della Medicina occidentale sosteneva l'importanza dell'alimentazione all'interno della dottrina degli umori, sentenziando «Lasciate che il cibo sia la vostra medicina…..».
Cibo e salute mentale
Oggi il ben noto legame tra cibo e salute è alla base della nutraceutica, neologismo formato dalla fusione di nutrizione e farmaceutica, e gli alimenti che naturalmente contengono sostanze nutraceutiche sono anche definiti farmalimenti o pharma food.
Suzanne L. Dickson, dell’Istituto di Neuroscienze e Fisiologia dell’Università di Gothenburg, Svezia, ha di recente pubblicato su European Neuropsychopharmacology [1] il lavoro “Nutritional psychiatry: Towards improving mental health by what you eat” consistente nella meta-analisi di 16 trial randomizzati e controllati dai ricercatori del Nutrition Network of the European College of Neuropsychopharmacology (ECNP) per indagare quanto la dieta possa influenzare la salute mentale, il tono dell’umore e la funzione cognitiva.
La dieta mediterranea per curare ansia e depressione
I dati epidemiologici di questa ricerca, basata su un campionamento trasversale di una popolazione di oltre 56.000 partecipanti (cross-section), seppure non forniscano informazioni sul meccanismo sottostante, tuttavia indicano con crescente evidenza un effetto protettivo della dieta mediterranea, basata su largo consumo di frutta fresca e verdura, pesce e cereali integrali e congiunta ad un determinato stile di vita, sui disturbi di ansia e depressione.
In contrasto, un’altra recente meta-analisi basata su uno studio di coorte avrebbe evidenziato un’associazione non significativa fra l’aderenza alla dieta mediterranea e il rischio di depressione [F. Shafiei, et al.: Nutr. Rev., 77 (2019), pp. 230-239].
L’insieme degli studi fornisce comunque una base di ragionevole evidenza per condurre ulteriori approfondimenti sugli effetti di specifici interventi dietetici sulla salute mentale.
Vitamine e disturbi neuro-psichici
Considerando invece gli effetti specifici delle vitamine, i ricercatori hanno rilevato che è più forte il link fra deficit di vitamine e disturbi neuro-psichici; così la deficienza di vitamina B12 è associata a letargia, fatica, scarsa memoria e depressione; quella di tiamina (vit. B1) a sintomi neurologici quale intorpidimento degli arti; quella di acido folico a depressione; quella di acido nicotinico (vit. B3) a demenza.
Nell’ambito dei disturbi lievi o sub-clinici i risultati sono apparsi meno chiari. Per esempio il ruolo della vitamina D ha mostrato risultati alquanto conflittuali. Infatti, alte concentrazioni sono state associate ad un miglioramento di perfomance cognitive e della working memory nell’adulto over 65 e nell’adolescenza a un miglioramento nel disturbo di iperattività e deficit di attenzione (che peggiora aumentando nella dieta gli zuccheri raffinati) e ad un effetto sulla depressione; ma nella popolazione generale si documenta un tendenziale deficit di vitamina D senza sostanziali effetti di carattere neuro-psichico.
Per approfondire:La dieta ricca di fibre riduce il rischio di demenza?
Mangiare bene e sano per il benessere mentale
Nell’insieme, i ricercatori hanno notato che aggiungendo supplementi nutrizionali ad una dieta ricca in polifenoli ed acidi grassi poli-insaturi si riscontrano effetti favorevoli sulla salute mentale, sul potenziale cognitivo, sull’umore, sulla reattività allo stress e sulla neuro-infiammazione.
Dickson rileva che va tuttavia considerato che esiste una variabilità individuale di risposta alle variazioni dietetiche, legata al metabolismo e anche alla composizione del microbiota intestinale. Agli interventi dietetici ne vanno ovviamente accoppiati altri inerenti allo stile di vita, come l’attività fisica, e alla correzione delle comorbidità associate ai disturbi neuro-psichici.
Secondo Andreas Reif, dell’Università di Francoforte (Germania) l’interfaccia fra intestino e cervello da un lato e dieta e salute mentale dall’altro costituisce un dibattito interessante che consentirà notevoli avanzamenti nella biologia dei disturbi neuro-psichiatrici.
Note
[1] Volume 29, Issue 12, December 2019, Pages 1321-1332